INTERVISTA AL POETA GERRY DI LORENZO di Francesca Ghezzani
GERRY DI LORENZO:
“LA POESIA È INTRISA DI VITA E FA ARDERE L’ANIMO”
di Francesca Ghezzani
Gerry Di Lorenzo è nato il 27
giugno 1975 in provincia di Napoli, dove trascorre la sua infanzia. Fin da
piccolo coltiva la passione per la poesia e la musica che lo porterà a formarsi
tra Zocca (Mo) e Roma. Tornato a Napoli si laurea, intraprende l'attività di
libero professionista, senza mai abbandonare le sue vere passioni. Nel 2019
pubblica la sua prima silloge poetica: Pensieri
di un poeta mediocre. Nel 2021 pubblica la sua seconda silloge poetica: In viaggio.
“Per leggere un
romanzo ci vogliono due o tre ore. Per leggere una poesia ci vuole una vita
intera”. (Christian Bobin). Gerry, sei d’accordo con questa affermazione?
Credo ci siano romanzi che per
comprenderli nell'aspetto più profondo richiedano più di una lettura ed ogni
volta che rileggi scopri sfumature nuove, metafore nascoste tra righi e
punteggiatura, descrizioni talmente perfette che sembra quasi di vivere quella
precisa scena, di esserne parte attiva. La poesia però è un mondo a parte. La
poesia è una condanna perché crea forte dipendenza. Ogni verso ha una potenza
che accende l'animo, lo scalda, lo stimola, lo sveglia. Basta un semplice
verso, uno solo ed il cuore inizia a battere più forte, come subisse una scossa
elettrica. Direi che non basta una vita per leggere una poesia, poiché non ha
tempo. È qualcosa che con leggerezza fluttua nell'aria e noi la respiriamo, la
viviamo. Nel mondo dei versi ci sono le vite, le emozioni, le riflessioni, i
pentimenti, le gioie, gli amori, i rimpianti, i sogni ad occhi aperti. Un
romanzo magari lo leggi e lo riponi in libreria, mentre una poesia la tiri
sempre fuori, come fosse un vestito per l'occasione. Ci si rispecchia, si trova
conforto. Un romanzo scalda quanto e di più di un bel film, la poesia invece
lascia un segno indelebile ed è sempre lì, ritorni a leggerla e vivi quella
sensazione di cui senti il bisogno. In questi giorni di commemorazione ad
esempio, non poteva non tornarmi in mente "Se questo è un uomo" di
Primo Levi e rileggere quei versi mi fa scoprire ed immaginare sempre cose
nuove, purtroppo tristi, ma che non dobbiamo e non possiamo dimenticare. Lo
stesso Levi sosteneva: "Se comprendere è impossibile, conoscere è
necessario. Perché ciò che è accaduto può ritornare".
All’interno delle tue
sillogi, ricorrono alcune tematiche centrali?
Il tempo rappresenta un aspetto
che è al centro delle mie sillogi. Il tempo che è passato, il tempo che
viviamo, il tempo che arriverà. Non a caso c'è anche una poesia dal titolo
"Tempo", in cui racchiudo il significato che ha per me, sia
guardandomi alle spalle, sia con lo sguardo proteso verso il futuro. Un altro
punto centrale sono gli attimi. Racconto quegli attimi che mi hanno fatto male ma
che mi hanno permesso di essere ciò che sono e descrivo quegli attimi che mi
aiutano a stare a galla, quelli ricchi di amore e sentimenti profondi. In fondo
il tempo è fatto di attimi, di stati d'animo e vita vissuta. Il tempo, almeno
il mio, è ancora ricco di sogni da inseguire perché, finché avrò battiti, ci
sarà tempo per realizzarli. Poi c'è il tempo infinito, eterno, il nostro che
lasceremo ai posteri, in chi ci ricorderà per ciò che siamo stati, per quanto
abbiamo fatto e abbiamo dato. La poesia è uno strumento per rimanere eterni nel
tempo. Noi siamo di passaggio ma l'arte resta, le poesie restano, in poche o
molte persone non importa, ma di sicuro restano. Quindi il concetto del tempo
non ha limiti.
Cito testualmente:
“La vita è un continuo viaggio alla ricerca di sé stessi, fotografando piccoli
gesti e riflessioni per fermare questi istanti nel tempo”. Spiegaci meglio.
Torniamo al concetto del tempo
come strumento per conservare e non far svanire. Non riesco a pensare alle cose
che finiscono, mi viene l'ansia! Allora faccio in modo di conservare tutto ciò
che reputo importante. La vita è un viaggio senza ritorno o seconde possibilità
ed è per questo che reputo fondamentale tenere stretti quei momenti che
s'incontrano e portarli con me. Lungo questo viaggio si cresce, si matura, si
prende consapevolezza di se stessi e di ciò che ci circonda e solo così si
riesce a trovare una qualche forma di equilibrio. Si impara anche a fare dei
patti, a scendere a compromessi con le proprie emozioni se è il caso. Per
quanto, come chiunque altro, anche io mi auguro che il mio viaggio possa essere
lunghissimo, principalmente voglio che sia ricco di fotografie importanti da
portare con me, gonfio di soddisfazioni e sentimenti forti. Chiaramente, in
questo viaggio, al mio fianco c'è tanto amore, quello dato e quello ricevuto.
È bello cercarsi e
trovarsi, ma ogni tanto serve anche perdersi per ricentrarsi con la vita stessa
e la nostra vera essenza?
