PIANTICIDIO di James Douglas Hansen
Pianticidio — Secondo recenti ricerche botaniche, le piante sono in grado di comunicare, imparare, ricordare il passato e avrebbero perfino i propri dialetti regionali. Godrebbero, in altre parole, di una vita intellettuale propria. È dunque forse immorale mangiarle?
La domanda, probabilmente oziosa mentre siamo ancora alle prese con il problema etico del consumo della carne, ha in anni recenti acquisito però una sua sostanza legale con la revisione della Costituzione svizzera entrata in vigore dal 2000.
I legislatori, in un sussulto di perbenismo ecologico, hanno inserito nella legge fondamentale svizzera l’obbligo del rispetto della "dignità di tutti gli esseri viventi". È probabile che pensassero così di creare una base costituzionale per la regolamentazione dell’ingegneria genetica, ma il concetto è stato presto esteso esplicitamente anche alla vegetazione, partendo dall'idea che fosse "moralmente inammissibile" causare arbitrariamente danni alle piante come, per esempio, attraverso la "decapitazione dei fiori selvatici…senza una motivazione razionale".
Siccome i contadini svizzeri a volte decapitano a casaccio qualche fiore nei campi mentre raccolgono l’erba per il bestiame, è diventato necessario convocare una commissione governativa—il Federal Ethics Committee on Non-Human Biotechnology (ECNH)—per determinare se i vegetali abbiano ‘dignità' e, nel caso, in cosa consista. La questione verteva perlopiù sulla ‘sensibilità' delle piante, ovvero se siano coscienti o meno. Dopo un paio d’anni di incontri, il verdetto della ECNH è stato che: "Poco meno della metà dei membri sono dubbiosi, sulla base delle conoscenze attuali, che le piante siano coscienti". In altre parole, poco più della metà invece ha ritenuto che forse provino sentimenti, ma chi lo sa…
Per il momento, potrebbe comunque essere ancora accettabile mangiare le piante, entro limiti... Nelle sue conclusioni finali—pubblicate come "The dignity of living beings with regard to plants"—la commissione comunica che: "Una maggioranza considera che ogni azione riguardante le piante necessaria alla preservazione della vita umana sia moralmente giustificata, a patto che sia appropriata e che segua il principio precauzionale (cioè, del 'minor danno', ndr)."
Vale la pena notare che solo una maggioranza semplice—la raccomandazione non è unanime—degli esperti ‘etici' convocati dal Governo elvetico sia disposta a mettere la sopravvivenza umana al di sopra dei sentimenti delle piante.
Il parere poi fa nascere un altro quesito: se alla fine scoprissimo che le piante sono davvero esseri coscienti, che conducono una vita ricca di creatività e d’intelligenza? Già una crescente minoranza dei consumatori si rifiuta di mangiare la carne per motivi etici. Se fossimo coerenti con noi stessi, cosa resterebbe per sfamarci?
È possibile, perfino augurabile, che esistano organismi commestibili che siano ancora più stupidi delle piante. Ci sono certe alghe che promettono bene in termini dello scarso livello intellettivo. Il problema è che fino a non molto tempo fa lo pensavamo anche delle aragoste. Poi ci hanno fatto sapere che urlano di dolore quando le mettiamo in pentola. Forse conviene semplicemente scegliere di restare nella beata ignoranza il più a lungo possibile…
Il documento ”The dignity of living beings with regard to plants” è stato recentemente rimosso dal sito del Governo svizzero. Per fortuna, ne ho prudentemente scaricato una copia… È disponibile a richiesta. J
Un gruppo di donne terrestri viene rapito durante un viaggio aereo e trasportato sul Pianeta Blu a novanta anni luce dalla Terra. Infatti, alcuni extraterrestri di colore blu vogliono unirsi a donne della Terra. In cambio, condivideranno con gli umani il loro progresso tecnologico molto avanzato.
Nonostante la traumaticità del rapimento, Arianna, una giovane studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, si innamora di Axel, uno scienziato di quel pianeta.
Dovrà infine decidere: tornare sulla Terra dove c’è la sua vita e i suoi sogni o andare a vivere su quel Pianeta unendosi a una creatura tanto diversa?
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Anche a Savona è stata condannata, a suo tempo, qualche "strega". Nel primo racconto di questa raccolta viene narrata, infatti, la storia di due povere contadine di Bergeggi (paesino a pochi chilometri da Savona) obbligate a lasciare tutto e andarsene raminghe con l'accusa più tremenda: essere le mogli del diavolo (siamo nel 1572). Ma la guerra contro le donne non è mai finita. Pure oggi, l'uomo le usa, le stupra, le getta via, come oggetti nati solo ed esclusivamente per il suo divertimento. Qualche volta, si reca in paesi poveri stranieri per intrattenersi sessualmente e impunemente con piccole bambine (Il viaggio) o si approfitta, singolarmente o in gruppo, della credulità e dell'innocenza di un'adolescente per poi ridicolizzarla sui social (Scarpette rosse). Infine, dodici rintocchi scoccano per la condanna a morte di un'altra "strega" e, molti secoli dopo, per la violenza su una ragazza colpevole solo di amare il ballo.
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