GUERRA DI RELIGIONE?

 


Mentre le notizie diramate dal mainstream sulle condizioni di salute di Putin "malato terminale di cancro", che sopravvive a stento solo grazie alle medicine occidentali", intendono minare l'autorità del presidente russo, lasciando  immaginare una lotta in corso tra gli alti papaveri del Cremlino per la successione (in seguito al presunto fallimento dell'Operazione Speciale in Ucraina) ecco che si aggiunge un nuovo tassello alla lotta senza quartiere tra opposti interessi geopolitici ed economici.


Ormai l'atteggiamento dell'ex comico zelensky,  come suggerito dal suo mentore nordamericano, Biden (altro preoccupante caso clinico psichiatrico), sta raggiungendo il culmine dell'idiosincrasia anti-russa. Il regime di Kiev, nato dalla finta rivolta di Maidan,  ha iniziato la sua pulizia etnica prima proibendo la lingua russa in tutte le regioni dell'Ucraina, anche in quelle che storicamente facevano parte della Russia da tempo immemorabile, poi sono passati alla condanna della cultura e degli autori russi con roghi di libri e censure,  e quando hanno visto che non bastava sono ricorsi all'incarcerazione ed alla tortura contro i cittadini  dissidenti, dichiarando fuorilegge tutti i partiti che non si uniformavano al "nuovo corso" ed ora infine -dopo la condanna politica- sono passati a quella religiosa.  Il Parlamento ucraino è pronto a mettere al bando le strutture della Chiesa ortodossa, considerata troppo vicina a Mosca.

L'unica a  prendere le distanze dal questa iniziativa antireligiosa, che molto somiglia all'antiebraismo conclamato dell'ex caporale tedesco (maestro di zelensky) è  Elena Bogdan, responsabile del Servizio statale per la libertà di coscienza (organismo che verrà riformato da zelensky e affidato al governo) che ha avvertito come lo stop a una confessione «provocherebbe una destabilizzazione della società» e la Chiesa ortodossa ucraina «con gli statuti adottati a maggio non mostri più alcun legame con la Russia». Il riferimento è alla presa di distanza varata dopo l’inizio della guerra, con anche la decisione di non nominare più durante le liturgie il patriarca di Mosca, Kirill.  

Manca solo che  mettano l'obbligo di uno speciale marchio "ortodosso",  tipo la stella di David  della Germania negli anni '30, a questo punto...
Paolo D'Arpini

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