SIMONE FUGAZZOTTO "PRIMATE COLLECTION S/S 23" a Firenze

 




SIMONE FUGAZZOTTO 


“ PRIMATE

 COLLECTION S/S 23 ”


a cura di Luca Beatrice


Galleria del Palazzo - Coveri, Firenze

16 giugno – 13 ottobre 2022


Vernissage 15 giugno ore 18:00


Con il Patrocinio del Comune di Firenze e della Regione Toscana, in occasione di Pitti Immagine Uomo 102, Galleria del Palazzo inaugurerà, il 15 giugno alle ore 18,

PRIMATE COLLECTION S/S 23” la mostra di Simone Fugazzotto, a cura di Luca Beatrice, che ospiterà dal 16 giugno al 13 ottobre 2022.

Per la sede fiorentina, Simone Fugazzotto ha scelto di far conoscere al pubblico una selezione di opere che richiamano il suo percorso creativo e artistico degli ultimi anni.

Le sue tele sono di grandi dimensioni, a tecnica mista, hanno la pennellata intensa, materica e sono di grande spessore simbolico.

La scimmia è l’icona dei suoi lavori. Si dice “scimmiottare” i gesti quotidiani dell’essere umano contemporaneo, ma nella scala evolutiva la scimmia è venuta prima. L’intenzione della mostra è far riflettere sui nostri atteggiamenti, su virtù, vizi e debolezze. I quadri di Fugazzotto, piacevoli e divertenti, in realtà fanno riflettere intorno alla complessità e diversità dei modi di essere attuali.

Le mie scimmie- dice l’artista- nell’ immaginario collettivo sono piene dei sentimenti e delle espressioni che vanno dall’odio all’amore, dalla violenza alla paura di noi stessi, sono tenere, spensierate, tristi, misteriose.

Considerato come uno dei personaggi di spicco dell’arte contemporanea, Fugazzotto ha accumulato numerose esperienze internazionali, tanto da esporre abitualmente i suoi lavori a New York, Parigi e Milano.


Galleria del Palazzo - Coveri. 

Lungarno Guicciardini,19 - 50125 Firenze 


tel. +39 055 281044. Fax +39 05 264411



Simone Fugazzotto “PRIMATE COLECTIONS S/S 23”

a cura di Luca Beatrice

16 giugno -13 ottobre 2022


Vernissage: 15 giugno ore 18:00


Orario da martedì a sabato dalle 11 alle 13 e dalle 15:30 alle

 19. Chiuso lunedì e giorni festivi

Mostra chiusa nel mese di agosto

Ingresso libero

Ufficio Stampa Milano. Elisa Marano elisa.marano@press2.it

Firenze. Beatrice Cifuentes Sarmiento

beatrice@galleriadelpalazzo.com


Primate Collection SS23

Luca Beatrice

Pur essendo collocate ben prima di noi nella scala evolutiva, altrimenti non porterebbero con onore il nome di primati, alle scimmie è capitata una specie di legge del contrappasso che le ha portate a imitare, goffamente e con un certo gusto della parodia, comportamenti e gestualità umane. Nell’età infantile, quando il linguaggio e la prossemica non sono completamente sviluppati, il cucciolo di uomo tende a manifestare atteggiamenti che lo avvicinano al mondo animale. Al contrario le scimmie adulte sembrano umani poco sviluppati, come se il programma di crescita si fosse fermato prima del completamento, eppure non lontane da un codice condiviso con la nostra specie, espressione orale a parte.

Alle scimmie riesce bene mangiare e vestirsi come noi, due elementi essenziali nella vita quotidiana sia a livello di fabbisogno che di estetica. Scegliere un piatto o un abito significa voler dire qualcosa su un modo di essere e questa teoria si basa anch’essa sul criterio di imitazione: il desiderio di essere, o quantomeno apparire, altro da sé. Il cibo che prepareremo per i nostri ospiti sarà lo stesso come quello che abbiamo visto cucinare a Masterchef? Quando in un ristorante ci decantano, con la precisione dello storyteller che supera l’antica figura del cameriere, l’origine chilometrica ed etica degli alimenti, ci sentiamo forse consumatori più consapevoli? Per non parlare degli abiti che ai modelli stanno sempre benissimo, nelle immagini risultano perfetti e a noi evidenziano sempre qualche difetto, trasferendo l’errore non su stoffe e tagli ma sul nostro fisico.

