SARA di Marcella Pera
Nel mio corso LEGGERE E SCRIVERE... PER DIVERTIMENTO che tengo a Quiliano (UNIQUI, notizie al link I CORSI PER TUTTI A QUILIANO (DUE SONO MIEI) (senzafine.info), è arrivata una nuova signora.
E subito ha cominciato a scrivere...
Vi piacerà.
Sara
sedeva sul muretto vicino a casa sua, in un angolo di sole. Scivolava giù le
spalline del vestito estivo fino a scoprire quel che restava del suo décolleté,
fino al limite estremo della decenza, senza vergogna di mostrare le sue
battaglie con l'amore e con la vita.
Nella più completa
indifferenza per il mondo, immersa nel sole, con gli occhi chiusi, sognava di
essere su un'isola tropicale a ridosso di una palma mentre la pavimentazione
ruvida del marciapiede diventava sabbia fina sotto i suoi piedi deformati dal
tempo.
Sara si sentiva ancora bellissima come era
stata da giovane. Ribelle e spavalda portava i capelli rossi di henné che ora
tagliava da sola in uno strampalato carré. Rossi di fuoco come le labbra, con il
rossetto che si faceva strada tra le rughe frutto di troppe sigarette, di
parole forti e sorrisi forzati.
Sara era un gomitolo di ricordi seduta nel
suo Eden baciato dal sole. Era alta da giovane, con la sua falcata ampia e
sicura, quella di chi non ha paura del giudizio degli altri. Rossa fuori e
dentro. Pronta a ogni battaglia purché fosse cruenta e la facesse sentire viva
con l’adrenalina che le scorreva sotto la pelle, pronta a lottare per chi non
poteva farlo da sé.
Era uno scricciolo adesso, raggomitolata
su quel muretto per ritagliarsi un pezzo di paradiso terrestre. Di quello
religioso non le importava nulla e nulla le era mai importato. Si sentiva parte
dell’universo, una goccia d'acqua, una foglia secca. Sperava di annichilirsi,
arsa dal sole che di lì a pochi giorni avrebbe cambiato inclinazione per andare
altrove, là dove lei non avrebbe mai potuto arrivare, su un terrazzamento che
le era precluso. Lo sapeva bene e per questo, ogni anno, cercava di restare
fino all'ultimo raggio perché l'età non le consentiva di perdere tempo.
Pensava che avrebbe potuto andarsene
proprio lì, in silenzio, tanto da quel lato la gente non passava mai e poi non
le importava della gente. Per lei era solo sempre stata un fastidio e quando
qualcuno, più empatico di altri, si avvicinava a lei per controllare se fosse
viva o meno, Sara lo fulminava con i suoi occhi verdi ancora vividi e
brucianti. Non rispondeva nemmeno, si limitava a guardarlo con una smorfia di
disprezzo.
Voleva che fosse chiaro che lei avrebbe
deciso da sola se farsi aiutare oppure no. Pensavano forse di rianimarla,
portarla all'ospedale, spogliarla dei suoi abiti colorati, coricarla in un
letto freddo e pieno di tubi, per poi guardarla con quel falso buonismo come
si guarda un cane morente di cui in realtà non ti importa niente?
No, non sarebbe mai successo. Piuttosto si
sarebbe nascosta in qualche angolo del mondo come un gatto randagio ma
dignitoso per morire come aveva sempre vissuto: Sara la Rossa.
Marcella Pera
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