I HAVE A DREAM di Padre Mauro Armanino
La bandiera migrante di Niamey
e il sogno
di Luther King
Assomiglia a quella degli Stati Uniti dei quali la Liberia è
un’improbabile emanazione. La bandiera della Liberia porta undici strisce
orizzontali invece di tredici come quella degli USA. Vi si trova una sola
stella in alto a sinistra per significare un Paese libero dalla colonizzazione
occidentale. La bandiera è appesa al nulla nell’aula di una classe elementare
del quartiere periferico di Niamey chiamato Gamkallé. Attorno a lei un gruppo
di migranti liberiani che sanno poco della sua storia. Sono in forzato ritorno
da un progetto migratorio non realizzato, dirottato o semplicemente abbandonato
per la forza degli avvenimenti nella Regione. Alcuni hanno fuggito la guerra di
quindici anni nel loro Paese per trovarne altre nel Soudan, Tchad, Libia, Costa
d’Avorio e soprattutto in Algeria a causa delle espulsioni forzate. Da una
guerra all’altra.
Eppure tutto sembrava filare liscio come nelle favole o il
sogno di Martin Luther King di cui proprio oggi cade l’anniversario. ‘I have a dream’, gridava Luther King nel
1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington, alla fine di una manifestazione
per i diritti civili nota come la marcia per il lavoro e la libertà. Anche i
migranti liberiani che festeggiano a Niamey, custodiscono il sogno che hanno
piantato nella sabbia del Sahara che si confonde con quello del Sahel. Lo
stesso sogno di coloro che, dopo aver conosciuto la schiavitù nelle piantagioni
degli Stati Uniti hanno scelto di tornare in Africa, loro Terra Promessa.
Sappiamo come sono poi andate le cose in Liberia. Gli ex schiavi hanno
riprodotto sulle popolazioni autonome, che a loro volta campavano anche della
vendita degli schiavi, la stessa schiavitù che avevano sofferto.
Dichiarata illegale la schiavitù negli Stati Uniti si
trattava di ‘facilitare’ il ritorno al mittente degli schiavi ormai liberi. E
fu così che, malgrado le resistenze delle popolazioni autoctone che non
volevano vendere la loro terra, nei primi decenni del 1800, il sogno dei ‘liberiani’
prese forma finché nel 1847 venne dichiarata l’indipendenza. Il sogno si
trasformò in incubo per le popolazioni locali perché il potere venne assicurato
dai ‘colonizzatori neri’ arrivati liberi dall’America. La guerra civile che ha
insanguinato il Paese è, almeno in parte, conseguenza di questo sogno che ha
fatto naufragio nella Terra della Libertà. I migranti liberiani di Niamey
cantano l’inno nazionale, condividono il riso e la salsa di loro gradimento
sotto lo sguardo vigile della bandiera. Solo rimane la stella che il sogno di
Luther King ha loro affidato.
Mauro Armanino
Niamey, 28 agosto 2021
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