SOTTOMARINI E UCRAINA

  DALL'1 AL 12 MARZO (prorogato al 31 marzo perché era impossibile pubblicare tutto il materiale arrivato) SU QUESTO BLOG SARANNO PUBBLICATI QUASI ESCLUSIVAMENTE POST CHE RIGUARDINO IL MONDO FEMMINILE PER RICORDARE A TUTTI L'8 MARZO GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

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Sottomarini e Ucraina — L’effettiva attivazione dell'accordo ‘Aukus’ tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia—che prevede la fornitura a quest’ultima di una flotta di sottomarini nucleari molto avanzati—è passata sostanzialmente sotto il radar della stampa continentale, se non per l’infelicità della Francia ad esserne rimasta esclusa all’epoca della firma. È però una netta indicazione che l’alleanza anglosassone si stia preparando a una guerra che considera sempre meno ipotetica.

La colpa—anche se in questi casi sono i vincitori ad assegnare la colpa, ‘dopo’—è di Vladimir Putin. L’incuria con cui spende le vite dei propri soldati e dei civili ucraini per proseguire con un’invasione fallita suggerisce agli osservatori angloamericani che, piuttosto di ammettere la sconfitta, la Russia sarebbe disposta a tirare il grilletto atomico senza troppe esitazioni... Forse non sarà probabile, ma il rischio è del tutto inammissibile. La lettura delle intenzioni cinesi è invece che stia emergendo un asse sino-russo in cui la Cina userebbero la Russia—non più in condizioni di dire di ’no’—come Putin sta usando le truppe della Wagner in Ucraina, cioè, come carne da macello.

L’Australia—che sente quotidianamente il fiato di Pechino sul collo—si prepara da tempo a respingere un’invasione da parte della Repubblica Popolare. È un paese scarsamente popolato, quasi vuoto, mentre è molto ricco di risorse che servirebbero come il pane alla Cina. È difficile da difendere: se non trovando la maniera di rendere l’eventuale attacco troppo ‘costoso’ agli aggressori…

È qui che c’entrano i sottomarini. Quelli inclusi nell’accordo Aukus sono della classe ‘Virginia’, il non plus ultra dei sistemi di difesa americani, per niente ‘l’usato militare’ che i paesi potenti cedono agli alleati meno fortunati. Un autorevole analista americano di affari militari, James Stavridis, li descrive come ‘superpredatori', ovvero l’ultimo anello di una sorta di catena alimentare della violenza guerresca. I Virginia, dice Stavridis, supererebbero di molto i mezzi equivalenti russi e cinesi “in stealth, range and offensive firepower”.

La marina australiana non ha mai posseduto sottomarini nucleari, ‘avanzati’ o meno. L’accordo prevede che al Paese vengano forniti non solo questi mezzi, ma anche le tecnologie per costruirli in proprio. Per gli americani il costo è alto, ma ricevono in cambio qualcosa di strategicamente prezioso: una barriera all’espansione navale cinese nei Mari del Sud. Per quanto la sinistra europea preferisca definire gli Usa come un ‘Impero’, non lo sono in senso territoriale, sono piuttosto una ‘talassocrazia’, un impero marittimo. È il controllo dei mari la vera base del potere americano—una cosa non da poco se si stima che il 90% di tutti i commerci mondiali prima o poi viaggia su una nave.

L’Europa continentale è passata attraverso tutti gli ingranaggi della storia. Ama molto credere che la guerra sia ormai impensabile, che ‘l’ultima’ sia stata quella finale. Ha gli archivi pieni di documenti che l’attestano. Purtroppo, altri attori—come i presenti alla firma del Patto di Monaco del 1938, con cui Hitler rinunciò all’aggressione territoriale—non la vedono alla stessa maniera.

