ESSERE PERSONE MIGLIORI, CONSAPEVOLI DEI PROPRI DIRITTI: L'EDUCAZIONE PERMANENTE
Essere persone migliori, consapevoli dei propri diritti: l’educazione permanente
Di educazione
permanente, cioè di educazione e
formazione per tutto il corso della vita, parla già Comenio nel 1600 perché l’uomo, per tutta la vita,
sente il bisogno di progredire.
Il concetto di educazione o apprendimento viene riconsiderato nei secoli ma, dopo il 1968, punto di partenza della cultura e della pedagogia moderna, il fermento, la voglia di cambiare e di migliorare di molte persone, dà una luce nuova al concetto. Imparare per sé stessi, magari non avendolo potuto fare da bambini, ma anche per comprendere meglio la società, per migliorare il proprio lavoro, per avere successo… Per essere persone migliori, consapevoli dei propri diritti.
La necessità di apprendere nuove competenze.
Oggi la situazione
è molto più complessa. È necessario conoscere
la tecnologia –che cambia continuamente-, è necessario, spesso, nel corso
della vita, cambiare lavoro e, quindi, avere (o apprendere) molte diverse
competenze.
Ci sono moltissime
opportunità in più per imparare (internet), che non sempre
vengono sfruttate. Molti hanno usato (e usano) il computer, il tablet o il
telefonino, solo per i giochi o per
essere su facebook, instagram, tiktok,
e mostrare agli amici le foto di ogni loro atto, anche il più banale,
esprimendo un comportamento addirittura maniacale.
Essi non impiegano
la meraviglia del progresso per leggere
le notizie, ad esempio, o un libro
virtuale. Non a caso l’Italia è molto indietro nella vendita di ebook. I
lettori virtuali sono, in gran parte, quelli che leggevano due libri di carta a
settimana, cioè una minoranza (sembra che il mercato dei testi virtuali sia
circa il 10% del mercato generale dei libri che già in Italia non è forte).
E, forse, non
approfittano della semplicità e velocità tecnologica per consultare
l’enciclopedia più famosa, Wikipedia.
Anzi, molti (anche insegnanti!) credono ancora che Wikipedia possa divulgare
informazioni false.
Se vi
è capitato di viaggiare su un treno a lunga percorrenza, ad esempio, avrete
notato che sono molto rare le persone che leggono un libro e rarissime quelle
che hanno un giornale. La maggior parte, invece, traffica con un cellulare, non
si sa se impegnata in giochi vari o sui social a flirtare.
È
molto improbabile, infatti, che stia leggendo le voci dell'enciclopedia
Wikipedia! Altri conducono -sempre al cellulare- infinite conversazioni con
parenti e amici o, peggio ancora, con fidanzati noiosissimi che hanno troppo
tempo da perdere.
La Riforma “La Buona Scuola” dei governi Renzi-Gentiloni aveva inserito l’istruzione permanente dei cittadini tra i suoi punti più importanti, ma rimane tuttora assai difficile organizzarla, senza contare le enormi complicazioni aggiuntive create dal Covid.
Gli analfabeti funzionali.
Molti soggetti,
specialmente di età superiore ai 55 anni,
hanno competenze limitatissime perché non hanno frequentato a lungo la scuola.
Se, negli anni, non hanno letto libri o seguito corsi di vario tipo, le
competenze diminuiscono ancora con il tempo. Si tratta dei cosiddetti analfabeti funzionali ai quali si
aggiungono, però, anche giovani che
non hanno trovato nella scuola la spinta per progredire.
Magari sanno
“leggere e far di conto” ma capiscono
poco di quello che leggono, non sono in grado di strutturare un
ragionamento complesso, si nutrono di slogan che non sanno dimostrare
logicamente. Usano le tecnologie solo in modo superficiale, non leggono libri e
giornali. Così succede anche che scelgano di votare con convinzione il politico
che argomenta di meno ma è più bravo proprio nell’uso di frasi ad effetto.
L’Italia è
penultima in Europa (preceduta dalla Turchia) per livello di competenze.
Gli analfabeti
funzionali sono persone occupate in lavori manuali, sia uomini che donne, uno
su tre è over 55, oltre il 60% è nel Sud o nel nord ovest del paese.
Soprattutto sono persone che non vogliono cambiare.
La maggior parte
degli anziani, poi, che magari frequentano altri anziani, cioè hanno una vita
sociale, vogliono solo giocare a carte (esercizio ripetitivo) e si rifiutano di
impegnarsi anche saltuariamente in qualsiasi attività differente, magari anche
solo per ascoltare una semplice lettura, guardare foto di altri paesi ecc. Le
carte e la tombola sono il massimo delle loro competenze culturali, nonostante
gli sforzi e la varietà di proposte di chi gestisce i centri di aggregazione.
In questi casi,
non solo si è analfabeti funzionali ma anche analfabeti di ritorno, si perdono cioè persino le poche capacità
che si avevano.
Invece, il cervello
ha bisogno, come qualsiasi altra parte del corpo, di essere tenuto in
esercizio, di allenarsi.
L’Italia
è uno dei paesi con il più alto indice di vecchiaia al mondo.
Se già nel 2005 la popolazione con 65
anni e più (19,5%) superava di 5 punti percentuali la popolazione fra 0 e 14
anni (14,1%), nel successivo decennio tale gap si accentua: nel 2015
le persone con 65 anni e più costituivano il 21,7% della popolazione e quelle
fra 0 e 14 anni il 13,8% (dati Istat).
Nel 2017 e 2018, gli over 65 rappresentavano già il 35% della popolazione italiana totale.
I numeri, dunque, sono alti anche per quanto riguarda la
longevità. Nel nostro Paese la speranza di vita alla nascita è
di 83,4 anni, in netta ascesa rispetto al 2015 (82,7 anni)
e seconda in Europa solo alla Spagna (83,5).
Nel corso dell’ultimo decennio è inoltre raddoppiato il numero dei
centenari, con la Sardegna medaglia
d’oro per densità di over 100 sulla popolazione complessiva.
La Liguria, poi, è una regione di anziani, indigeni o immigrati da altre regioni. Addirittura, a Genova, nel 2018, c’erano 254 anziani (è di 169 la media italiana) ogni
100 giovani sotto i 14 anni!
Le previsioni dicono che la popolazione italiana calerà
dai circa 60 milioni di persone attuali a 54
milioni entro il 2065. Nel 2050, gli over 65 saranno 20
milioni, sempre secondo le stime, di cui 4 milioni sopra gli 85 anni, dato
favorito da un ulteriore innalzamento dell’aspettativa di vita a
86,1 anni per gli uomini e 90,2 anni per le donne.
Ora, i calcoli e le stime saranno da rifare perché il Covid ha falciato maggiormente gli anziani, però, con il vaccino, si tornerà presto alla situazione precedente.
Insomma, l’Italia
è un paese di anziani con un alto costo per il servizio sanitario.
Per non accelerare
la demenza senile, tra le altre cose, bisogna contrastare l’invecchiamento del cervello. Per conservare al meglio le proprie capacità, è molto
importante fare attività fisica, mantenere il peso forma, diminuire le
proteine, ecc. ma specialmente bisogna allenare
il cervello coltivando hobby e
interessi, tenere in esercizio la memoria, applicarsi in nuove esperienze e
difficoltà e non nelle solite occupazioni ripetitive che ben conosciamo.
“Perdere la testa” è l’esperienza più brutta che si possa fare, un po’ come da bambini, prima di imparare a leggere, quando capitava di vedere un cartello per strada. Era una grande tristezza non poterlo comprendere.
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