STRANAMORE di Giuseppe Bianco

 Stranamore

di       Giuseppe Bianco

 

 

È stato niente, l’orlo

d’ una stella, soltanto.

Ma tornati i miei piedi sulla terra,

quanto lontano sei rimasto, cielo!

Juan Ramon Jimenez

 

 


 

 Opera di Annamaria Scocozza

“Attenta ti si vede il cuore!”














Stranamore

Sei dentro me, ti sento e vorrei inviarti un SMS o un Whatsapp, ma per dirti le cose che mi girano in testa ci vorrebbe un display grande quanto un televisore! Per dirti quello che sai già non c’è bisogno di tanto spazio, bastano solamente quattro lettere TVTB.

Ieri sera, dopo averti lasciata al telefono, non avevo ancora sonno, mi sono messo ad ascoltare un po’ di musica. Nemmeno io vado matto per la tivù, ci somigliamo tanto.

Per fortuna, a non pensarla come la pensa il gregge siamo almeno in due.

Qualcuno dice che le persone non s’incontrano mai per caso. A dirti la verità non so se è davvero così, anche se le affinità che fanno di noi due un solo pensiero sembrano dimostrarlo.

Comunque andrà a finire stiamo vivendo un gran bel film!

Cominciò tutto così …

Due come tanti che si sfiorano tutti i giorni nella folla, senza notarsi, forse senza neanche piacersi.

E poi?

Sguardi che per un istante si toccano, qualche parola, un battito di cuore inaspettato e la città che comincia a sembrare diversa, quasi un angolo di paradiso.

Nei primi incontri, il nostro era un parlare normale, col solo difetto di essere troppo sincero.

Era naturale essere amici e raccontarsi.

Parlare del tempo, dei sogni sempre troppo grandi. Scoprire che in parecchi sogni, in molte illusioni non eri sola, c’ero io a pensarla come te.

L’amicizia è un sentimento che può nascere anche tra un uomo e una donna, sembrava tutto così logico fin quando una sera mi dicesti: “Ti voglio bene, questo ti spaventa?”.

Non mi intimoriva, mi faceva piacere e te lo dissi.

Quella sera scoprii di volertene anch’ io.

Che fortuna volersi bene in un mondo che bada solo agli interessi e alle cose credute importanti.

Giorno dopo giorno il nostro sentimento diventò ‘bene più’.

Con indifferenza parlavamo di tante cose, senza mai accorgerci che lo strano amore che ci legava continuava a crescere, a diventare più grande di noi.

Tremila messaggi al giorno, un anelito continuo dall’alba al tramonto. Il primo pensiero appena svegli e l’ultimo prima di addormentarci.

Quel volerci ‘bene più’ diventò un amore diverso, fu così breve il passo fra i due sentimenti che riuscì ad anticipare il nostro stesso stupore.

Diverso, perché doveva esserlo per forza di cose, poiché il tuo e il mio ci aspettavano di notte dentro i letti delle nostre rispettive case.

Quando sentii in bocca il sapore del tuo seno, fra i denti la tua lingua, addosso il calore del tuo corpo, quello che con naturalezza credevamo un amore diverso, perse la seconda parola.

Non so perché sto parlando al passato, noi siamo ancora tutto questo. Forse quel piccolo germoglio è diventato tanto grande da farmi paura?

 

Stiamo cominciano a salire una montagna. Sarà dura, te la senti? Ma cosa pensi di trovare là in cima? …Potremmo non averne mai abbastanza.

 

Lo sapevi già a cosa andavamo incontro, eri molto più matura di me, che mi rendo conto solo adesso di essere su di una cima che forse non esiste, inventata da noi.

Da quassù, ripensando alle persone che amiamo, siamo così frastornati da non sapere nemmeno se stiamo bene o male, se c’è il sole o piove. Per contro il cammino è stato una sorpresa continua e in certi momenti anche felicità.

 

“Non c’è strada che porti alla felicità, la felicità è la strada”*

 

Non so se ti spedirò mai questa lettera, ma io … io sto cercando di farmi odiare. Non rispondo ai tuoi messaggi ed è oramai più di un mese che non c’incontriamo, anche se so che soffri per questo. Non lo saprai mai, io soffro ancor di più, pur essendo convinto che le tue e le mie pene non dipendono da noi, ma da un inaspettato sentimento: potremmo mai chiamarlo amore noi che amiamo già?

Questa lettera non ha più senso, l’avevo cominciata per dirti addio.

