IL BALLO DEL BULLO da Odissea (https://libertariam.blogspot.com/)


IL BALLO DEL BULLO
di Paolo Vincenti


da


voler trovare un aspetto positivo nella immane tragedia della pandemia che stiamo vivendo, con riferimento alla scuola, è quello che vede, dal marzo 2020, in deciso calo il fenomeno del bullismo grazie alla (per altri versi) nefasta Dad, che ha costretto a casa milioni di studenti italiani. Il fenomeno del bullismo e le aggressioni dei baby criminali ai docenti nelle scuole italiane, infatti, sono diventati un’emergenza nazionale. La recrudescenza di questi episodi di violenza fa discutere, apre dibattiti in tv e sui mezzi di informazione, convegni, incontri di studio, campagne di sensibilizzazione, ma tutto questo non porta a risultati concreti.
Ad Aci Catena, Catania, nel 2014, Nerino Sciacca, professore di educazione fisica, riprende una ragazza perché parla continuamente al telefono durante la lezione, il padre della ragazza interviene e picchia il docente che è costretto a ricorrere alle cure mediche. Sempre nel 2014, al Liceo Classico “Tenca” di Milano, il professore Mario Caruselli viene aggredito da uno studente in classe. Questo episodio apre una vera e propria guerra interna alla scuola fra chi si scaglia contro il professore, anche sospeso dal Preside, perché avrebbe insultato pesantemente il ragazzo, oltrepassando quindi i limiti del dovere istituzionale, e chi si pone dalla sua parte e contro il Preside e i genitori del ragazzo.
Ad Avola, Siracusa, in una scuola media, gennaio 2018, un alunno rimproverato dal professore chiama al telefonino i genitori, i quali intervengono subito, 


Commento

 Io penso che si debba scegliere un lavoro tanto complicato quanto è quello dell'insegnante mossi da due sentimenti:

1) desiderare di cambiare e di migliorare, attraverso la cultura e la formazione, il destino dei giovani che si hanno in classe

2) essere spinti dall'amore per l'essere umano per quanto fastidioso e insopportabile possa essere alle volte. 

Magari, però, si finisce (come è stato per me) a fare l'insegnante perché non si ha il coraggio di fare altro, ci si immagina non abbastanza bravi per scegliere l'insegnamento universitario e neppure abbastanza liberi per scegliere il giornalismo. 

Eppure, appena entrata (con paura) in una classe, io ho subito capito quanto sarei stata felice.

Nei miei quarant'anni e più, ho provato un po' tutte le scuole: elementari (all'inizio, nelle supplenze), medie, superiori. Ho girato luoghi diversi e so che si trovano adolescenti ingestibili, ogni tanto. Forse, non si riesce a fare niente per loro, sul momento. Si può solo dare esempio di onestà e coerenza, accogliendoli e anche punendoli. Come si fa con i figli. Chissà mai che, un giorno, qualcuno non se ne ricordi e cambi la sua vita.

Quando sono andata in pensione, per me, è stata una tragedia, anche se, per natura, non sono una che si deprime. La mia vita, quella vera, era là, e l'avevo persa. 

Per fortuna, la mia famiglia ha minacciato di abbandonarmi se non la smettevo di piagnucolare, mia madre si è fatta assistere fino alla fine della sua vita, le figlie mi hanno assegnato vari compiti da fare per loro (ricerche, tesi, test ecc.), poi, mi sono presa un po' di impegni di volontariato (tra cui la Biblioteca di Libromondo e le lezioni di Scrittura Creativa agli anziani) e ho incominciato a inseguire il mio sogno di bambina che era quello di fare la scrittrice.

Non mi sono sentita inutile, però, la mia identità rimarrà per sempre quella di insegnante. Infatti, anche la mia pagina facebook e il mio blog rispondono al mio dna di diffondere cultura, progresso e amore per l'essere umano.

renata rusca zargar

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