PREGHIERA INTERRELIGIOSA SERALE DI FRONTE AL MARE
Preghiera
interreligiosa serale di fronte al mare
Signore,
ricordati non solo
degli uomini di buona volontà,
ma anche di quelli
di cattiva volontà.
Non ricordarti
di tutte le
sofferenze che ci hanno inflitto.
Ricordati invece
dei frutti che noi
abbiamo portato
grazie al nostro
soffrire:
la nostra
fraternità, la lealtà, il coraggio,
la generosità e la
grandezza di cuore
che sono fioriti
da tutto ciò che abbiamo patito.
E quando questi
uomini giungeranno al giudizio
fa’ che tutti
questi frutti
che abbiamo fatto
nascere
siano il loro
perdono.
Preghiera
scritta da uno sconosciuto prigioniero del campo di sterminio di Ravensbruck e
lasciata accanto al corpo di un bambino morto.
Nel
magico scenario serale dello scaletto dei pescatori a Savona, con questa
preghiera, il Vescovo, Mons. Calogero Marino, ha iniziato l’incontro interreligioso
di domenica 10 ottobre. Lo scopo era ricordare le persone che hanno perso la
vita in mare il 3 ottobre 2013 e in tanti altri momenti.
Dopo
di lui, è intervenuto Zahoor Ahmad Zargar.
-Il
Corano – ha spiegato - parla delle esperienze migratorie di molti profeti prima
dell'Islam, come Adamo, Abramo, Giona, Giacobbe e Mosè. Da quando Adamo, il
padre dell'umanità, è migrato dal cielo alla terra, la tradizione dell'Islam
considera tutti gli esseri umani come immigrati. Pertanto, la patria
primordiale dell'umanità è il cielo, mentre la terra è un luogo per il
trasferimento temporaneo. Lo stesso Profeta Muhammad si paragona a un
viaggiatore che rimane per un breve periodo a riposare all'ombra di un albero e
poi continua il suo viaggio. La migrazione può avvenire per molte ragioni:
economiche, religiose, oppressione o semplicemente per ricollocazione. Il
Corano parla di persone oppresse e deboli e le invita a spostarsi verso
un'altra terra di Dio. "La terra di
Dio non era abbastanza spaziosa da farti fuggire per trovare rifugio?" (Corano,
4:97). Ma non solo. Il versetto suggerisce indirettamente che coloro che hanno
autorità dovrebbero prendersi cura dei rifugiati, poiché, secondo
l'insegnamento islamico, ogni parte della terra è terra di Dio. Pertanto, le
autorità mondane dovrebbero sentire vicinanza e apertura verso coloro che sono
indigenti e oppressi e quindi aprire le porte dei loro confini. Anche se oggi
abbiamo messo dei confini per dividere le nazioni e fermare il flusso di
emigrazione e immigrazione da una terra all'altra, nell'insegnamento dell'Islam
tutte le terre appartengono a Dio e tutte le persone sono servi di Dio. Il
Profeta afferma: "Dio ha fatto l'intera faccia della terra come una
moschea per me e il suo suolo come puro." -
Dopo
di lui, Amnon Cohen, ha ricordato l’Odissea di tanti ebrei prima e dopo la
Seconda Guerra Mondiale, rifiutati dagli altri paesi e, molte volte, finiti poi
nei campi di sterminio e nelle camere a gas. Allora, ha chiarito, noi diciamo:
“Chi salva una persona, salva il mondo intero.” Davanti all’essere umano in
pericolo, tutte le leggi e la sovranità dei paesi si sgretolano. Conta solo salvare
chi è in pericolo.
Padre
Gheorghita Andronic della Chiesa Ortodossa ha invitato a pregare in ogni
momento per ricordare tutti quelli che hanno cercato di raggiungere un posto
migliore, di avere una vita degna, un futuro. Non dobbiamo dimenticare le tante
vite perse, dobbiamo essere vicini con il pensiero.
Giorgio
Castelli, evangelico metodista, ha rievocato lo scritto di 2500 anni fa: “ci
sarà una stessa legge, uno stesso diritto per voi e per lo straniero che
soggiorna in mezzo a voi”. Noi, oggi, invece, vorremmo mettere il filo spinato
intorno al mare perché nessuno venga più. Inoltre, la Costituzione stessa
garantisce il diritto di asilo.
Ettore,
dell’Associazione “Life Share Helps, che sostiene bisognosi, poveri, rifugiati,
bambini, in varie parti del mondo, ha ricordato che Gesù è venuto “per
fasciare quelli che hanno il cuore spezzato,
per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi,
l'apertura del carcere ai prigionieri” (Isaia).
La conclusione è stata, infine, del Vescovo. Egli ha ribadito che persone di diverse culture e religioni si sono ritrovate da percorsi diversi per condividere lo stesso pensiero: che il mare sia spazio di vita e di incontro. La memoria di nomi e di storie di chi non c’è più è molto importante e permette loro di rivivere.
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