Siamo noi, dunque, a sfilare come scimmie imitando indossatori professionisti oppure sono le scimmie a voler prendere il nostro posto in questa infinita fiera delle vanità?
Ogni volta che mette mano e testa a una mostra, Simone Fugazzotto, sì lui il pittore delle scimmie, non si limita a produrre un quadro via l’altro ma elabora un concept preciso sollecitando un aspetto sempre diverso, perché il soggetto ripetuto non esaurisce certo il problema culturale. Quella di cui ci parla non è altro che la realtà del nostro presente. La storia non è finita, anzi, ci siamo finiti in mezzo, catapultati in uno snodo cruciale che, da qualche anno a questa parte, ci ha resi testimoni involontari di eventi epocali: una pandemia, diversi lockdown e una guerra scoppiata non troppo lontano da qui. Davanti agli occhi, la proiezione di un futuro incerto e la consapevolezza che stiamo attraversando un vibe-shift, un cambiamento che si verifica quando le mode e le tendenze culturali dominanti diventano all’improvviso obsolete, sorpassate, irrilevanti e soppiantate da nuovi desideri.

Il racconto per immagini dipinte parte da una prospettiva insolita e spiazzante che unisce umanità e regno animale, sogno e preoccupazione, moda e natura per rivendicare l’integrità della specie attraverso la sua (parziale) cancellazione. I temi dibattuti del nostro tempo – dai cambiamenti sociali, politici e climatici al delirio per accaparrarsi un paio di sneaker in edizione limitata da rivendere al quintuplo del prezzo di partenza – sono affrontati da primati non umani che ci somigliano più del previsto. Quintessenza degli anni Venti, coraggiosi, tecnologici e alla moda, indossano completi monocromi, felpe streetwear o chiodi in pelle nera alla Marlon Brando, si impossessano di vizi e virtù tipici dell’uomo per raccontarsi sulla tela e sui social. Questo è un punto importante, il profilo Instagram di Fugazzotto vanta quasi 53 mila devotissimi follower e il suo successo non segue la linea tipica imposta dalle regole interne al sistema dell’arte, così come quello della moda è stato messo in crisi dall’esplosione del digitale. Lo spiega molto bene Claudio Calò nel recente saggio La sfilata di moda come opera d’arte, citando il caso Undercover, marchio dello stilista giapponese Jun Takahashi, che “rappresenta in pieno il prodotto di quell’era della moda, dal 2010 in poi, dell’iconicità digitale, in cui i messaggi sono costruiti per essere fruiti e scambiati prima di tutto online, incluse le sfilate”.

Torniamo alle scimmie. Se fossero state nude – come quella di Desmond Morris – la narrazione avrebbe avuto certamente un altro sapore, non ci saremmo posti determinati interrogativi e non avremmo potuto cogliere alcuna sfumatura delle loro personalità. A emergere dunque è un dato inconfutabile: l’abito è il biglietto da visita che offriamo al mondo, un tratto culturale che si evolve di continuo e che ci permette di provare il sentimento di appartenenza a una comunità, mod, hippy, punk, rocker o la neonata degli influencer. In fondo, la moda è quanto di più profondamente umano esista, la cifra che ci distingue in maniera inequivocabile da tutti gli altri esseri viventi presenti in natura. Ecco il perché di quel senso di sopraffazione: di fronte alle sue scimmie, è come se riuscissimo all’improvviso a guardare dentro noi stessi e a sentirci in qualche modo colpevoli per aver desiderato o rincorso una merce inafferrabile e fugace che sarebbe scivolata nell’oblio più assoluto dopo poco. Come scriveva Giorgio Agamben in Che cos’è il contemporaneo? “Il tempo della moda è quello compreso tra un non ancora e un non più.” Il messaggio suona quasi come un allarme: attenzione, diffidate da ciò che dura meno di una meteora. Nella capsula del tempo della couture e delle sue manifestazioni, passato, presente e futuro convivono e si sconfiggono a vicenda: più la società viaggia a velocità supersoniche fra Blockchain, NFT e realtà aumentata, più la moda (la pittura?) ripiega verso il passato recuperando tendenze che sembravano dimenticate, come il ritorno dei jeans a vita bassa o l’ossessione per la Old money aesthetic. In uno spazio sospeso, dove tutto può accadere o è già irrimediabilmente accaduto, l’ironia si rivela uno dei più potenti agitatori culturali, trait d’union tra arte e moda che offre al genere umano la possibilità di rispecchiarsi, autoriferisi e autocriticarsi.

