STORIA DI ME RACCONTATA DA LEI di Chiara Macina

  DALL'1 AL 12 MARZO SU QUESTO BLOG SARANNO PUBBLICATI QUASI ESCLUSIVAMENTE POST CHE RIGUARDINO IL MONDO FEMMINILE PER RICORDARE A TUTTI L'8 MARZO GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA


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Storia di me raccontata da lei

di                  Chiara Macina






“Figlia di

Mamma di”

Solo questo vorrei fosse scritto sulla mia tomba accanto al mio nome.

Le mie radici e le mie ali.

Cerco di avere cura di entrambe, con alterna fortuna e dedizione per le mie radici, con uno slancio continuo e incondizionato per le mie ali.

Ho un rapporto controverso con il passato, molta nostalgia e molte moltissime ferite, ho una fiducia piena nel futuro, vivo il mio presente.

Non faccio mai progetti a lungo termine, conosco e rispetto la mia natura, se programmo troppo in là mi passa qualsiasi voglia, vivo il momento, mi affido all’intuizione, non sempre è la scelta giusta soprattutto perché il mio sentire è spesso condizionato da emozioni molto forti che non sempre gestisco al meglio.

“Depende…” cantava Jarabe de Pablo…così è per me.

A volte sento il bisogno di mettere a riposo il cervello, di solito questo succede nei giorni seguenti a un’emozione molto forte, una scoperta, una brutta notizia, il vortice di emozioni è così potente che non riesco bene a gestirlo e a conviverci serenamente, allora metto tutto in frigo per un po’.

Di solito sono quei giorni in cui guardo un film dietro l’altro, o faccio piccoli lavoretti che non richiedono troppa concentrazione ma mi portano a un risultato immediato, oppure riordino da cima a fondo i cassetti con l’illusione accoppiando calze spaiate di mettere un po’ di ordine nella mia vita.

Una vita che continuo ad amare moltissimo, vivo con piena passione e seguendo solo la bussola della mia natura, pochi compromessi, poco quieto vivere, poco o nulla di ragionato e calcolato.

La mia libertà ha un prezzo? Certo anche alto.

Una vita giusta per me, condivisa con qualche animale due figli un marito e quelle persone con cui la sintonia è tale da rendere il rapporto leggero, facile, nutriente e godibilissimo.

Passato questo piccolo intervallo di tempo in stand-by è come se si fosse generato un reset, una sorta di pulizia energetica, torno a guardare il cruccio che mi aveva assalito con sufficienza, quasi fosse una cosa su cui possa benissimo riderci su o semplicemente ignorare, perché c’è una cosa che voglio con tutta me stessa: viaggiare leggera.

Qualche tempo fa una carissima amica mi ha mostrato il titolo di un libro che si era decisa ad acquistare “se ti fa soffrire non è amore”, ho pensato subito “è proprio così” e questo teorema può essere applicato un po’ in tutte le aree della vita, non solo all’amore di coppia.

Quando un rapporto comincia per le sue dinamiche a crearmi un forte logorio interiore io di solito preferisco andare da qualche altra parte, crescendo mi sono spesso chiesta se questo sia una fuga, neanche troppo premeditata, oppure un volare un po’ più in alto, non lo so, non mi sono mai data una risposta e non ho neanche mai scavato troppo dentro me stessa per trovarla.

La verità è che non mi interessa saperlo.

Crescendo sono diventata più ironica e l’ironia si sa, molto spesso salva la vita.

La nostra e quella degli altri.

Una cosa che la scrittura mi ha regalato è la curiosità, non mi stancherei mai di ascoltare e scrivere la storia degli altri, trovo ci sia in ciascun viatico qualcosa di davvero affascinante e ogni volta ho l’impressione che quelle narrazioni mi abbiano restituito un frammento della mia vita.

Di solito quando penso al futuro, a qualche appuntamento prossimo, a qualche serata penso sempre “Che vestito mi metto?” non perché abbia ansia di apparire ma perché trovo un grandissimo godimento ad aprire il mio armadio pieno di coloratissimi vestiti o abiti stretti in vita total black e scaldacuori.

Quando penso al passato ho sempre la stessa immagine di me: una bambina con le guance molto paffute e rosse e i capelli neri neri che cerca di bere alla fontana dei daini a Montecchio, anche allora trovavo le cose pratiche molto complicate e facevo un po’ fatica, mi fa molta tenerezza questo ricordo e ogni volta abbraccio con il pensiero questa me stessa assicurandole che andrà tutto benissimo e che non deve avere nessuna paura, dentro di lei c’è tutto ciò di cui ha bisogno e ci sarà sempre.

