LA CORSA AGLI ARMAMENTI

 

Zuppi insiste: “la corsa agli armamenti non è una via sicura per conservare la pace” ma “una delle piaghe più gravi dell’umanità”



“Le tante guerre che producono orrori e povertà sfidano la Chiesa a stare dalla parte dei poveri”, perchè “solo una Chiesa dei poveri è una Chiesa di tutti”. Lo afferma il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente Cei, intervenendo questo pomeriggio a Bologna, nella sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio, a un convegno promosso dalle Acli sulla figura del cardinal Giacomo Lercaro. Parlando della figura e del ruolo di Lercaro, Zuppi ricorda come “il Concilio Vaticano II avesse chiarissimo l’orrore della guerra”, definendo la corsa agli armamenti “non una via sicura per conservare la pace” e “una delle piaghe più gravi dell’umanità”.

Un concetto che “anche Papa Francesco ha riproposto, inascoltato, nella ‘Fratelli Tutti'”, rimarca il cardinale. Che poi aggiunge: “La pace non è mai data una volta per tutte, l’assenza di guerra è solo una tregua. E questa consapevolezza dovrebbe aiutarci”. In altre parole, sostiene Zuppi, “c’è ancora tanto da imparare dal Concilio Vaticano II.

“Non so se dalla guerra in Ucraina abbiamo imparato qualcosa, così come dalla pandemia di Covid. Se ci ha insegnato qualcosa, è che dobbiamo avere luoghi dove si ricompongono i conflitti”, ha detto Zuppi. “Mai abituarsi alla violenza. Il rischio vero è abituarsi alla guerra. La guerra non è mai a bassa intensità. Sono passati 100 giorni ma è come se fosse il primo: dobbiamo sentire tutta la paura che l’incendio possa svilupparsi e dobbiamo trovare un modo per spegnerlo”, ha avvisato il cardinale.
Papa Francesco ha più volte esortato a puntare sui colloqui di pace anziché aumentare gli investimenti nelle armi. “Quando c’è lo scandalo della fame, di milioni di bambini che non vanno a scuola o che sono sfruttatti”, è chiaro che il Pontefice invita a “mettere soldi per quello”, ha spiegato Zuppi. Tuttavia, “altro discorso è la legittima difesa. È chiaro che c’è aggressore e un aggredito, ma allo stesso tempo con più insistenza dobbiamo rafforzare tutte le vie di dialogo possibili”.

All’incontro è intervenuto anche l’ex premier Romano Prodi. “Nessuno vuole, o può, compiere il primo passo per farsi indietro – è stata l’amara considerazione del professore – e domani sembra sempre più favorevole di oggi per fare la pace”.

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