Claudio CARRIERI


DALL'1 AL 12 MARZO SU QUESTO BLOG SARANNO PUBBLICATI QUASI ESCLUSIVAMENTE POST CHE RIGUARDINO IL MONDO FEMMINILE PER RICORDARE A TUTTI L'8 MARZO GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA


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Æssenza
(manifesto dell’arte)

Se vogliamo che l'uomo possa ancora rappresentare la misura, il canone del disegno universale, diremo che fare arte significa agire secondo un'etica che, pur negando una nostra posizione di privilegio nel mondo, comunque ci impone di vivere in armonia con quell'ordine naturale, che noi stessi rappresentiamo.
 L'opera d'arte che è traccia del nostro fare, non potrà più essere punto di arrivo, termine di un metodo, rappresenterà invece un documento plastico, elastico in continua ricerca di un equilibrio non soggetto a una regola fissa. Un equilibrio dinamico e in divenire, che dipende dalla nostra possibilità e volontà di trattenerlo per un istante e legarlo alla nostra esperienza.
Si tratta di un Metodo nuovo, che emerge attraverso la storia dei nostri tentativi di ordinarlo, rispettando quella legge non scritta che ci rende umani. 
In questo senso l'opera d'arte sarà non finita per definizione, la sua integrità, la sua forma compiuta come fine estetico, non più necessarie. Anzi, come in un processo ciclico, dove fine e origine si toccano, una volta completata, l'opera deve essere demolita frazionata, annullata la sua identità formale. 
Æssenza più che un’azione iconoclasta è un rito sacrificale che genera il seme di una rinascita, la spinta da cui ripartire e tentare ancora di stabilire l’equilibrio fra noi e il mondo .
C'è un aspetto spirituale: un attimo prima di dissolversi nella rivelazione dell'assenza, la nostra mente può afferrare e cogliere il confine dorato del proprio annichilimento. Andare oltre non è concesso, la nostra comprensione si ferma al concetto di vuoto: il vuoto può essere riempito, mentre assenza è luogo di una dimensione altra, non rappresentabile
Distruggendo la rappresentazione, noi apriamo la porta all'intuizione di ciò che non è comprensibile.
Tornando all’arte: assenza non è vuoto né mancanza, è possibilità, suggestione, invito alla condivisione, germe di rappresentazione, vita nuova.
Corre alla mente la Nike di Samotracia, ma il principio vale anche per i frammenti anonimi dei reperti archeologici; le tracce dell’assenza seguono un percorso che, incrociando le vie delle storia, va dalla venere di Savignano, all’incompiuto michelangiolesco, all’informale, comprendendo, attraverso i secoli, perfino i barbari scempi degli iconoclasti. 
Persino i guerriglieri del Daesch, con le loro barbare azioni iconoclaste, mentre facevano a pezzi le antiche statue, paradossalmente, contribuivano a risvegliare i loro spiriti, moltiplicandone la forza insopprimibile: Infatti i frammenti delle opere distrutte hanno mantenuto il DNA dell’intero, diventando a loro volta opere compiute.
(Il pensiero di Eraclito emerge dai pochi frammenti che ci sono pervenuti, ma ciò che lo rende ancora vivo, non è la possibilità di recuperarne l’originaria compiutezza perché quei frammenti sono un’opera nuova, il pensiero di Eraclito compiuto anche attraverso il nostro).
Ripartendo dai frammenti, potremo narrare la storia dei tentativi di intonare il nostro procedere alla Armonia del Mondo e perfino, nel tempo presente, compiere azioni di cura concreta, anche in ambito culturale e sociale.
Per tramite dell’Arte, in Æssenza, materia e spirito tornano nuovamente ad evidenziarsi come aspetti reciprocamente imprescindibili della natura.



Attività artistica di Claudio CARRIERI

Inizia il suo lavoro negli anni settanta, partecipando e allestendo diverse perfomance di pittura e fotografia.
In seguito si dedica alla grafica umoristica e alla ceramica, come:
frequentando le fabbriche di Albisola.
Pratica la scultura con diversi materiali: dal filo di ferro alla cartapesta, alla ceramica, alla vetroresina, al bronzo.
Negli anni ottanta/novanta allestisce diverse mostre di pittura, principalmente a Savona, Genova, Torino, collabora a attività di Arte-Terapia (Dipartimento di Salute Mentale dell'ASL2 Savonese, direttore
Dr. Antonio Maria Ferro). Realizza il "Forno Drago" (1992, fortezza Priamar  Savona).
Inventa e dirige per nove anni "il bosco e le lanterne" performance di pittura, scultura, teatro e paesaggio.
Dal 2000 collabora con la galleria il Naviglio a Milano, dove allestisce diverse mostre di scultura, presentando le sue "Odalische", e di pittura.
Partecipa a numerose mostre collettive, fiere d'arte o personali sia in Italia che all'estero.
Nel 2012 propone "abissi di speranza" a Savona, Priamar, Palazzo del Commissario; "Maschio Angioino" Napoli "Odalische" Installazioni permanenti fortezza del Priamar, Santa Teresa di Gallura, Castelsardo, isola d'Elba, Capri (Giardini Augustei).
Nel 2013 fonda altamira-cooperativa, per gli artisti, galleristi, procuratori, estimatori, collezionisti.
Avvia "ortoscultura" a San Bernardo in Valle (SV).
Collettiva di scultura, in collaborazione con il FAI, Villa Necchi (milano).
2014 "draghi in val bormida": performance e libro.
"luciferro" (drago collocato in piazza della vittoria a Cairo M.) video:
"luciferro the story" disponibile su:
https://vimeo.com/tag:luciferro
Mostra "parole nella terra" (savona).
2015 mostre: "cantico", "paesaggi francescani" (Cairo Montenotte, convento francescano).
"Unico", vetro: multiplo infinito di pezzi unici.
"Vorrei che tu venissi a trovarmi": Istituto Comprensivo delle Albisole.
2015-2016 "Salvapensieri", installazioni e libro, in collaborazione con Istituto Comprensivo delle Albisole: chiostro della Cappella Sistina e IPERCOOP, centro commerciale Il Gabbiano (Savona).
2017- "Africa la grande Madre", collettiva, Palazzo Foscolo, Oderzo, Treviso
2018- "Mama Wa Rangi e il vascello farfalla" (il mito che non c'è), allestimento, libro e conferenza; foto di Aldo Grattarola, Oratorio S. Michele, Celle Ligure
2018- "Tutti in un filo" collettiva, Palazzo Zaguri, Venezia
2019 "Mama Warangi e il vascello farfalla" (Celle Ligure,oratorio S. Michele); "La banalità del mare" ISS Federico Patetta, Cairo M. (Savona)
"AEssenza" (performance) Liceo Artistico A. Martini, Savona
2019 "AEssenza" (performance) Palazzo Zaguri (Venezia)
2021 "Rose e Burlanchi" (personale) Keifos (Albissola)
2022 "Quaerere Pacem" Mostra in collaborazione con IC Don Andrea Gallo Savona

