IL TESORO PERDUTO DELLE STREGHE di Laila Cresta e una classe scolastica Commedia completa da leggere

  

Laila Cresta e la IV A TP

Primaria Embriaco, Genova - a.s. 1999/2000 

Il tesoro perduto delle streghe

Commedia in due atti e una Sarabanda Finale

 

Illustrazioni di

Rita Tripodi

 

 

PREFAZIONE

 

Non si tratta di una “recita scolastica”, ma di un tentativo di teatro “vero”, discusso e preparato con i ragazzi.

 

Si è già scritto molto sull’utilità e sulla piacevolezza della drammatizzazione, in contesto ludico, didattico, psichiatrico. A scuola poi, c’è l’interazione coi ragazzi anche in fase di stesura o di adattamento del testo, di ideazione della scenografia, di reperimento e di creazione degli elementi di essa.

I bambini amano molto i personaggi fantastici, streghe fate draghi (anche aver paura ha il suo fascino, nella tranquillità della propria casa o dell’aula), ma questa commedia è nata quando i ragazzini (una IV Primaria) hanno fatto in classe una ricerca sulle piante officinali che ci ha fatto riflettere, tra l’altro, a quanto fosse pericoloso e complesso usare le erbe per curarsi, quando non esistevano sistemi di misura del tempo e del peso. Abbiamo scoperto che la stessa erba diventava inutile se il tempo di infusione era troppo breve, e addirittura nociva se era troppo lunga, o se la quantità era sbagliata. Per questo, coi ragazzini abbiamo ipotizzato che il ritmo e la lunghezza delle cosiddette formule magiche servisse in realtà a misurare, in modo almeno approssimativo, il tempo di cottura o di infusione. Naturalmente, a scanso di problemi, nella commedia ci siamo limitati a nominare solo piante innocue, come l’alloro o la camomilla, e modi innocui di prepararle. Di ogni erba o fungo poi, abbiamo privilegiato il nome popolare, quando c’è (manine, barba di frate, dente di leone, artiglio del diavolo, code di topo…), perché più favoloso di quello scientifico, vagamente horror, e quindi più affascinante per dei ragazzini.

La commedia è nata quindi dal desiderio di sfruttare in qualche modo una ricerca durata tutto l’anno. In essa quasi non si accenna neppure alle streghe storiche, e quelle della commedia (maschi e femmine) sono solo esperte di erboristeria che si incontrano per condividere le proprie scoperte sulle piante officinali e gli esperimenti di cura, in un mondo che non le capisce e le teme, con i villani che finiscono spesso per accusarle dei propri errori e della propria pigrizia.

La scelta di fare dei simil-rap, in una classe che ha fatto teoria musicale e ha vinto concorsi di filastrocche, è dovuta alla facilità di creare ritmi in C per movimenti che a volte diventano una specie di danza. Come succede con alcune parole antichizzate, la grande ritmicità della filastrocca, con le sue semplici rime, in qualche modo simula un linguaggio antico: per questo nella commedia le Streghe medioevali parlano in rima, mentre i Ragazzi, nel nostro tempo, parlano in prosa.  

All’inizio, dopo il rap delle streghe con cui la congrega si presenta al pubblico, la strega Melina dice di non aver potuto dormire dalla fame, quella notte: è un modo per incuriosire i bambini su come la vita nei secoli passati fosse diversa dalla nostra. Inoltre, alla fine, la strega Brufoletta dice alla ragazzina Ghita che lei ha la possibilità di studiare, se davvero, come dice, vorrà curare le persone come faceva lei.

La trama si svolge in parte nel Medioevo, e in parte al giorno d’oggi. L’unico elemento chiaramente fantastico della storia è il salvataggio che una fatina ha fatto del tesoro delle streghe: l’ha spedito a mille anni da questo giorno, nel computer di un ragazzino di oggi.

La rappresentazione termina con l’adattamento di una canzoncina di ambiente scoutistico che divertiva i bambini: è stata suggerita da una collega, Teresa Molinelli, che era anche la mamma di un’alunna.

In appendice: i personaggi e lo Storyboard.

 

Laila Cresta e la IV A TP

I.C. Centro Storico, Genova- Primaria “Embriaco”


 

I° ATTO

 

(Radura tra gli alberi. In mezzo, streghe di ambo i sessi sono in piedi, a semicerchio verso il pubblico, in atteggiamento minaccioso, rampante. In mezzo, Regina Serpe mescola con un cannello in un paiolo. Dà il via agitando il cannello e il gruppo comincia il rap. Tutti camminano muovendosi ritmicamente, in fila indiana, leggermente chini in avanti, con movimenti rampanti e aggressivi, e con cipiglio… miope. N.B. le streghe, maschi e femmine, non appaiono né vecchie né brutte).

