IL VALORE DELL'ATTESA

 DA "GLI INDIFFERENTI" AL VALORE DELL'ATTESA

                                                      di  LOREDANA SIMONETTI

 

Quest’anno per la prima prova della maturità 2023 sono state scelte tracce originali e interessanti. Recuperare un tratto del libro di Alberto Moravia, GLI INDIFFERENTI, scritto nel 1929 ma trasformatosi nel libro scandalo negli anni 70, ha riaperto un’importante finestra sui valori dell’educazione di oggi, che coinvolge in primis i nostri figli.

Abbiamo avuto un trascorso politico trentennale in cui, come afferma la scrittrice Dacia Maraini “si è introdotta una cultura di mercato dove tutto si compra e si vende, dai senatori alle minorenni.
Con un panorama così semplice da abbracciare non possiamo stupirci se due sedicenni annoiati e violenti uccidono un clochard, se un diciassettenne rimproverato perché sbucciava le noccioline, sporcando per terra, ha ucciso un padre di famiglia con un pugno, se a vent’anni investono e uccidono un bambino di cinque anni correndo con una macchina impropria e poi “rifugiandosi nelle mutande del padre” (cit. Al Pacino nel film Scent of a woman -Profumo di Donna - di Martin Brest).

L’anima di questi ragazzi è andata a farsi fottere solo per una “leggerezza”? Dove sono le famiglie? La scuola fa enormi sforzi per avvicinare i ragazzi ad una capacità di giudizio, libera e personale, ma se i genitori remano contro gli insegnanti o si interessano di quello che fanno i figli solo ai fini di un rendimento scolastico, non meravigliamoci di questo straziante spettacolo.
E, citando Massimo Gramellini, giornalista dei nostri giorni intellettualmente onesto, vorrei ricordare che la scuola non serve solo per avere un titolo di studio e trovare un lavoro. La scuola serve a fornire gli strumenti necessari per gestire un sentimento, un atto di ribellione, smascherare un ciarlatano, ammirare un tramonto e non solo una vetrina o i post di un qualsiasi influencer improvvisato.
Piero Angela, anch’egli tra le tracce del tema d’italiano, diceva: l’Italia è un paese morto: non ci sono punizioni per chi sbaglia e non ci sono premi per chi merita.

Non si può far finta di nulla: quelli che hanno sbagliato vanno puniti, e oltre al loro personale dispiacere e alle lacrime di coccodrillo, le famiglie dovrebbero fare un esame di coscienza, non è solo colpa dei ragazzi. Ottenere tutto e subito, senza sacrificio, scardina il valore dell’attesa, che consente di pensare, riflettere, rivedere con se stessi e confrontarsi con altri, vivendo le emozioni e godendo anche della contemplazione del bello. Anche questo fa parte di una politica sana, rivolta al nostro futuro per il futuro di tutti i ragazzi.

 



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