L'AMORE DURA TRE ANNI di Chiara Macina




 Se è vero che la prima creatura di una coppia è la coppia stessa, un sicuro deterrente alla crescita e perpetuazione di un rapporto d’amore è la monotonia, la ripetitività dei gesti, se agli albori di una storia ciascuno si impegna per stupire l’altro con piccoli e grandi tributi, dopo qualche anno è facile lasciarsi andare alla ricerca di automatismi, come sfuggire alla noia di un pomeriggio domenicale vis a vis rifugiandosi tra i negozi di un centro commerciale, tra stormi di bambini urlanti e musica ad alto volume.

La routine spesso scatta quando la coppia superata la galvanizzante fase dell’incertezza sui sentimenti reciproci, archiviata la fase del corteggiamento e dello slancio iniziale,comincia a dare tutto per scontato, si attenua sino a scomparire  il desiderio di piacere ed essere attraenti.

Se nella fase del corteggiamento si attende con il cuore in mano un segnale, una telefonata o un messaggio, nel periodo che segue al “e vissero sempre felici e contenti”, ci si telefona quasi unicamente per comunicazioni di servizio “passi te a fare la spesa, io vado a prendere il bambino a scuola”. Se in un primo tempo non ci si presentava all’amato che in ghingheri, poi si va oltre il semplice proporsi per quello che si è, si gira allora in tuta e ciabatte, si parla solo per scambiarsi informazioni logistiche. La mancanza di stimoli nuovi dipinta sul volto dell’altro fa da specchio alla propria.La tesi sull’inesorabile      data di scadenza dell’amore è sostenuta nel libro del francese Frederic Beigbeder “L’amore dura tre anni”, dal quale è stato tratto anche un film.

Secondo l’autore l’amore è scandito dal seguente teorema:

Una zanzara dura un giorno, una rosa dura tre giorni. Un gatto dura tredici anni, l’amore tre. E’ così. C’è prima un anno di passione, poi un anno di tenerezza e infine un anno di noia.

Inevitabili per Beigbeder queste fasi: il primo anno insieme si acquistano mobili, il secondo si spostano mobili, il terzo ci si divide i mobili.

Questa parabola discendente ben sintetizza ciò che provano le coppie giunte al capolinea, tra mille domande una certezza regna sovrana: non si sa bene perché ci si mette insieme, non si sa bene perché ci si lascia.

Qual è la sorte del Principe e di Cenerentola quando i loro incontri non sono più scanditi dallo scoccare di una rassicurante Mezzanotte che riporta ciascuno di loro alla propria vita, creando le premesse per la magia di un futuro incontro? Perché il Principe non continua ad amare Cenerentola,  quando assodata ormai la legittima proprietà  della scarpina di cristallo, la sorprende intenta a ritoccarsi lo smalto sulle unghie dei piedi?

La vita a due non può essere parafrasata facendo ricorso ai massimi sistemi, né prima né dopo il suo sfacelo.

L’amore inteso come “scambio di reciproci sensi”, passione e attrazione si esaurisce in un brevissimo lasso di tempo, un anno, poi scaturisce la tenerezza, l’affetto una comunanza di scopi, il secondo anno, se non è troppo solida però, si subentra nella fase terza la peggiore, quella in cui non si sopporta più il/la partner, preludio a una vita d’inferno o alla separazione. Del resto…l’amore è eterno, finché dura.

Chiara Macina


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