Odio me stesso per la mia debolezza, non ci riuscirò mai.

Non c’era bisogno di tante parole e non so perché le ho scritte. Bastava un messaggio con le solite quattro lettere.

Devi cancellarmi dai tuoi pensieri. Piango mentre lo penso, ma sono convinto che è l’unico modo per ridarti la tua perduta serenità. Se ci riuscirò, sarò triste e felice di pagarne il prezzo. Porterò dentro me questo vuoto che ha ed avrà la forma del tuo sorriso … per sempre!

Sì, per sempre strano amore mio.


Giuseppe Bianco


https://www.zoomma.news/stranamore-di-giuseppe-bianco/

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PUBBLICITA'

L’8 marzo è stata lGiornata internazionale dei diritti della donna, celebrata per la prima volta nel 1911, in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. Nel 1908, infatti, 15.000 donne avevano marciato per New York chiedendo orari di lavoro più brevi, una paga migliore e il diritto di voto e, nel 1909, il Partito Socialista d’America aveva dichiarato la prima Giornata Nazionale della Donna. Allora, Clara Zetkin, attivista comunista e sostenitrice dei diritti delle donne, aveva suggerito la creazione di una giornata internazionale. Nel 1910, aveva presentato la sua proposta a una Conferenza internazionale delle donne lavoratrici a Copenaghen e le 100 donne presenti, provenienti da 17 paesi, avevano accettato all’unanimità. Non c’era, però, ancora una data fissa. Durante la guerra, nel 1917, ci fu uno sciopero delle donne russe che chiedevano “pane e pace”. Quattro giorni dopo lo sciopero, lo zar era stato costretto ad abdicare e il governo provvisorio aveva concesso alle donne il diritto di voto. Lo sciopero era iniziato l’8 marzo, perciò quella data è diventata la Giornata internazionale della donna. I colori di IWD (International Women Day) sono: il viola che significa giustizia e dignità, il verde che simboleggia la speranza, il bianco che rappresenta la purezza. Questi colori hanno avuto origine dalla Women’s Social and Political Union (WSPU) nel Regno Unito nel 1908, che ha lottato fortemente per ottenere il voto alle donne con la sua leader Emmeline Pankhurst

L'UDI (Unione Donne in Italia), creata nel 1944, a Roma, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoroaveva celebrato l'8 marzo nel 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell'Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosasia perché fiorisce tra febbraio e marzo che perché è un fiore economico, secondo un'idea di Teresa Noce, Rita Montagnana Teresa Mattei. Solo dagli Anni ‘70, però, la Festa è stata accettata ufficialmente. È un po’ difficile, quest’anno, pensare a una Festa quando vediamo ovunque donne e madri colpite dalla guerra, con figli uccisi e feriti, vittime o soldati. A chi possiamo donare la mimosa? Ai profughi che hanno perso casa, lavoro, speranza, o a chi ha mariti e figli a combattere?

I diritti della donna, infatti, possono esistere solo in un mondo pacifico perché non ci sono diritti se la propria vita e quella dei propri cari non sono salve. Possiamo, comunque, lottare per la pace e perché nel mondo si raggiunga la parità di genere, quale che sia il proprio genere.

Per tutta la vita io mi sono impegnata nella società per i diritti delle donne enel 2021, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 di novembre, avevo voluto che uscisse il libro “Che te ne fai di un’altra femmina?”, una raccolta di storie di donne occidentali e orientali che amano eppure subiscono violenza. In uno dei racconti, avevo persino immaginato un altro Pianeta dove, però, si perpetuava la stessa mentalità terrestre: la donna è un oggetto e come tale può essere distrutta. (qui si può leggere l’estratto: CHE TE NE FAI DI UN'ALTRA FEMMINA?: storie di donne del mondo orientale e occidentale con una puntata su un nuovo Pianeta (RACCONTI DI DONNE) eBook : RUSCA ZARGAR, RENATA: Amazon.it: Kindle Store)

Per l’8 marzo 2022, ho, inoltre, pubblicato “Storia della strega di Savona e altri racconti di violenza”, testo che, come il precedente, fa parte della collana “Racconti di donne”.

In occasione del 25 novembre 2022, è uscito "VOGLIO IL TUO UTERO" sulla maternità surrogata (qualcuno cioè che fa un figlio per altri), un soggetto di cui si parla molto poco, forse, per non dar fastidio a nessuno.

                                                        

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