LIBERTÀ ACCADEMICA SOTTO ATTACCO
Libertà accademica sotto attacco
Il 9 marzo 2021, l'Associazione Luca Coscioni, insieme a Science for
Democracy e Eumans, ha organizzato un webinar
durante il 68° incontro del Comitato
delle Nazioni Unite sui diritti economici, sociali e culturali
incentrato sulla questione della libertà
accademica.
La libertà accademica, infatti, è un diritto umano.
Marco Gentili, Presidente dell’Associazione Luca Coscioni, ha introdotto
l’importanza di questa libertà e la necessità che la ricerca e la scienza siano
laicamente messe in condizione di avere il massimo sviluppo.
Tutti noi, infatti, beneficiamo dei progressi della ricerca scientifica,
miglioriamo la nostra qualità di vita, possiamo accedere a nuove cure e a nuove
scoperte e punti di vista.
Cesare Romano, insegnante di diritto internazionale all’Università Loyola
di Los Angeles, collegato dalla California, ha pure ribadito che tale libertà è
un diritto che si gode sia a livello individuale che sociale e che gli Stati
hanno l'obbligo di rispettare, proteggere e realizzare tale diritto.
Invece, la libertà accademica è sotto attacco in molti paesi. Quando si
toglie la libertà di insegnamento e di opinione, quando si elude la
possibilità, come è sempre avvenuto nella storia, da parte degli studenti, ad
esempio, di proporre dei cambiamenti, di sostenere qualcosa che non piaccia al
governo di turno, vuol dire che la democrazia stessa è sotto attacco.
Sono stati esaminati, quindi, alcuni casi eclatanti.
Il primo è stato quello di Hong Kong, presentato da Delanee Hester, membro dell'International
Human Rights Center della
Loyola Law School di Los Angeles. Come tutti
sappiamo, la situazione a Hong Kong è molto grave a causa della legge per la
sicurezza nazionale e le interferenze nella selezione dei professori
universitari. Infatti, la Cina è un paese dove la libertà non è mai esistita e
a chiunque esprima un’opinione non gradita, può capitare di tutto. Sul sito di
Science for Democracy (Academic
Freedom Under Attack - Science for Democracy) si possono trovare tutte le informazioni e si può firmare l’appello per il
Diritto alla Scienza (Appeal for the
Right to Science - #EnjoyScience - Science for Democracy).
Un altro caso preso
in considerazione è stato quello della CEU, un’Università privata che conduceva
vari studi di genere e sociali nella sua sede di Budapest: la migliore
università nelle discipline di indirizzo.
Il Governo
ungherese ha creato leggi ad hoc per penalizzare tale Università che, infine,
ha dovuto spostarsi a Vienna. L’UE ha invalidato quelle leggi ma, in
conclusione, non ha avuto nessuna forza perché quelle leggi esistono ancora.
A sentire questo
caso, mi è venuto in mente quanto qui, in Italia, Orban venga citato addirittura
come esempio.
Eppure, gli
studenti ungheresi, come quelli cinesi e molti altri nel mondo, devono apprendere
solo quello che il “padrone” vuole, devono spegnere le loro menti per
assuefarsi a quello che altri decidono, non possono avere opinioni se non in
linea con il dominante di turno.
È una
considerazione che ci riporta a drammatici periodi storici, un pensiero
mostruoso che anestetizza le coscienze fino a farle diventare capaci di
qualsiasi nefandezza. Sarà un modello
anche per noi? Probabilmente, quando abbiamo ingrandito con entusiasmo l’Unione
Europea, non ci siamo resi abbastanza conto che il primo punto, anche per
restare, non solo per entrare, doveva essere il rispetto dei Diritti Umani. A
quei paesi, invece, fanno comodo gli aiuti economici, per il resto, fanno come
gli pare!
Il terzo caso è
stato quello turco. Ne ha parlato Latife Akyuz, un’insegnante che, dopo aver
subito sospensioni, minacce, perquisizioni, detenzione e ritiro del passaporto,
si è rifugiata in Germania. Un suo collega più sfortunato, che non ha trovato
dove andare, infine, si è suicidato.
Dopo il colpo di
stato, come sappiamo, in Turchia sono state soppresse tutte le libertà. I
prigionieri politici non si contano, come pure i giornalisti arrestati e
licenziati. I rettori ora vengono nominati direttamente da Erdogan. A causa di
una petizione promossa dagli accademici per la pace, perché venisse sospeso il
coprifuoco e cessasse il massacro e la deportazione dei curdi, sono state chiuse
15 università, licenziati i firmatari e inseriti in una lista nera per cui non
troveranno più lavoro… Le toghe accademiche sono state calpestate dalla
polizia, persino i cancelli delle Università sono stati ammanettati!
Federico Brusadelli, dell’Università di Napoli, ha evidenziato, infine, che ci sono in Europa Istituti finanziati dal governo cinese per diffondere la lingua e la cultura cinese. Il colosso cinese offre, con facilità, insegnanti, fondi e persino proficui contatti in Cina. È problematico, però, dipendere da chi non riconosce la libertà accademica.
Perché la libertà
accademica non è negoziabile.
Anche noi cittadini dobbiamo tutti
interrogarci sui tempi che stiamo vivendo. Sembra che il mondo stia andando
sempre di più verso regimi che tolgono il pensiero, la coscienza e la libertà.
Nel nostro piccolo, ognuno di noi, come può, deve opporsi. È un imperativo morale.
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