GLI STEREOTIPI DI GENERE NELL'EDUCAZIONE

 

Educare oltre
gli stereotipi

Insegnare a bambine e bambini nuove storie, offrire loro le possibilità che più autenticamente gli corrispondano. Perché l'educazione oggi ha il compito di muoversi oltre le aspettative sociali e culturali




Da circa 20 anni mi interesso e promuovo le pari opportunità di genere nei luoghi di lavoro e mai come ora vedo finalmente maturi i tempi per una prospettiva concreta di cambiamento, aperta al dialogo, a un’educazione al valore delle differenze, a una nuova alleanza tra persone, generazioni, professionalità.

Introdurre politiche dell’istruzione fin dalla prima infanzia, attente al valore delle differenze e alla rimozione di stereotipi di genere ripaga. Il caso Islanda, tra i paesi nordici nei quali il lavoro svolto a livello politico va nella direzione di accrescere la qualità complessiva delle scuole includendo gli aspetti che rafforzano l'uguaglianza di genere, è emblematico. Alle recenti elezioni il numero di donne elette al parlamento islandese è quasi pari al 50% del totale delle persone elette.

Sono fenomeni distinti? Implicazioni casuali? Certo è che il contesto favorente, la presenza dei cosiddetti role model - donne in posizioni di vertice, in ruoli politici di spicco - politiche dichiaratamente a favore dell’equità di genere, rappresentano elementi imprescindibili per cominciare a cambiare cultura e pratiche lavorative.

Ancora, si è visto che nei bambini e nelle bambine intorno ai primi due anni di vita, l’acquisizione di abilità quali quelle di orientamento e posizionamento nello spazio che li circonda, in soli tre mesi contribuisce a plasmare diversamente il cervello, introiettando appunto la consapevolezza di cosa li circonda e di come appropriarsi e muoversi nell'ambiente che li circonda.[1]

Se proponiamo in modo stereotipato giochi che non consentono di fare questo tipo di esperienze alle bambine, e suggeriamo loro di stare ferme, esercitare la contemplazione o giocare con pupazzetti e bambole, sicuramente le priviamo della possibilità di ampliare le abilità spaziali o comunque di farlo in maniera ridotta rispetto a quanto viene offerto ai coetanei maschi.

In questa attuale ondata di disinformazione, che purtroppo attraversa orizzontalmente tutta Europa, non si presta sufficiente attenzione alle conseguenze di non proporre ai nostri bambini e alle nostre bambine un’educazione di genere, attenta cioè a rimuovere stereotipi che rischiano di condizionarli per tutta la vita.

C’è bisogno di fare chiarezza, perché si comprenda che se offriamo opportunità di apprendimento e di gioco condizionate da pregiudizi di genere - bambole e pentolini alle bimbe, costruzioni e macchinine ai bimbi - non solo perpetuiamo degli stereotipi che non ci appartengono più, ma soprattutto limitiamo le loro potenzialità e possibilità di scegliere percorsi che meglio si addicano al loro talento, andando oltre le aspettative sociali e culturali. Un lavoro di riflessione e consapevolezza da fare insieme a educatrici, genitori, famiglie e alla comunità allargata, perché si colga appieno il valore di liberare il potenziale di bambini e bambine, così che possano esprimere il meglio di sé in ambienti favorevoli, aperti e stimolanti.

A tal proposito, sono in corso in queste settimane in Italia, i laboratori di apprendimento tra pari Raccontaci la tua pratica del progetto Beyond (Building equality from early years through training opportunities for educators and new competences to deconstruct gender biases). Il progetto internazionale finanziato dal programma Rights, equality and citizenship dell'Unione europea, è volto a contrastare gli stereotipi di genere fin dalla prima infanzia, attraverso azioni di formazione e apprendimento tra pari, con insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, e vede come partner di progetto della Uil in Italia il gruppo Forma.Azione, che da oltre vent’anni sviluppa e gestisce progetti europei su diversità e inclusione, la collaborazione di Uil Scuola e l'Istituto per la ricerca accademica sociale ed educativa (Irase). Il progetto coinvolge inoltre il Comitato sindacale europeo per l'educazione (Etuce) e l'Associazione europea dei genitori (Epa), oltre alla Lithuanian education and science trade union e la Bulgarian union of teachers.

Molte le sollecitazioni che stanno emergendo da educatori ed educatrici, durante i laboratori di scambio e confronto, in merito alla necessità di formarsi per fare proprie conoscenze e strumenti utili a scardinare le aspettative sociali e culturali ancora spesso legate a maschi e femmine, per far uscire bambine e bambini dalla gabbia di genere in cui – anche inconsciamente – li costringiamo.

Una formazione che deve essere, nell’opinione della maggior parte, esperienziale oltre che occasione di scambio e confronto per mettere a valore quanto sperimentato ogni giorno, ripensarlo insieme e promuovere il miglioramento continuo dei servizi educativi per bambini e bambine da 0 a 6 anni. E poi l’esigenza di lavorare insieme per esplicitare l’attenzione verso la rimozione degli stereotipi e la valorizzazione della diversità nella pratica quotidiana, dando così rilevanza al tema nei confronti delle famiglie e della comunità educante tutta.

Da Sofia, in Bulgaria, arriva l’esperienza di una scuola d’infanzia che lavora con laboratori artistici di musica e belle arti con l’obiettivo di decostruire gli stereotipi di genere attraverso performance che incoraggiano bimbe e bimbi a esprimersi liberamente, a sviluppare la loro creatività con l'incoraggimento a esibirsi davanti a un pubblico. 

Anche in Italia sono diverse le pratiche messe in campo da educatori ed educatrici e raccolte nel database del progetto Beyond. Come il workshop Volo con te promosso dal progetto Bet She Can in diverse regioni italiane, che ha come obiettivo quello di trasformare il libro da cui prende il nome, in un'autentica occasione di dialogo, confronto e scoperta di sé, migliorando la fiducia in se stessi, coltivando una maggiore consapevolezza sulle questioni di genere e riducendo stereotipi e pregiudizi.

Alcune delle esperienze positive emerse, in questo senso, sono già inserite nel database delle buone pratiche, che è consultabile sul sito del progetto. Una raccolta che continuerà ad arricchirsi di contributi nei mesi a venire e che contiene pratiche di formazione, ma soprattutto il ripensamento degli spazi, dei giochi e degli approcci all'infanzia. 

Riferimenti 

Rippon Gina, The gendered brain: the new neuroscience that shatters the myth of the female brain. Random House, 2020

Eliot Lise, Pink brain, blue brain. How small differences grow into troublesome gaps and what we can do about it. Houghton Mifflin Harcourt, 2009

Per saperne di più 

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