Attraverso l’ironia Fugazzotto ha scandagliato il ricchissimo sottosuolo del linguaggio contemporaneo, le inquadrature più “instagrammabili”, le leggi del desiderio e perfino le conseguenze del consumismo impulsivo. L’effetto finale è quello di uno show spettacolare grazie al quale la diversità viene descritta in tutta la sua ricchezza e splendore. La volontà di mostrare immagini ambigue, nitide ma allo stesso tempo misteriose, ci fa percepire un’altra realtà, ben più profonda e inaspettata. Accompagnata da una melodia dolce amara, l’umanità scende in passerella regalando a tutti uno spunto di riflessione: per quanto dominanti ed evoluti, siamo parte di un ciclo naturale e prima o poi potremmo soccombere. Quanto valgono allora i nostri desideri?



SIMONE FUGAZZOTTO “ PRIMATE COLLECTION S/S 23 ”



note biografiche


Sono nato a Milano città dove attualmente vivo e lavoro.

Non amo particolarmente le biografie, ma cercherò comunque di raccontare il mio percorso artistico che viene inevitabilmente influenzato dalle esperienze in giro per il mondo.

Fin da piccolo amavo scarabocchiare qualsiasi cosa potesse essere dipinta, ero un grande fan di fumetti e cartoni animati, tanto che inizialmente il mio sogno non era diventare pittore ma quello di poter disegnare e dirigere un lungometraggio.

Da adolescente, appassionato di tutte le forme di arte, mi sono iscritto prima al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Brera a Milano, che ho lasciato dopo solo un anno. Così come da piccolo scarabocchiavo solo per il piacere di dipingere, crescendo, oltre alle matite colorate ho esperimentato una grande quantità di materiali per le mie prime opere pittoriche figurative, dalla tela di juta al plexiglass e cemento.

Ho cominciato il mio percorso senza le scimmie, ispirandomi inizialmente a livello formale alle opere italiane rinascimentali e manieriste, nelle quale inserivo oggetti di vita contemporanea.

Esaurito questo periodo “classico”, a 19 anni ho lasciato Milano e sono partito per Londra e New York, dove ho trascorso anni belli e difficili.

L’energia e il caos della metropoli hanno aperto nuovi orizzonti. Mi sono misurato con la scultura, ho fatto animazione e soprattutto ho scoperto la Street Art che ho incorporato nella mia forma creativa. Capisco allora che ho bisogno di una metafora per raccontare l’essere umano da una prospettiva diversa, ed è così che dopo vari tentativi arrivo a lavorare sulla scimmia. La scimmia è diventata quindi l’animale iconico della mia ricerca artistica e se di un lato mi aiuta sottolineare il declino del comportamento umano dall’altro incarna perfettamente un modello di semplicità e d’integrità che purtroppo attualmente il genere umano sta pericolosamente perdendo.


mostre una selezione dal 2011 al 2022


2022 – Firenze. Galleria del Palazzo-Coveri Primate Collection S/S 23, a cura di Luca Beatrice

2019 – Mestre. M9. Tattoo a cura di Luca Beatrice.

Reggio Emilia. Chiostro di San Domenico- L’arte del gol. a cura di Luca Beatrice.

Torino. MAO, Museo d’Arte Orientale- Tattoo. a cura di Luca Beatrice.

2018 – St Moritz, Art Masters- “Monkey Room”.

Milano, M.A.C.- Yesterday ended last night. a cura di Luca Beatrice.

2017 – Londra. Feral Horse Gallery.

2016 – Milano. Fondazione Maimeri Nati in cattività.

Munich. Vernon Gallery. Monkey who?.

2015 – Hong Kong. Art Basel. Fondazione Maimeri.

Milano. Superstudio2. The monkey show.

2014 – Sao Paolo. “FAAP 2014” .”Face to face with the bull. a cura di S.Baccaglini, M.Burian Jordan.

Praga.”SKOPICNY!”. Vernon Gallery.

2013 – Basilea. “Art Babel “Volta9”. Vernon Gallery.

2012 - Praga “Tina B-Festival”. a cura di Curatori S. Baccaglini, M. Burian

Jordan.

2011. Venezia. Padiglione Italia, a cura di Vittorio Sgarbi.

New York.” Scope International Art Fair.





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