"Bello è ciò che si rappresenta attraverso il buon gesto, buono è qualità concordata nel dibattito civile al quale l'arte deve partecipare schierandosi.
Questa oggi è la genesi formale del bello".

                                                                      Claudio CARRIERI


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PUBBLICITA'


L’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti della donna, celebrata per la prima volta nel 1911, in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. Nel 1908, infatti, 15.000 donne avevano marciato per New York chiedendo orari di lavoro più brevi, una paga migliore e il diritto di voto e, nel 1909, il Partito Socialista d’America aveva dichiarato la prima Giornata Nazionale della Donna. Allora, Clara Zetkin, attivista comunista e sostenitrice dei diritti delle donne, aveva suggerito la creazione di una giornata internazionale. Nel 1910, aveva presentato la sua proposta a una Conferenza internazionale delle donne lavoratrici a Copenaghen e le 100 donne presenti, provenienti da 17 paesi, avevano accettato all’unanimità. Non c’era, però, ancora una data fissa. Durante la guerra, nel 1917, ci fu uno sciopero delle donne russe che chiedevano “pane e pace”. Quattro giorni dopo lo sciopero, lo zar era stato costretto ad abdicare e il governo provvisorio aveva concesso alle donne il diritto di voto. Lo sciopero era iniziato l’8 marzo, perciò quella data è diventata la Giornata internazionale della donna. I colori di IWD (International Women Day) sono: il viola che significa giustizia e dignità, il verde che simboleggia la speranza, il bianco che rappresenta la purezza. Questi colori hanno avuto origine dalla Women’s Social and Political Union (WSPU) nel Regno Unito nel 1908, che ha lottato fortemente per ottenere il voto alle donne con la sua leader Emmeline Pankhurst. 

L'UDI (Unione Donne in Italia), creata nel 1944, a oma, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro, aveva celebrato l'8 marzo nel 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell'Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, sia perché fiorisce tra febbraio e marzo che perché è un fiore economico, secondo un'idea di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei. Solo dagli Anni ‘70, però, la Festa è stata accettata ufficialmente. È un po’ difficile, quest’anno, pensare a una Festa quando vediamo ovunque donne e madri colpite dalla guerra, con figli uccisi e feriti, vittime o soldati. A chi possiamo donare la mimosa? Ai profughi che hanno perso casa, lavoro, speranza, o a chi ha mariti e figli a combattere?

I diritti della donna, infatti, possono esistere solo in un mondo pacifico perché non ci sono diritti se la propria vita e quella dei propri cari non sono salve. Possiamo, comunque, lottare per la pace e perché nel mondo si raggiunga la parità di genere, quale che sia il proprio genere.

Per tutta la vita io mi sono impegnata nella società per i diritti delle donne e, nel 2021, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 di novembre, avevo voluto che uscisse il libro “Che te ne fai di un’altra femmina?”, una raccolta di storie di donne occidentali e orientali che amano eppure subiscono violenza. In uno dei racconti, avevo persino immaginato un altro Pianeta dove, però, si perpetuava la stessa mentalità terrestre: la donna è un oggetto e come tale può essere distrutta. (qui si può leggere l’estratto: CHE TE NE FAI DI UN'ALTRA FEMMINA?: storie di donne del mondo orientale e occidentale con una puntata su un nuovo Pianeta (RACCONTI DI DONNE) eBook : RUSCA ZARGAR, RENATA: Amazon.it: Kindle Store)

Per l’8 marzo 2022, ho, inoltre, pubblicato “Storia della strega di Savona e altri racconti di violenza”, testo che, come il precedente, fa parte della collana “Racconti di donne”.

In occasione del 25 novembre 2022, è uscito "VOGLIO IL TUO UTERO" sulla maternità surrogata (qualcuno cioè che fa un figlio per altri), un soggetto di cui si parla molto poco, forse, per non dar fastidio a nessuno.

                                         

RENATA RUSCA ZARGAR su Amazon.it: libri ed eBook Kindle di Renata Rusca Zargar



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