LA GUERRA IN AFRICA

 

La “guerra lontana” che nessuno racconta (don Dante Carraro)

People displaced by fighting in Ethiopia's Tigray region wait in line to receive food donations at a temporary shelter in the town of Shire March 15, 2021. The war has displaced more than 1 million people. (CNS photo/Baz Ratner, Reuters)
Con un volo di solo 6 ore da Roma arrivi ad Addis Abeba, in Etiopia. È una tappa che tocco di frequente. L’Etiopia è un paese grande, con quasi 120 milioni di abitanti e 88 etnie. Un paese “altero ed esuberante”, con un Pil in crescita, una grande tradizione cristiana a maggioranza copto-ortodossa ben radicata e molto diffusa. Addis Abeba, la capitale, ha un aeroporto che funziona da hub per tutta l’Africa. Una metropolitana di superficie, una grande circonvallazione, la sede dell’Unione Africana, palazzi in costruzione ovunque. Grandi speranze infrante, negli ultimi due anni, a causa degli scontri armati provocati da una lotta interna tra il governo federale, guidato dal presidente Abiy, premio Nobel per la pace, e l’etnia dei tigrini del nord.

Il Covid-19 ha indebolito il sistema sanitario e fatto regredire gli indicatori di salute; la siccità ha inaridito gran parte delle terre meridionali e generato una carestia diffusa. Infine, da qualche mese, la crisi in Ucraina, dove anche come Cuamm stiamo dando un aiuto concreto, con il suo impatto devastante e cruento. Sta penetrando in tutto il paese e colpendo i prodotti di largo consumo, quelli alimentari in testa. E a pagare sono sempre i più poveri.

Il 75% del grano di cui l’Etiopia ha bisogno proviene dall’Ucraina e quel grano ora non c’è. Il prezzo del gasolio per litro è raddoppiato e a luglio hanno annunciato che aumenterà di quattro volte. L’inflazione galoppa, il Birr, la moneta locale, si svaluta di giorno in giorno, la povertà si sta aggravando.

I salari non bastano più per arrivare a fine mese, gli ospedali fanno fatica. Anche quello di Wolisso. Farmaci, trasporti, gasolio per il generatore, equipaggiamenti, esami di laboratorio, materiale sanitario, tutto costa di più e l’equilibrio finanziario è sempre più difficile. Le preoccupazioni sono tante, non ti fanno dormire di notte perché non ce la fai e non vuoi caricare i costi sui più deboli, su mamme e bambini. Questa è la guerra in Ucraina vista dall’Africa.

Faccio a voi, carissimi amici, un appello accorato: abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per non far pagare il prezzo della guerra ai più poveri, ancora una volta. A Wolisso, in Etiopia e in tutta l’Africa, il bisogno è profondo. Ed è l’ospedale di Wolisso, insieme a quelli del Centrafrica e del Sud Sudan, che vogliamo presentare a Papa Francesco. Lo faremo dal 5 al 7 luglio quando andrà in visita in Sud Sudan, dove anche noi lo accoglieremo come profeta di pace. E successivamente quando come grande famiglia Cuamm ci riceverà a Roma, in Vaticano, sabato 19 novembre, al mattino. Siamo felicissimi e tutti invitati. Sarà un incontro tra “amici” che condividono la stessa passione per i più fragili.

Sarà un momento di festa, ma soprattutto di impegno, di “resistenza”, per dare voce a chi non ne ha, per denunciare la malvagità della guerra e delle sue conseguenze, anche lontane, e per ribadire la nostra ostinazione nel costruire pace e futuro. Frutto di una quotidianità fatta di solidarietà e di vicinanza con i più poveri in Africa.

Don Dante Carraro, presidente CUAMM

La “guerra lontana” che nessuno racconta (don Dante Carraro) - FarodiRoma

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