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Nota Diplomatica esce con il sostegno di: iCorporate, MSC Cruises, Class Editori e Telecom Italia Sparkle

© Copyright 2023 James Douglas Hansen


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PUBBLICITA'


L’8 marzo è stata lGiornata internazionale dei diritti della donna, celebrata per la prima volta nel 1911, in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. Nel 1908, infatti, 15.000 donne avevano marciato per New York chiedendo orari di lavoro più brevi, una paga migliore e il diritto di voto e, nel 1909, il Partito Socialista d’America aveva dichiarato la prima Giornata Nazionale della Donna. Allora, Clara Zetkin, attivista comunista e sostenitrice dei diritti delle donne, aveva suggerito la creazione di una giornata internazionale. Nel 1910, aveva presentato la sua proposta a una Conferenza internazionale delle donne lavoratrici a Copenaghen e le 100 donne presenti, provenienti da 17 paesi, avevano accettato all’unanimità. Non c’era, però, ancora una data fissa. Durante la guerra, nel 1917, ci fu uno sciopero delle donne russe che chiedevano “pane e pace”. Quattro giorni dopo lo sciopero, lo zar era stato costretto ad abdicare e il governo provvisorio aveva concesso alle donne il diritto di voto. Lo sciopero era iniziato l’8 marzo, perciò quella data è diventata la Giornata internazionale della donna. I colori di IWD (International Women Day) sono: il viola che significa giustizia e dignità, il verde che simboleggia la speranza, il bianco che rappresenta la purezza. Questi colori hanno avuto origine dalla Women’s Social and Political Union (WSPU) nel Regno Unito nel 1908, che ha lottato fortemente per ottenere il voto alle donne con la sua leader Emmeline Pankhurst

L'UDI (Unione Donne in Italia), creata nel 1944, a Roma, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoroaveva celebrato l'8 marzo nel 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell'Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosasia perché fiorisce tra febbraio e marzo che perché è un fiore economico, secondo un'idea di Teresa Noce, Rita Montagnana Teresa Mattei. Solo dagli Anni ‘70, però, la Festa è stata accettata ufficialmente. È un po’ difficile, quest’anno, pensare a una Festa quando vediamo ovunque donne e madri colpite dalla guerra, con figli uccisi e feriti, vittime o soldati. A chi possiamo donare la mimosa? Ai profughi che hanno perso casa, lavoro, speranza, o a chi ha mariti e figli a combattere?

I diritti della donna, infatti, possono esistere solo in un mondo pacifico perché non ci sono diritti se la propria vita e quella dei propri cari non sono salve. Possiamo, comunque, lottare per la pace e perché nel mondo si raggiunga la parità di genere, quale che sia il proprio genere.

Per tutta la vita io mi sono impegnata nella società per i diritti delle donne enel 2021, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 di novembre, avevo voluto che uscisse il libro “Che te ne fai di un’altra femmina?”, una raccolta di storie di donne occidentali e orientali che amano eppure subiscono violenza. In uno dei racconti, avevo persino immaginato un altro Pianeta dove, però, si perpetuava la stessa mentalità terrestre: la donna è un oggetto e come tale può essere distrutta. (qui si può leggere l’estratto: CHE TE NE FAI DI UN'ALTRA FEMMINA?: storie di donne del mondo orientale e occidentale con una puntata su un nuovo Pianeta (RACCONTI DI DONNE) eBook : RUSCA ZARGAR, RENATA: Amazon.it: Kindle Store)

Per l’8 marzo 2022, ho, inoltre, pubblicato “Storia della strega di Savona e altri racconti di violenza”, testo che, come il precedente, fa parte della collana “Racconti di donne”.

In occasione del 25 novembre 2022, è uscito "VOGLIO IL TUO UTERO" sulla maternità surrogata (qualcuno cioè che fa un figlio per altri), un soggetto di cui si parla molto poco, forse, per non dar fastidio a nessuno.

                                                        

RENATA RUSCA ZARGAR su Amazon.it: libri ed eBook Kindle di RENATA RUSCA ZARGAR

 

 

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