 

 

RAP DELLE STREGHE

 

Noi siamo la Congrega – del folto del bosco

Danziam là dove il mondo – è sempre più fosco

Noi mescoliam radici – bacche e piantine

Per preparar le nostre – gran medicine

Con scaglie di dragone – e denti di leone

Noi prepariamo tutto – un gran minestrone

Noi curiam la gente - per farla guarire

Ma possiamo anche – farla morire.

Attenti a voi giullari – attenti alle streghe

Attenti a voi tutti – di questo paese

Non spariran le streghe – siam certi abbastanza

Ma sparirà soltanto – la vostra ignoranza!

 

(Terminano con un urlo e un salto. Sono ancora in piedi. Regina Serpe fa per sedersi, ma qualcuno le indica Melina: la streghetta ha le braccia conserte, sbuffa e batte stizzosamente il piede a terra):

       

Regina Serpe:     - Su, Melina, che faccia scura!

                                        Hai uno sguardo da far paura!

Melina (rabbiosa):    - Questa mattina, col sol che s’alzava,

                                         mi sentivo la pancia che brontolava!

                                         Ascoltavo l’allodola cantare

                                         E con tutte le piume l’avrei potuta mangiare!

 

(Povera lodoletta, che è tutta piume e ossicine! Le streghe danno la baia a Melina: ridono, saltellano e battono le mani ritmicamente, cantando):

 

(Alouette…):            -  Lodoletta, gentil lodoletta,

                                    … lodoletta io ti mangerò!

 

(Tutti ridono additando Melina, che dapprima sorride con una mezza smorfia, poi ride anche lei, si porta al centro del palco e, d’in mezzo al semicerchio dei compagni, continua, seguendo un ritmo piuttosto veloce, con aria scherzosamente feroce):

 

Melina        :          - Io ti mangerò la testa!

gli altri       :          - Io mangerò la testa!

Melina       :          - Io ti mangerò il cuor!

gli altri       :         - Io ti mangerò il cuor!

 

(Tutti, in un girotondo molto saltellato, slanciando le gambe in alto a tempo, cantano):

-        Lodoletta, gentil lodoletta,

                                     Lodoletta, io ti mangerò! (bis)

 

(Tutti ridono, si battono la coscia con una mano, saltellano, poi si siedono ai due lati di Regina Serpe, formando un semicerchio rivolto verso il pubblico. Lei si guarda in giro, poi indica Petra con gesto regale):

 

Regina Serpe:       -  Avanti, Petra, puoi cominciare,

                                    sai che la notte fa presto a passare!

Petra (sospira, poi parla con voce stanca):

-        Con Bugie, Cacciadiavoli e altre cose più rare

Volli curare Sgorbio il Giullare!

Un gran prurito lo tormentava,

e tutto il giorno lui si grattava…

Alla fine, è quasi guarito…

E il mio compito è infine finito!

Regina Serpe:        -  Come mai tanta stanchezza?

                                     Su, Petra mia, che sei una bellezza!

Petra (esplodendo rabbiosa): 

-        Quel pelandrone non ha collaborato!

Pure il prurito gli ho provocato!

 

(Tutti si guardano e commentano fra loro a bassa voce, scandalizzati e solidali. Regina Serpe sospira e scuote il capo):

 

Regina Serpe :       -   D’uomo gentil non c’è più semenza!

                                    Di Regina Serpe - (si batte il petto) – è la triste sentenza!

Pipetta:                    -    Nonna cara, hai ben ragione! Sempre più ingrate son le persone!

                                    Questo, invero, è un grosso guaio:

                                     te lo dimostra anche il fabbro ferraio:

                                     lui voleva guarir di vecchiezza,

                                     rivoleva da me la sua giovinezza!

                                     Mi ha perfino minacciato:

                                     l’Artiglio del Diavolo infine gli ho dato!

                                     Senza più il suo mal di schiena,

                                     Or cammina di gran lena

                                      Va dritto come un soldataccio…

                                      Ma resta sempre un gran vecchiaccio!

Regina Serpe:         -   E se l’avessi ringiovanito

                                      Certo al rogo saresti finito!

Pipetta:                    -   Forse le fate lo posson fare

                                      Noi sol con le erbe sappiamo curare!

