IL GIORNO IN CUI NASCE UN BAMBINO NASCE ANCHE UNA MAMMA di Chiara Macina




 Una mamma prima diventa doppia poi si divide, ma mai torna intera, il suo cuore conosce la forma di amore più vera, incondizionata e grande che esista. Una mamma che osserva la sua creatura a pochi istanti di vita percepisce immediatamente che se dovesse accadergli qualcosa non riuscirebbe più ad essere felice. È una sensazione ancestrale ancor prima che un sentimento del cuore, che lega indissolubilmente al sangue del proprio del sangue.

Un genitore mette la propria felicità nelle mani di un altro essere tanto si sente condizionato e partecipe del suo destino, a cominciare dalle prime coliche notturne sino alle scelte più importanti per la vita.

“Il giorno in cui nasce un bambino nasce anche una mamma”, eppure i parenti, gli amici, a volte anche il marito stesso, che affollano la camera d’ospedale per far visita al nascituro sembrano dimenticarsene, concentrano la loro attenzione sul bimbo, profetizzano improbabili somiglianze, sempre pronti a raccontare nei minimi dettagli la loro esperienza, ad offrire consigli non propriamente richiesti.

Ci si dimentica della mamma, stanca dolorante ancora attonita dall’esperienza del parto che per quanto tutti te lo raccontino non è mai come si immagina e non tanto per il dolore quanto per il suo coinvolgimento emotivo. Una neo mamma si sente sempre un po’ smarrita senza quel pancione che l’ha accompagnata per nove mesi e che era diventato parte di lei, spesso è un po’ impaurita le sembra di essere dentro a un frullatore, combattuta tra l’immensa gioia di “stringere la vita tra le braccia” e la mole enorme di responsabilità che ciò comporta.

L’arrivo di un figlio, l’esperienza più grande e complessa per la vita di una donna, che si apre al rapporto d’amore più completo, e che come tutti i rapporti d’amore conosce anche alti e bassi, è imperfetto, faticoso, meraviglioso ed eterno. Una mammina “alle prime armi” è spesso vittima di sentimenti diversi, contempla estasiata il miracolo che lei stessa ha generato un momento, e il momento dopo è in crisi perché non comprende da cosa dipenda il pianto del suo bimbo, si sente inadeguata, capirà con il tempo e l’esperienza che a volte i neonati piangono perché non sanno fare molto più che questo, imparano poi ad interpretare ogni vagito come coincidente a una richiesta di latte, riposo o a qualche dolorino.

La mamma di un neonato ha tanto sonno, diventa un’impresa fare una doccia, il trucco, sistemarsi i capelli, l’intera giornata segue i ritmi sonno, veglia, cambio, allattamento non sembra esserci tempo per altro. Mammine spesso scarmigliate ma che trascorrono ore ad accarezzare i capelli del proprio bimbo, simili alle piume di un passerotto. La mamma pensa a sé stessa al lavoro, come ad un’altra vita che ora difficilmente riuscirebbe a coniugare con i nuovi impegni.

Poi i bambini crescono, piano piano, ma tutto torna alla normalità, arricchita e addolcita da una vita che si evolve, arriva il nido, il primo giorno di scuola materna, le conquiste verso l’indipendenza, ci si riappropria di spazi personali dopo mesi quasi simbiotici e arriva anche il momento di…desiderare il secondo figlio!

Con l’esperienza tutto è più semplice, non ci si preoccupa più per ogni cosa e si gode la meravigliosa sensazione di stringere a sè un neonato, se non fosse che… ora scende in campo la terribile gelosia del primo figlio, invidia, regressi, sensi di colpa, scenate.

Aspettatevi di tutto, ma anche che l’amore sarà doppio, anzi… assolutamente smisurato.

Chiara Macina


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