MARIA ALTOMARE SARDELLA recensisce “L’ALBERO DEI MILLEFIORI”, poesie di ZAHOOR AHMAD ZARGAR
La cifra della silloge di Zargar è l’amore declinato in tutte le sue forme con lessico semplice e incisivo al tempo stesso: l’amore per la propria terra di origine, bello ma profondamente ferito dalle “… pance vuote dei bambini”; presente nel ricordo, in quanto legato agli affetti più teneri dell’infanzia, quelli della madre, dei fratelli, dei giochi innocenti e dei sogni, ma irrimediabilmente dilaniato dalla sofferenza di tanti che sono costretti a cercare altrove il pane e ancora una volta si ritrovano oppressi e impietosamente sfruttati come “ … immigrati/ in cerca di nuove miniere.”. Ma non è solo alla sua terra di origine che il poeta pensa, quando egli parla della guerra, sintomo dell’inaccettabile egoismo dell’uomo che “… ha strappato via l’infanzia …” di bambini che giocavano in un prato, quando le mine li hanno orribilmente mutilati. Infatti, è la guerra il vero “funerale dell’umanità”. E il poeta sogna “un mondo migliore/ che non guardi/ al colore della pelle/ o alle differenze di razza e religione.” Zargar poeta sogna, Zargar uomo è consapevole di sognare sotto un albero che in natura non esiste ed è l’albero dei millefiori, da cui il titolo della raccolta. Il monito del poeta ai suoi lettori è che la morte “… non lascia il tempo/ di respirare…” e che occorre abbandonare in fretta i falsi idoli del nostro tempo. La poesia di Zargar, quindi, è permeata di profonde riflessioni filosofiche. L’amore, dicevamo, è declinato in ogni sfaccettatura, ed ecco le poesie del sollievo, perché se il dolore è reale, è altrettanto vero che ogni uomo può godere della bellezza e della pace e così la terra che lo ha accolto, la Liguria, gli sembra così bella che gli “… sorge il dubbio” che essa sia, appunto, “…il sogno di un poeta.” La poesia più bella e formalmente riuscita Zargar la dedica, però, alla donna amata, alla moglie “… pianta /piena di fiori misteriosi/che ha preso radice…” nel suo giardino. Vale la pena leggere i versi di Zargar, poeta dal cuore solido e sincero.
Maria Altomare Sardella
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"Quando soffia il vento del ricordo, / il sonno va via dalla testa / e il cuore balza alla gola. [...]"
"Sussurrava intorno un’aria così sottile / che svegliava i desideri del cuore, / il vento trascinava via la mia sciarpa / e pareva accarezzare la sua pelle.[...]"
“Dio mio, / perdono / di non visti peccati / mentre il mio giovane corpo / privo di fioritura / è legato con tubi / -radiazioni-chemioterapia- / torture-dolore-sofferenza-[...]".
"Scene di crudeltà massacri spari / bombe fuoco urla pianti / Poi un lungo silenzio.../ L’uomo ha dimenticato che anche lui / era un bambino![...]"
Un ventennio di pensieri di amore e spiritualità.
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Bellissima e ben centrata la recensione di Maria Altomare Sardella, fa piacere leggere chi scrive apprezzando il lavoro di scrittura altrui, e Zahoor è veramente un poeta che scrive col cuore!
RispondiEliminaDanila