L'ASTRONAVE DEGLI DEI di Renata Rusca Zargar, recensione di Maria Altomare Sardella

 


MARIA ALTOMARE SARDELLA 

recensisce 

L’ASTRONAVE DEGLI DEI di RENATA   RUSCA  ZARGAR

L’essere umano, nel suo duplice aspetto di uomo e di donna, con le attuali conoscenze che abbiamo dell’Universo, sembra essere la creatura più complessa e bella che la vita abbia generato. Gli esseri umani sono creature che sanno modificare l’ambiente e adattarlo alle proprie esigenze, sanno capire che la diversità, anche per quanto riguarda se stessi, è una risorsa che va protetta e rispettata, che il pianeta che li ha generati deve essere salvaguardato, pena la propria morte. Sono queste le idee che si respirano fin dalle prime pagine di questo romanzo breve di Renata Rusca Zargar. Ma l’essere umano non è perfetto, continua l’Autrice. Egli, che sa cominciare un lavoro e sa capire che sarà qualcun altro a doverlo portare a termine, perché la propria vita individuale finirà nell’arco di pochi decenni, tuttavia non riesce a sfuggire ai tentacoli dell’egoismo sfrenato. Ed eccolo a voler accumulare ricchezze, che non gli serviranno perché non è un essere destinato a vivere in eterno e questo lo sa bene, anche a scapito di gravissime sofferenze dei suoi simili, anche a scapito di uno sfruttamento insensato delle risorse naturali a cui necessariamente deve attingere per poter sopravvivere. E non basta. Per giustificare la propria bramosia di potere, troverà modo di colpevolizzare chi è diverso dagli standard artificiosi che si è costruito, e ucciderà, schiavizzerà, mieterà dolore e miseria in un crescendo di ingiustizia e orrore, travolgendo infine insieme a se stesso anche l’opera sublime del Creato. L’Autrice non cede, però, al pessimismo totale; ella ha fede e prevede per quella parte di uomini di buona volontà che non avranno ceduto alle lusinghe del male, qualcuno, oltre l’universo conosciuto, che interverrà e li salverà dal disastro finale. In breve, tutto il racconto è un monito in forma di fiaba. Il libro si legge di un fiato, in quanto non manca di ritmo e può fare affidamento su una sintassi ipotattica e un lessico di uso quotidiano, che, nonostante i concetti forti che vuole trasmettere, lo rendono accessibile anche a giovani lettori.

                                                                                         Maria Altomare Sardella


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