Perdersi è fondamentale per stare
in pace con la vita e con se stessi. Consideriamo che troppo spesso siamo
assopiti alla vita, la subiamo, la viviamo senza neppure accorgercene. Siamo
degli automi che ripetono gli stessi passi, giorno dopo giorno e spesso non
sono neppure quelli che abbiamo scelto, bensì sono quelli imposti dalla
società, da terze persone, dalla paura di realizzarsi perché tentare di farlo comporta
dei rischi e delle responsabilità. Quando si prende consapevolezza di tutto
questo, vuol dire che ci si sente persi perché la strada percorsa non è davvero
ciò che si voleva. Quindi si aprono gli occhi e, dopo aver affrontato un primo
senso di panico, si inizia a vedere tutto chiaramente. Abbiamo delle volontà e
bisogna scoprirle prima di tutto, e poi accenderle. Si scoprono quando ci si
perde e si accendono quando comincia il viaggio. Non è facile comprendere la
vera essenza della vita, ma quando ci si perde e si resta da soli, quando
perdersi porta ad attraversare strade e sentieri pericolosi, è proprio allora
che si accende la vera comprensione dell'essere vivi. Quello è il punto di
partenza perché è da lì che prendiamo il volo, senza paura, alla ricerca della
felicità, costi quel che costi.
Un’altra grande tua
passione è la musica, insieme alla scrittura… Ti piacerebbe sperimentare anche
una terza forma d’arte?
La musica è un grande amore per
me, un'altra valvola di sfogo. Le mie giornate sono adornate da note e melodie
e davvero non posso farne a meno; è come se rappresentassero l'atmosfera in cui
è racchiuso il mio mondo interiore. Ascolto musica continuamente, ogni volta
che posso; ascolto di tutto e m'interessa ogni genere, mi soffermo su ogni
singolo strumento e la mente vola su quei passaggi musicali dove interverrei
io, su cosa cambierei di quella melodia o di quell'arrangiamento. Quando posso,
molto raramente, prendo la chitarra o mi metto al pianoforte, anche per pochi
minuti, solo per ricevere quell'iniezione di serenità che sa darmi uno
strumento tra le mani. In passato riuscivo a dedicarmi maggiormente alle
composizioni, mentre oggi trovare tempo è un'impresa poiché sono troppo coinvolto
nella scrittura. Molte mie poesie hanno una musica, tante addirittura hanno un
vero e proprio arrangiamento e sono divenute canzoni a tutti gli effetti. In
fondo sono un cantautore mancato a causa di varie vicissitudini e raccontarle
richiederebbe la stesura di un intero libro. Un'arte che mi piacerebbe
sperimentare? La pittura senza dubbio. Resto incantato davanti a un bel
dipinto; potrei osservarlo per ore ed ore. Purtroppo è qualcosa che non ho e
non posso inventarlo. Qui si parla di doni, che si hanno o non si hanno. Certo
c'è studio, ma alla base ci deve essere un dono.
Con la filosofia,
invece, che rapporto hai?
Sono molto affascinato dalla filosofia, si tratta di una disciplina dalla quale assorbo tanto e che mi segna ancora oggi profondamente. Credo che il pensiero filosofico vada studiato in tutte le scuole, senza alcuna distinzione. Fosse per me, toglierei qualche ora ad alcune materie che non voglio dire per non creare polemiche ed inserirei la filosofia, anche quella contemporanea. Il mio punto di vista è che esistono dei passaggi obbligati, dai quali non ci si deve esimere, come lo studio di Nietzsche, ma è fondamentale esplorare la storia del pensiero filosofico fino ai giorni nostri. Da non trascurare Kierkegaard e Schopenhauer, con la filosofia del primo caratterizzata dal senso religioso, mentre il secondo è privo di fede. Infine il capolavoro di Kant: "Critica della ragion pura". Ci sarebbe ancora tanto da dire ma mi limito a consigliare ai più giovani di cercare sui motori di ricerca di internet le massime dei filosofi. Scoprirebbero, da piccolissime frasi, che esiste un universo immenso da esplorare e quell'universo sarà la loro ricchezza, poiché ha il potere di porre basi solide per ciò che saranno da grandi.
Infine, a breve uscirà il tuo primo romanzo. La stesura ha richiesto un
lavoro di limatura maggiore rispetto ai tuoi versi e che cosa ti aspetti da
questo esordio letterario in prosa?
Si, ci siamo quasi ed avrò il
piacere di condividere il mio primo romanzo con il pubblico. È stata davvero
una bella esperienza e non nascondo che aspetto la pubblicazione con la stessa
euforia di un bambino che aspetta i doni di Natale. Almeno per quanto mi
riguarda esiste una differenza abissale tra la stesura di una poesia e quella
di un romanzo. La poesia arriva di getto, pochi minuti ed eccola che viene fuori
e difficilmente mi trovo a dover fare delle modifiche rileggendola. È lei che
arriva, non la cerco. Decide quando è il momento di arrivare, il modo e dove mi
vuole trascinare. Il romanzo mi ha richiesto un lavoro più scrupoloso, più
attento, senza però alcuno stravolgimento. Indirizzata la trama, da subito ha
iniziato a scorrere senza intoppi e direi che ho impiegato davvero poco tempo
per portare a termine la stesura. L'aspettativa è che possa trovare consensi
perché davvero c'ho messo tutto il cuore. Anche se il successo già me lo sto
godendo, vale a dire, quello di aver portato a termine un altro mio progetto.
Insomma, un altro obiettivo raggiunto.
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