IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

 2021, l'anno della Terra: le immagini che raccontano effetti e scenari del cambiamento climatico 

Leader mondiali e scienziati si sono incontrati a Glasgow il mese scorso per la conferenza sul clima delle Nazioni Unite trovando un accordo sul cosiddetto Patto per il Clima di Glasgow, un accordo da molti considerato non sufficiente a invertire la rotta del pianeta che sempre di più e sempre più intensamente subisce gli effetti di eventi meteorologici estremi che affliggono la vita di milioni di persone in tutto il mondo.

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I ghiacciai che si sciolgono, il livello del mare che si alza e gli incendi che infuriano in tutto il mondo. Il 2021 è stato l'anno in cui milioni di persone, da Venezia a Hong Kong, hanno dovuto affrontare emergenze meteorologiche e ambientali che la maggioranza degli scienziati addebitano al cambiamento climatico. Alla viglia della COP26 l'Onu ha lanciato l'allarme in un rapporto secondo cui negli ultimi 50 anni la temperatura della Terra è cresciuta a una velocità che non ha uguali negli ultimi 2.000 anni. Lo scioglimento dei ghiacciai L'ultimo allarme in ordine di tempo viene dall'Antartide dove una missione congiunta di scienziati britannici e statunitensi avverte che la sezione frontale del ghiacciaio Thwaites potrebbe letteralmente andare in frantumi nei prossimi 5-10 anni. Simile l'allarme degli scienziati indiani riguardo al ghiacciaio Thajiwas nel Kashmir che si è ritirato di oltre 50 metri solo negli ultimi tre anni mettendo a repentaglio la vita di migliaia di persone che vivono a valle e le cui risorse idriche dipendono dal ghiacciaio. Secondo un rapporto del 2019 del Centro internazionale per lo sviluppo integrato delle montagne, anche se il mondo si allineerà agli obiettivi più ambiziosi previsti di controllo delle emissioni, l'aumento delle temperature scioglierà un terzo dei ghiacciai himalayani entro la fine del secolo. Dal 2000 i ghiacciai dell'Himalaya si stanno sciogliendo al doppio della velocità rispetto ai 25 anni precedenti e, secondo gli scienziati, il fenomeno è causato dalle attività antropiche. L'innalzamento del livello dei mari L'innalzamento del livello dei mari è una preoccupazione crescente per molte comunità costiere in tutto il mondo. Anche se gli esperti ammettono che le variazioni locali dell'innalzamento e i suoi effetti non sono ancora ben compresi, Il Comitato intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (IPCC) ha avvertito che il livello globale del mare potrebbe aumentare da 0,28 a 0,98 metri entro il 2100, con "serie ripercussioni per le città costiere". Due esempi riguardano città iconiche che si affacciano sul Mediterraneo: Alessandria d'Egitto e naturalmente Venezia. La città portuale egiziana di Alessandria sta costruendo barriere di blocchi di cemento per rompere le onde e proteggere la metropoli dall'aumento delle maree. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), la popolazione di oltre 100 milioni di persone rende L'Egitto estremamente vulnerabile al cambiamento climatico. Nel 2022 l'Egitto ospiterà la COP27, il summit delle Nazioni Unite sul clima. L'altro caso di scuola che gli scienziati di tutto il mondo studiano per cercare di comprendere meglio il destino climatico del pianeta è Venezia. L'aumento del livello del mare aumenta la frequenza delle alte maree che inondano la città lagunare che è anche in continuo pericolo di sprofondare. Il progetto del Mose, costato circa 6 miliardi di euro dopo decenni di polemiche, ritardi, sforamento dei costi e processi, è ufficialmente in fase di test. Le barriere sono state alzate numerose volte dall'ottobre 2020, proteggendo la città da gravi inondazioni, ma non dall'acqua alta che continua a essere frequente. Secondo un rapporto pubblicato dall'Unione Europea di Geoscienze lo scenario peggiore per Venezia è l'innalzamento del livello del mare di 120 centimetri entro la fine del secolo. Si tratta di uno scenario drammatico, superiore del 50 per cento alle peggiori stime Onu sull'innalzamento globale dei mari che è di 80 centimetri. Nel Regno Unito gli abitanti di Fairbourne, una piccola cittadina costiera del Galles sono stati definiti quest'anno i primi "rifugiati climatici". Loro infatti, secondo gli studi, il primo villaggio destinato a sparire per l'innalzamento dei mari in Gran Bretagna.  Incendi I residenti dell'isola greca di Evia stanno cercando di tornare alla normalità dopo i devastanti incendi che hanno distrutto gran parte delle foreste da cui dipendono per il loro sostentamento. Gli incendi di agosto sono stati descritti dal primo ministro del paese Kyriakos Mitsotakis come la più grande catastrofe ecologica che la Grecia abbia visto da decenni. Il Paese ellenico ha sperimentato in agosto la peggiore ondata di calore dal 1987. Decine di migliaia di ettari di foreste e terreni agricoli sono stati ridotti in cenere: un paesaggio distopico di alberi anneriti che si stagliano contro un cielo cielo pieno di fumo. La California è stata tormentata dagli incendi negli ultimi anni e il 2021 non ha fatto eccezione con le fiamme che hanno messo in pericolo anche le sequoie giganti. Un ritorno alle tradizionali tecniche indigene di roghi controllati potrebbe aiutare a proteggere da futuri incendi. La tribù Yurok e altre tribù dell'ovest americano appiccano fuochi controllati per un ritorno alle tradizionali pratiche di gestione delle foreste. Gli Yurok, che vivono in una regione montuosa della California settentrionale, hanno dato il via di recente a un programma di incendi controllati con l'obiettivo di far conoscere il ruolo e gli usi del fuoco nella loro cultura. Per decenni, l'uso tribale del fuoco è stato vietato proprio per la paura degli incendi, ma tribù come gli Yurok, i Karuk, gli Hupa e altre nel nord della California sostengono non solo che sia un elemento fondamentale per la loro cultura ma che, se usato correttamente, il fuoco a bassa intensità ringiovanisce il territorio bruciando i detriti e ripulendo il sottobosco. Lo scongelamento del permafrost Le zone umide, come le torbiere e le paludi rappresentano un importante deposito naturale di carbonio. In Russia la Grande palude Vasyugan è il più grande sistema di paludi dell'emisfero settentrionale. L'area totale è di 53.000 chilometri quadrati - più grande del territorio della Svizzera. Si tratta di una piccola parte del sistema palustre della Siberia occidentale, che occupa il 40% del territorio della regione. Le paludi, come le foreste, giocano un ruolo importante nell'aiutare a mantenere l'equilibrio del carbonio del pianeta in quanto assorbono CO2 dall'ambiente attraverso la fotosintesi. Ma alcuni scienziati avvertono che senza una grande attenzione, le paludi possono diventare una grande minaccia per il clima. Nelle paludi del nord, lo scongelamento del permafrost porta al rilascio di metano e anidride carbonica nell'atmosfera. Le paludi della Siberia occidentale possono contenere fino a 70 milioni di tonnellate di metano. Secondo Roshydromet (il Servizio federale russo per l'idrometeorologia e il monitoraggio ambientale), nelle ultime stagioni le montagne della Siberia meridionale hanno sperimentato il riscaldamento più elevato registrato in Russia dal 1975. Gli inverni sono stati più caldi di 2/4 gradi Celsius, e le estati di circa 1 grado. Quando il permafrost si scongela può causare la formazione di piccoli laghi chiamati laghi termocarsici, che possono rilasciare gas associati al riscaldamento globale. 

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