I POVERI NON SONO IN VENDITA
Nel Sahel ( e non solo)
i poveri non sono in vendita
di Padre Mauro Armanino
Invisibili quando conviene, i poveri sono sempre i primi a
sparire. Risorgono, quando necessario, attraverso le Grandi Agenzie Umanitarie
che, nei loro rapporti finalizzati a ricavare fondi, li rendono occasionalmente
importanti. I bambini, da questo punto di vista, rappresentano un bersaglio
privilegiato perché, non da oggi, il futuro passa soprattutto attraverso la
manipolazione delle loro vite. Secondo una recente dichiarazione dell’Unicef,
agenzia onusiana che si occupa dell’infanzia, almeno un milione di bimbi
nigeriani non potrà andare a scuola a causa dell’insicurezza in alcune zone del
Paese. La stessa agenzia ricorda che, in Nigeria, ci sono stati almeno 20
attacchi contro le scuole e che oltre 1 400 alunni sono stati rapiti e 16 sono
morti. Solo dopo aver negoziato i termini del riscatto con le bande criminali
all’origine dei rapimenti, i bambini sono stati liberati. Si calcola che circa
200 alunni siano scomparsi dai registri scolastici per sempre.
Quanto al Niger, fatte le debite proporzioni, le cose non
vanno meglio. In un rapporto appena pubblicato ad opera dell’ONG Amnesty
International, dal titolo eloquente ‘Non possiedo più nulla se non me stessa’,
solo nella zona di Tillabéri, almeno 377 scuole della regione sono ormai chiuse
e a oltre 31 000 bambini è stato sottratto il diritto all’istruzione. Sono
figli dei contadini che, in questi ultimi mesi, sono stati uccisi a centinaia
mentre lavoravano la terra. Essendo poveri e lontani dai riflettori dei media
sono inghiottiti dal nulla che sembra assediare questa particolare zona
dell’Africa chiamata Sahel. Il rapporto citato riporta alcune delle frasi delle
interviste effettuate ai bambini dell’area. Uno di loro afferma di ‘ avere l’abitudine di udire colpi d’arma da
fuoco e di vedere corpi ammucchiati’. Un altro, testimone della morte
dell’amico di 12 anni anni ricorda come Wahab sia stato ucciso e poi continua
dicendo di essere preda di… ‘ incubi nei
quali gente in moto mi insegue o rivedo l’amico Wahab implorare i suoi uccisori
di risparmiarlo’.
Il gruppo autoproclamato ‘Stato Islamico nel Grande Sahara’
oppure, a scelta, il ‘Gruppo di Sostegno all’Islam e ai Musulmani’, che ha come
referente il noto Al Qaida, osteggiano l’educazione ‘occidentale’ delle scuole
statali o private. Creano il vuoto attorno a loro e, in questi spazi solo
apparentemente vuoti, organizzano traffici e commerci che vanno dall’oro alle
armi, passando dagli stupefacenti. In questo vuoto violento detti gruppi hanno
spesso buon gioco nell’imporre e proporre soldi, armi e futuro ai bambini a cui
esso è stato, da loro e dall’assenza delle politiche, sottratto. Ed è così che,
sempre secondo il rapporto citato, à meno di cento kilometri dalla capitale
Niamey, questi Gruppi Armati Terroristi organizzano il reclutamento di bambini
e bambine onde perpetuarsi nel tempo e nello spazio. Naturalmente gli adulti non
sono risparmiati e, a parte le uccisioni nei campi, vengono distrutti o
bruciati i granai, saccheggiati i magazzini e rubato il bestiame. La carestia nella
zona è assicurata per anni umanitari a venire.
Nel confinante Burkina Faso, ancora più colpito dall’azione
dei gruppi armati, il numero di persone sfollate e dunque al limite della
sopravvivenza, sfiora i 3 milioni. L’educazione è uno dei settori più toccati
con oltre 2 500 scuole chiuse e 350 mila alunni diventati una volta di più
invisibili agli occhi dei distratti cittadini della capitale Ouagadougou.
Quanto detto accade analogamente nel vicino Mali. Le violenze armate hanno
generato migliaia di sfollati e, sempre secondo l’Unicef, il citato Fondo delle
Nazioni Unite per l’Infanzia, si calcola che almeno 150 mila bambini siano esclusi
dalla scuola. Un’altra ONG, Human Right Watch, ricorda che circa 1 300 scuole
hanno chiuso le porte ai bambini. I colpi di stato militari che hanno segnato
il cammino recente del Paese, non hanno cambiato nulla a questa realtà. I
poveri rimangono poveri perché invisibilizzati dalle politiche. Ed è così che
una madre di sette figli, dopo aver assistito all’incendio del granaio della
sua famiglia dichiarava che …’tutto è stato
bruciato…non ho più nulla, à parte me stessa’. Lei, come i poveri che le
somigliano, non è in vendita.
Mauro Armanino,
Niamey, 19 settembre 2021
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