SCHIAFFI ALLA MISERIA di James Hansen

 


NOTA DIPLOMATICA

REAL GEOPOLITICS

7 maggio 2021 — Occidente — Gerente: James Hansen

Schiaffi alla miseria — Siamo nel pieno della stagione degli AGM—gli Annual General Meetings,

 le assemblee degli azionisti delle società quotate—e in non pochi casi, specialmente nei paesi

 anglosassoni, quegli azionisti sono inviperiti per gli stipendi dei capi delle aziende in cui hanno

 investito.

In Inghilterra gruppi del calibro di BAT-British American Tobacco, BAE Systems, AstraZeneca e lo 

stesso London Stock Exchange stanno affrontando vere e proprie ribellioni a causa dei piani di 

remunerazione e di bonus dei loro più alti dirigenti. È stata particolarmente controversa la 

questione legata alla paga stellare di Tim Steiner, il CEO di Ocado—un gruppo inglese che 

sviluppa sistemi di automazione per i rivenditori online. Ha guadagnato ben 58,7 milioni di sterline 

(€67,6 milioni) per i suoi servigi nel 2019—2.605 volte il reddito medio annuo dei suoi dipendenti. 

Negli Usa, la proposta di dare un bonus per l’anno di 47 milioni di dollari—circa €40 milioni—al CEO 

di General Electric, Larry Culp, è sembrata “problematica” agli attivisti degli “shareholder’s rights”. 

Culp si è difeso dicendo: “Non ho preso lo stipendio l’anno scorso dopo l’arrivo della pandemia Covid. 

Abbiamo fatto tutti dei sacrifici”. Forse chi più e chi meno… Altri gruppi americani nel mirino di 

investitori inferociti per le paghe dei CEO comprendono AT&T (media e telecomunicazioni), la banca 

Wells Fargo e Johnson & Johnson. Rivolte da parte degli azionisti hanno già fatto saltare piani di 

remunerazione dirigenziali giudicati troppo generosi a Starbucks (caffetterie) e Walgreens Boots 

Alliance (catene di farmacie).

In Italia Mediobanca ha recentemente calcolato che lo stipendio medio di un top manager vale “oltre 36 

volte il costo medio del lavoro (56.900 euro)” e che occorrono quindi “36 anni a un lavoratore medio

 per  guadagnare quanto il proprio dirigente apicale nel 2020”. Secondo il Financial Times, i CEO delle

 società presenti nell’indice FTSE100 guadagnerebbero in media oltre 15mila sterline al giorno—

€17mila.

C’è un po’ di sana avidità al cuore dell’incredibile motore economico che ha fatto arricchire l’Occidente

 in una maniera inimmaginabile cent’anni fa… Ma questo non è il momento di strafare. Ai livelli meno 

elevati, tra la gente comune, il prossimo futuro economico non promette niente di buono, e tanto meno 

stipendi favolosi per le masse. La confusione dovuta all’emergenza Covid tarda a passare. Angela

 Merkel non garantisce più per la Germania, Ursula von der Leyen non è mai stata la garante della Ue—

e il Regno Unito manda navi da guerra per difendere l’isola di Jersey dai francesi.

Will Dunn, editorialista della rivista inglese New Statesman, ha avanzato una proposta: dato che i CEO 

sono favolosamente costosi, perché non abolirli? “Mentre le aziende corrono a rimpiazzare i dipendenti 

più umili con dei sistemi automatici, gli alti dirigenti mostrano poco interesse nell’automatizzare se

stessi… Le decisioni umane sono il prodotto di pregiudizi e assunti irrazionali, uno dei motivi per cui la 

strategia è un tema così difficile, e i ruoli che richiedono “strategic decision-making” così ben

 retribuiti… 

La difficoltà nel fare scelte genuinamente razionali, come anche l’alto costo delle persone che le fanno,

 è un ottimo motivo per passare questi compiti al software”…

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Copyright 2021 James Douglas Han


Per Il Sole 24 Ore sugli iper-stipendi: https://alleyoop.ilsole24ore.com/2021/04/28/stipendi-manager/


Per l’innovativa proposta della New Statesman (in inglese): https://www.newstatesman.com/business/companies/2021/04/ceos-are-hugely-expensive-why-not-automate-them


Nota Diplomatica esce con il sostegno di: iCorporate, MSC Cruises, Class Editori e Telecom Italia Spa

LEGGI ANCHE:

https://www.senzafine.info/2020/09/la-rucola-da-nota-diplomatica-di-james.html

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