NIAMEY, LA CITTA' INVISIBILE

 

                   Niamey tra sogno, realtà e inganno

di Padre Mauro Armanino


Tra sabbia, vento, polvere, nuove strade, aeroporto, hotel e centro per riunioni di buon livello, Niamey è stata classificata al settimo posto nelle destinazioni privilegiate per le conferenze in Africa. La capitale nigerina segue nella classica città come Cape Town, Kigali, Il Cairo, Marrakech, Dakar e Accra e precede, a livello mondiale, città ben più quotate e conosciute. Per esempio Cannes, Nairobi, Porto Alegre, Mumbai o Osaka nel Giappone. Chi ha stilato questa autorevole e, diciamo pure, sorprendente lista, è l’International Congress and Convention Association (ICCA) del 2022. Per una città posta nel cuore del Sahel, zona che la semplice pronuncia del nome popola l’immaginario di insicurezza, violenza e carestie, tutto ciò sembra davvero un sogno. Niamey dunque, attraversata e sedotta dal silenzio del fiume Niger si offre alle parole che, nelle quotidiane conferenze che popolano gli hotel, scorrono con una simile e apparente pigrizia.

La realtà, ostinata com’è,  non è poi tanto lontana perché il Niger, secondo l’ultimo indice sullo sviluppo umano pubblicato dalle Nazioni Unite, si pone al terzultimo posto dei 191 Paesi esaminati. Vero, abbiamo lasciato il fanalino di coda per le alterne vicende di Paesi come il Ciad e il Sudan del Sud, persi anch’essi nei meandri della classifica. Per il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, il Pnud, il Niger occupava dunque il 189 posto della scaletta umanitaria nel rapporto di settembre del 2022. La realtà appare in tutta la sua crudezza quando, secondo l’editoriale di un settimanale locale battezzato l’Eclosion, porta come titolo…’La società muore’. Ibrahim Yero, autore dell’articolo citato, parla di banalizzazione del crimine, di insicurezza in tutte le sue forme, compresi i rapimenti, i furti, il commercio e della vendita di droga e armi. L’autore si domanda, infine, come sia stata possibile questa ‘discesa all’inferno di una società così pudica’.

E’ dunque nella messa in relazione tra queste due situazioni, il sogno e la realtà che si trova quanto si può definire l’inganno e cioè la menzogna. In effetti, la scelta dell’ideazione, investimento e costruzione del complesso di hotel e altre strutture adatte a incontri internazionali, operata da ditte straniere, appare come l’immagine del Paese che non c’è. Anzi, ad essere precisi, si dovrebbe dire dei Paesi che non esistono. Da un lato, un’infima porzione di popolo che pensa di far parte della ‘classe transnazionale’, che può viaggiare, incontrarsi, discutere, consumare e poi sparire. Dall’altro le altre classi o porzioni di popolo che, faticosamente, sopravvive al quotidiano  nell’informale che costituisce la strategia più comune per arrivare a fine mese. Sui 27 milioni di persone che compongono la popolazione del Niger, oltre il 60 per cento ha meno di 15 anni e la speranza di vita si attesta sui 53 anni. Ingannare la maggior parte del popolo con dei sogni che assomigliano a miraggi non potrà che creare imprevedibili conseguenze sulla società. Quando le disuguaglianze fondano una scelta politica che illude, si corre il rischio che il sogno si trasformi in incubo e la realtà in una ribellione come risposta alla violenza del sistema. In quel giorno tutti i bambini si armeranno di aquiloni per giocare a nascondino nel quartiere degli hotel.

 

                                                                    Mauro Armanino 

Niamey, 28 maggio 2023

 

 

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