Regina Serpe:          -   Certo, Pipetta, se lo capisse, la gente…!

                                       Tarlo, continua, immantinente!

(Tarlo, quasi balbettando, imbarazzatissimo e mettendo le mani avanti quasi scusandosi):

 

Tarlo:                        -  Per aiutare Mestolone…!

                                       Amor Nascosto, Sigil di Salomone,

                                       Piede di Gallo e Berretta da Prete

                                       Perché passi ore liete…

                                       E l’infuso così preparato

                                       A Zelda la bella l’abbiamo dato!

 

(Tarlo continua in tono dolente, ignorando lo scatto rabbioso di Zelda e il gesto di Mestolone che si copre il viso):

 

                                        Ma lei non l’amava e, oggi, non l’ama…

                                         Forse mancavan i Baci di Dama!

 

Mestolone (arrabbiato e vergognoso):

-        Io non saprei, amico, pensare

Come la cosa ti può riguardare!

 

Zelda (furiosa, con l’aria di chi non ne può più):

-        Il mio mal di pancia è colpa vostra?!

Certo avete una gran faccia tosta!

Solo le bestie dovreste curare

Perché come loro potete pensare! (fa un gesto espressivo alla tempia)

(Sbuffa e brontola fra sé, poi si calma e sorride compiaciuta):

Humm… Io ho curato da un’indigestione

Della guardia il grosso cagnone.

Adesso la bestia è amica mia

E quando mi cerca non fa più la spia!

Regina Serpe:  (che finora ha cercato invano di calmare gli animi con gesti ed esclamazioni, interviene decisa):

-        Basta, voi! O vi trasformo in Occhi di Buoi!

Tu, Mestolone, hai lavorato?  

Mestolone: (con sollecitudine):

-        Con molta cura mi sono impegnato!      

Vuoi sapere cos’ho combinato?

(si accarezza il pancione, declamando entusiasta):

Pasta al sugo di Manine

Stufato di Mazze e Colombine,

di Barba di Frate una frittata,

Dente di Cane in insalata!

Poi, per finire, un gran bel vino

Che m’ha donato il buon Favino!

Favino: (con aria modesta):

-        Denti di Leone ho distillato

A primavera ci ho lavorato…

 Non voglio saltar di palo in frasca, ma…

(rovescia le tasche vuote) ma l’uva è cara, per la mia tasca!

 

Regina Serpe: (chiude un attimo gli occhi e sbuffa):

-        Da poeta è la fantasia,

ma in quanto alla pancia… Mamma mia!

(si volta verso Drusilla e chiede, in tono sarcastico):

Fors’anche Drusilla ha cucinato?

Drusilla (con aria virtuosa):

-        Io il mio amico ho aiutato!

Al simpatico Mestolone ho preparato un bel minestrone:

c’era dentro dell’ortica, ma, da cotta, non punge mica!

Poi abbiamo… ahemsperimentato

Quel che avevamo preparato!

Regina Serpe: (sospirando):

-        Lasciamo andare!

E tu, Robetto, che hai avuto da fare?

Robetto:                 -     Alla mugnaia il mal di petto

                                      Ho curato con l’Amor Perfetto…

                                       Dite, che altro potevo fare?

                                       La potevo forse abbandonare?

Regina Serpe (ride scuotendo il capo):

-        Anche Robetto non è più un bambino

Ormai è proprio un ragazzino!

 

(La Regina aspetta che tutti si siano alzati, poi dà il via al movimento ritmico, e comincia il Rap):

 

IL RAP DI REGINA SERPE

 

Venite qui mie care

Venite ad ascoltare

Che da Regina Serpe – potete – imparare!

Io so come si cura – un bel – mal di pancia

Non abbiate paura – di qualche - streganza!

La magia alle fate - potete - lasciare

Da sempre con le erbe – sappiamo – curare!

La Luna è nostra Madre – il Sole – un nemico

Perché dobbiam nasconderci – anche all’amico!

Tutti:                                        - Noi siamo la Congrega

                                                   Del folto del bosco…

 

(Il rap si interrompe all’arrivo precipitoso di Brufola, tutta affannata. La Congrega la guarda e la ascolta, con aria preoccupata)

 

Brufola:       - Presto, presto, Madre mia!

                        Qui occorre fuggir via!

                        I villani ci hanno incolpato

                        Perché il grano ha scarseggiato!

                        Come posson dimenticare

                        Che è da noi che si fan curare?

                        Stanno arrivando per darci la caccia!

                        Renderei loro pan per focaccia!

