Italia paese pacifista in ostaggio di politici No Pax.


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 Il complesso militare-industriale ha il controllo sul governo degli Stati Uniti che ha votato per dare al Pentagono circa mille miliardi di dollari dei soldi dei contribuenti, tagliando i programmi sociali che avrebbero aiutato le famiglie povere e lavoratrici. Analogo è il meccanismo per Russia e Italia ecc. In Usa c’è Joe Biden (ancora per poco). Probabilmente l’imprenditore Donald Trump non avrebbe speso 73 miliardi di dollari in Ucraina, destinati inevitabilmente ad aumentare, per una guerra ideologica (tipo Serbia, Afghanistan, Libia), senza vincitori, che non è proporzionata ai vantaggi economici, se non di quelli della lobby delle armi. Nel mentre, la Cina è quella che più si avvantaggia nella guerra russo-americana conquistando mezzo mondo con le armi dell’economia e non della guerra, ma a rischio di conflitto essa stessa (Taiwan).

La politica è disposta a pagare qualsiasi prezzo umano e a produrre centinaia di migliaia di morti, proprio come accadeva durante la prima guerra mondiale, quando si sono distrutte intere generazioni nel nome della “Patria”. Mentre giurano sulla chimera della vittoria dell’Ucraina, mentre negano la terza guerra mondiale e il rischio nucleare, la corsa sfrenata agli armamenti è oramai dichiarata esplicitamente da tutti i governi sulla spinta degli Stati Uniti, dal Giappone alla Cina, dall’Australia dalla Corea del Sud, dall’India all’Italia… che direttamente o indirettamente, volenti o nolenti, sono coinvolti nella guerra per procura sulla pelle degli ucraini (a tacere gli altri conflitti mondiali). 

Nell’ Europa a servizio degli USA, si prevede che i Ventisette trasferiscano a Kiev parte dei loro depositi di munizioni e, per trovare più soldi per più armi all’Ucraina, affinchè la guerra continui fino all’ultimo ucraino, la proposta è quella “di usare un miliardo proveniente dal Fondo europeo per la pace (EFP – European Peace Facility) per rimborsare fino al 50-60% del materiale inviato all’Ucraina dai paesi membri.” Insomma, “La nostra industria della difesa deve passare rapidamente alla modalità di una economia di guerra”. Questo sempre più acceso accanimento per la guerra, che significa anche il prosciugamento del “Fondo per la pace”, significa, è ovvio, l’aumento del Fondo per la guerra con i conseguenti tagli alle spese sociali.

Essendo in guerra, è conseguente anche la propaganda di guerra, da che mondo è mondo. Come la interpreta l’Italia? Secondo il libro di Marco Travaglio: da scemi di guerra, avremmo cioè trasformato una tragedia in una farsa con un dibattito politico-giornalistico da bar sport, umiliante, primitivo, cavernicolo, ridicolo: tutto slogan, grugniti e clave. La tesi del libro “La tragedia dell’Ucraina, la farsa dell’Italia. Un Paese pacifista preso in ostaggio dai NoPax” (clicca qui l’introduzione) è che siamo un Paese in gran parte pacifista tenuto in ostaggio da politici e opinionisti… No Pax. Scemi di guerra sono perciò questa maggioranza che non si ribella alla propaganda. La quale ha abolito: la Costituzione (art. 11, art. 52); i valori della pace, del disarmo e dell’antifascismo; la geografia e la storia; l’economia e la medicina; il comune senso del pudore e il vocabolario; la libertà di pensiero e di espressione; la diplomazia e le sue regole-base; il rispetto per le altre culture. E perfino il senso del ridicolo: pacifisti e papisti uguale a putiniani. Ma noi insistiamo: “L’unica soluzione realistica rimane il negoziato”.


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L’8 marzo è stata lGiornata internazionale dei diritti della donna, celebrata per la prima volta nel 1911, in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. Nel 1908, infatti, 15.000 donne avevano marciato per New York chiedendo orari di lavoro più brevi, una paga migliore e il diritto di voto e, nel 1909, il Partito Socialista d’America aveva dichiarato la prima Giornata Nazionale della Donna. Allora, Clara Zetkin, attivista comunista e sostenitrice dei diritti delle donne, aveva suggerito la creazione di una giornata internazionale. Nel 1910, aveva presentato la sua proposta a una Conferenza internazionale delle donne lavoratrici a Copenaghen e le 100 donne presenti, provenienti da 17 paesi, avevano accettato all’unanimità. Non c’era, però, ancora una data fissa. Durante la guerra, nel 1917, ci fu uno sciopero delle donne russe che chiedevano “pane e pace”. Quattro giorni dopo lo sciopero, lo zar era stato costretto ad abdicare e il governo provvisorio aveva concesso alle donne il diritto di voto. Lo sciopero era iniziato l’8 marzo, perciò quella data è diventata la Giornata internazionale della donna. I colori di IWD (International Women Day) sono: il viola che significa giustizia e dignità, il verde che simboleggia la speranza, il bianco che rappresenta la purezza. Questi colori hanno avuto origine dalla Women’s Social and Political Union (WSPU) nel Regno Unito nel 1908, che ha lottato fortemente per ottenere il voto alle donne con la sua leader Emmeline Pankhurst

L'UDI (Unione Donne in Italia), creata nel 1944, a Roma, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoroaveva celebrato l'8 marzo nel 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell'Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosasia perché fiorisce tra febbraio e marzo che perché è un fiore economico, secondo un'idea di Teresa Noce, Rita Montagnana Teresa Mattei. Solo dagli Anni ‘70, però, la Festa è stata accettata ufficialmente. È un po’ difficile, quest’anno, pensare a una Festa quando vediamo ovunque donne e madri colpite dalla guerra, con figli uccisi e feriti, vittime o soldati. A chi possiamo donare la mimosa? Ai profughi che hanno perso casa, lavoro, speranza, o a chi ha mariti e figli a combattere?

I diritti della donna, infatti, possono esistere solo in un mondo pacifico perché non ci sono diritti se la propria vita e quella dei propri cari non sono salve. Possiamo, comunque, lottare per la pace e perché nel mondo si raggiunga la parità di genere, quale che sia il proprio genere.

Per tutta la vita io mi sono impegnata nella società per i diritti delle donne enel 2021, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 di novembre, avevo voluto che uscisse il libro “Che te ne fai di un’altra femmina?”, una raccolta di storie di donne occidentali e orientali che amano eppure subiscono violenza. In uno dei racconti, avevo persino immaginato un altro Pianeta dove, però, si perpetuava la stessa mentalità terrestre: la donna è un oggetto e come tale può essere distrutta. (qui si può leggere l’estratto: CHE TE NE FAI DI UN'ALTRA FEMMINA?: storie di donne del mondo orientale e occidentale con una puntata su un nuovo Pianeta (RACCONTI DI DONNE) eBook : RUSCA ZARGAR, RENATA: Amazon.it: Kindle Store)

Per l’8 marzo 2022, ho, inoltre, pubblicato “Storia della strega di Savona e altri racconti di violenza”, testo che, come il precedente, fa parte della collana “Racconti di donne”.

In occasione del 25 novembre 2022, è uscito "VOGLIO IL TUO UTERO" sulla maternità surrogata (qualcuno cioè che fa un figlio per altri), un soggetto di cui si parla molto poco, forse, per non dar fastidio a nessuno.

                                                        

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