Scarso senso pratico non le impedirà di fare ciò che ama, non rinnegherà mai la sua natura ma verrà a patti con qualche suo aspetto per l’amore delle persone che al mondo ama di più: i suoi figli.

Sono venuta al mondo sola e sola me ne andrò ma nel periodo intermedio ho dato alla luce due persone, diverse da me, ma che vivranno la loro vita portando a spasso le mie mani lei, la mia bocca lui.

Ci pensavo l’altro giorno, ho avuto come un’illuminazione: mia mamma mi ha chiesto se poteva preparare un’insalata di riso per mio figlio per pranzo, sarebbe andato da lei, io le ho detto “sì benissimo,  la mangiamo tutti e tre”. Ero sola e oggi siamo in tre.





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PUBBLICITA'

L’8 marzo è lGiornata internazionale dei diritti della donna, celebrata per la prima volta nel 1911, in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. Nel 1908, infatti, 15.000 donne avevano marciato per New York chiedendo orari di lavoro più brevi, una paga migliore e il diritto di voto e, nel 1909, il Partito Socialista d’America aveva dichiarato la prima Giornata Nazionale della Donna. Allora, Clara Zetkin, attivista comunista e sostenitrice dei diritti delle donne, aveva suggerito la creazione di una giornata internazionale. Nel 1910, aveva presentato la sua proposta a una Conferenza internazionale delle donne lavoratrici a Copenaghen e le 100 donne presenti, provenienti da 17 paesi, avevano accettato all’unanimità. Non c’era, però, ancora una data fissa. Durante la guerra, nel 1917, ci fu uno sciopero delle donne russe che chiedevano “pane e pace”. Quattro giorni dopo lo sciopero, lo zar era stato costretto ad abdicare e il governo provvisorio aveva concesso alle donne il diritto di voto. Lo sciopero era iniziato l’8 marzo, perciò quella data è diventata la Giornata internazionale della donna. I colori di IWD (International Women Day) sono: il viola che significa giustizia e dignità, il verde che simboleggia la speranza, il bianco che rappresenta la purezza. Questi colori hanno avuto origine dalla Women’s Social and Political Union (WSPU) nel Regno Unito nel 1908, che ha lottato fortemente per ottenere il voto alle donne con la sua leader Emmeline Pankhurst

L'UDI (Unione Donne in Italia), creata nel 1944, a Roma, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoroaveva celebrato l'8 marzo nel 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell'Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosasia perché fiorisce tra febbraio e marzo che perché è un fiore economico, secondo un'idea di Teresa Noce, Rita Montagnana Teresa Mattei. Solo dagli Anni ‘70, però, la Festa è stata accettata ufficialmente. È un po’ difficile, quest’anno, pensare a una Festa quando vediamo ovunque donne e madri colpite dalla guerra, con figli uccisi e feriti, vittime o soldati. A chi possiamo donare la mimosa? Ai profughi che hanno perso casa, lavoro, speranza, o a chi ha mariti e figli a combattere?

I diritti della donna, infatti, possono esistere solo in un mondo pacifico perché non ci sono diritti se la propria vita e quella dei propri cari non sono salve. Possiamo, comunque, lottare per la pace e perché nel mondo si raggiunga la parità di genere, quale che sia il proprio genere.

Per tutta la vita io mi sono impegnata nella società per i diritti delle donne enel 2021, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 di novembre, avevo voluto che uscisse il libro “Che te ne fai di un’altra femmina?”, una raccolta di storie di donne occidentali e orientali che amano eppure subiscono violenza. In uno dei racconti, avevo persino immaginato un altro Pianeta dove, però, si perpetuava la stessa mentalità terrestre: la donna è un oggetto e come tale può essere distrutta. (qui si può leggere l’estratto: CHE TE NE FAI DI UN'ALTRA FEMMINA?: storie di donne del mondo orientale e occidentale con una puntata su un nuovo Pianeta (RACCONTI DI DONNE) eBook : RUSCA ZARGAR, RENATA: Amazon.it: Kindle Store)

Per l’8 marzo 2022, ho, inoltre, pubblicato “Storia della strega di Savona e altri racconti di violenza”, testo che, come il precedente, fa parte della collana “Racconti di donne”.

In occasione del 25 novembre 2022, è uscito "VOGLIO IL TUO UTERO" sulla maternità surrogata (qualcuno cioè che fa un figlio per altri), un soggetto di cui si parla molto poco, forse, per non dar fastidio a nessuno.

                                                        

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