SOCIETA' MULTIETNICA
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SCUOLA MEDIA IC3 Brustolon – Conegliano
Alla scuola Media Brustolon di Parè di Conegliano, le ragazze e i ragazzi hanno festeggiato la fine dell' anno scolastico, gli immigrati, uomini e donne hanno indossato gli abiti delle loro terre. Il 60% sono extracomunitari. Una mescolanza, una contaminazione positiva, ricca di colori, una integrazione riuscita e consolidata negli anni. Tante culture gioiosamente insieme. Il Parco giochi Antonio Vivaldi, di Parè è una grande palestra , dove le amicizie, i rapporti umani, l'amore si consolida ogni giorno di più. Basta osservali, si capisce la maturità di una città disposta fin dal primo momento ad accoglierli e dare loro un lavoro. Una economia in piena espansione, non più capannoni e cemento, ma attività gestite, piccole imprese formate da diverse Patrie. Nel Parco, sfilate di mamme e carrozzine con bambini di tutti i colori. Conegliano è la città del vino, dell'Istituto Cerletti, dell'Istituto alberghiero, formano i futuri cuochi e enologi. Il turismo, con migliaia di alberghi assumono in gran parte giovani camerieri, donne di servizio, inservienti, i giovani di talento formati, gestiscono le Reception.
Abbiamo bisogno di manodopera, di coppie giovani, per cercare di svecchiare un Paese altrimenti fallito, l'immigrazione ben gestita aiuta l'economia, l'agricoltura, l'edilizia. Abbiamo paesini completamente spopolati, campi abbandonati, che andrebbero resi fertili per produrre ed esportare. Dobbiamo liberarci dall'assurdo della sostituzione etnica, un mantra che i razzisti, gli xenofobi non smettono di brandire come un'arma. Siamo culturalmente progressisti, il conservatorismo becero non ci appartiene. I sindacati, i movimenti per i diritti civili, l'associazionismo, sono la forza di una Nazione culturalmente avanzata, fondatrice con altri Stati, prima del Mercato europeo e successivamente dell' Europa Unita.
IL PARCO DI CONEGLIANO-PARE'
Personalmente, nella ricorrenza dei dieci anni dalla scomparsa dell’Abbé Pierre, fondatore del Movimento Emmaus presente con 350 gruppi in 42 Paesi del mondo, mi vengono spontanee alcune considerazioni. Anche all’interno dello stesso Paese, i vari gruppi vivono una realtà diversa tra loro così come nella stessa Comunità Emmaus le differenze sono talvolta molto forti, sia come ceto sociale che come cultura, religione, esperienza di vita. Certo, i problemi non mancano, di ogni specie. Ma se riusciamo ad armonizzare bene le differenze esistenti, veramente le diversità si trasformano in ricchezza, i problemi diventano valori, e i benefici per la singola comunità e per tutto il Movimento (e non solo), sono evidenti e molto positivi. Lo stesso dovrebbe avvenire per quanto riguarda la presenza nei nostri Paesi di persone appartenenti a diverse culture, razze e religioni; presenza determinata da ragioni le più svariate. L’Abbé Pierre lo ricordava spesso: «Molti di questi nostri fratelli sono qui per sfuggire alla persecuzione, alle guerre, alle dittature, allo sfruttamento, alle malattie endemiche, alla miseria e alla fame da cui, lo sappiamo bene, ne derivano autentici nuovi e vecchi olocausti...».
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