LA PACE di PABLO PICASSO da MEMORIACONDIVISA
“Il volto della pace” Conosco tutti i luoghi dove abita la colomba e il più naturale è la testa dell’uomo. L’amore della giustizia e della libertà ha prodotto un frutto meraviglioso. Un frutto che non marcisce perché ha il sapore della felicità. Che la terra produca, che la terra fiorisca che la carne e il sangue viventi non siano mai sacrificati. Che il volto umano conosca l’utilità della bellezza sotto l’ala della riflessione. Pane per tutti, per tutti delle rose. L’abbiamo giurato tutti. Marciamo a passi da giganti. E la strada non è poi tanto lunga. Fuggiremo il riposo, fuggiremo il sonno, coglieremo alla svelta l’alba e la primavera e prepareremo i giorni e le stagioni a seconda dei nostri sogni. La bianca illuminazione di credere tutto il bene possibile.
L’uomo in preda alla pace s’incorona di speranza. L’uomo in preda alla pace ha sempre un sorriso dopo tutte le battaglie, per chi glielo chiede. Fertile fuoco dei grani delle mani e delle parole un fuoco di gioia s’accende e ogni cuore si riscalda. La vittoria si appoggia sulla fraternità. Crescere è senza limiti. Ciascuno sarà vincitore. La saggezza è appesa al soffitto e il suo sguardo cade dalla fronte come una lampada di cristallo la luce scende lentamente sulla terra dalla fronte del più vecchio passa al sorriso dei fanciulli liberati dal timore delle catene. Pensare che per tanto tempo l’uomo ha fatto paura all’uomo e fa paura agli uccelli che porta nella sua testa. Dopo aver levato il suo viso al sole l’uomo ha bisogno di vivere bisogno di far vivere e s’unisce d’amore s’unisce all’avvenire. La mia felicità è la nostra felicità il mio sole è il nostro sole noi ci dividiamo la vita lo spazio e il tempo sono di tutti. L’amore è al lavoro, egli è infaticabile. Eravamo nel millenovecento diciassette e conserviamo il senso della nostra liberazione. Noi abbiamo inventato gli altri come gli altri ci hanno inventato. Avevamo bisogno gli uni degli altri. Come un uccello che vola ha fiducia nelle sue ali noi sappiamo dove conduce la nostra mano tesa: verso nostro fratello. Colmeremo l’innocenza della forza che tanto a lungo ci è mancata non saremo mai più soli. Le nostre canzoni chiamano la pace e le nostre risposte sono atti per la pace. Non è il naufragio, è il nostro desiderio che è fatale, e la pace inevitabile. L’architettura della pace riposa sul mondo intero. Apri le tue ali, bel volto; imponi al mondo di essere saggio poiché diventiamo reali, diventiamo reali insieme per lo sforzo per la nostra volontà di disperdere le ombre nel corso folgorante di una nuova luce. La forza diventerà sempre più leggera respireremo meglio, canteremo a voce più alta. Una poesia che parla al cuore
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“Avevano portato un po’ di uva per la merenda e, scherzando, Minor aveva attaccato qualche acino all’amo e l’aveva buttato in acqua. In un attimo, la lenza aveva preso a tendersi e sembrava che ci fosse attaccato qualcosa di grosso!
Tra le risate entusiaste di Minor, Aeris l’aveva aiutata a tirare a terra uno storione, a occhio, di dieci libbre abbondanti.”
“Quasi davanti alla porta d’ingresso, un’ombra scura le si era parata dinanzi. L’aveva presa per le braccia rudemente, spinta contro il muro e abbracciata appassionatamente.
-Perdonami, non ho saputo resistere. Non riesco a stare senza di te. Odio vederti soffrire e mi odio per esserne la causa. - […]
-Perché non sei più venuto ai nostri appuntamenti?
-Avevo deciso di non vederti più, almeno in privato. So bene che non ci può essere nulla tra di noi, è inutile fingere questa amicizia.”
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