 

(Tutti, commentando preoccupati, si stringono attorno alle due streghe):

 

Regina Serpe:

-        Calma, bambina, riprendi fiato!

E dov’è il tesoro che ti ho affidato?

Brufola:                 -      Quello in salvo è di già

                                      L’ho spedito lontan da qua:

                                      Ne ho fatto un programma, proprio speciale,

                                      che è nel computer di Natale!

                                      A ben mille anni da questo giorno…

                                      Non è certo qui intorno!

Regina Serpe:        -     Son contenta, per Giunone!

 L’hai salvato con un nome?

Brufola (imbarazzata):   -    … una fata m’ha aiutato…

ma io… un nome non l’ho dato!

Regina Serpe:         -  Lo puoi ancora ripescare?

 

Brufola:                   -  Be’, ci posso almen provare…

 

Regina Serpe:         -   Noi fuggiremo per monti e per valli

                                     Più veloci dei cavalli,

                                     Tu, di’ alla fata che ti deve aiutare:

                                      Da Natalino ti deve mandare!

 

(Tutti scappano. Brufola si china e parla con qualcuno di troppo piccolo per essere visto dal pubblico: potrebbe esserci un cespuglio o anche un masso che segna il punto):

 

Brufola:                    -  Amica bella, or tocca te!

                                      Io sono alla tua mercé!

 

(B. finge di ascoltare per un secondo, poi annuisce e fugge anche lei. Subito, dalla comune, in fila indiana, irrompono a passo “Ridolini”, i Cacciatori di Streghe. Nell’ordine, sono: Pipin, Giuan, Carlin e Tonio. Si muovono svelti, ritmicamente, mimando con enfasi le proprie emozioni e le proprie parole. A capofila si alternano i primi tre, quando devono parlare. Chi segue, ripete i gesti del primo, che li guida in un percorso a serpentina e del tutto casuale, come nel gioco di “Seguire il Capo”. Quando tocca a Tonio, la farandola si ferma un attimo, mentre lui urla da tontolone e gli altri lo zittiscono in coro, minacciosamente):

 

 

 

                         IL RAP DEI CACCIATORI

 

Tutti: Quelle stregacce – sono scappate

Noi non le abbiamo – ancora trovate!

Il nostro raccolto - ha scarseggiato

Certo ce l’hanno - affatturato!

 

Tonio:  -  Ma non è piovuto troppo poco?!

 

Tutti:   -  Zitto tu!

 

Pipin:                              Il mio muletto – han fatto scappare

Ora non posso – più lavorare!

Che dirà mai - il mio Signore

Se passo in ozio – un sacco di ore?!

 

Tonio:   -  Ma non avevi dimenticato di legarlo?!

 

Tutti:    -   Zitto tu!

 

Giuan:                            - Ho un orticello – picciol piccino

E ci tenevo – come a un bambino

Quelle stregacce – l’han fatto seccare

Io gli e la devo – fare pagare!

 

Tonio:     - Ma se dimenticavi sempre di annaffiarlo!

 

Tutti:       - Zitto tu!

 

Carlin:                       - Il mio buon cane – che andava a caccia

L’ha fatto sparire – qualche stregaccia!

Ora son solo – non so cosa fare,

Certo che a caccia - non posso più andare!

Tonio:      - Ma se non ti ricordavi neanche di riempirgli la ciotola!

 

Tutti  (inseguendolo fino a uscire di scena, picchiandolo sulla schiena curva):

-        Zitto tu! Zitto tu! Zitto tu!

 

 

 

Fine 1° Atto

 

II° ATTO

 

(Interno caotico di soffitta. Fra la roba sparsa dappertutto, dovranno esserci anche sacchettini chiusi di carta o di tela, mazzetti di erba secca e foglietti arrotolati, legati con nastrini o cordicelle. C’è anche un cestone, o qualcos’altro, da rovesciare per usarlo come base d’appoggio, o anche un mobiletto basso basso: Natalino entra e vi posa un computer portatile, poi si gira verso la porta. Sbuffa):

 

Natalino:                -     E dai! Quanta paura! Non volevate cercar fantasmi nella vecchia  

                               casa di mio nonno?

Giacomo: (affacciato con la testa nella stanza):

-        Ma non c’è niente? Sei sicuro?

Ghita (da dietro di lui, entra scostandolo):

-        E levati! Quante storie per una soffitta abbandonata!

Ivan (Arriva circospetto seguendo Giacomo, e si blocca sulla soglia):

-        Sei sicura che non ci sia pericolo?

 Marta (spingendolo per entrare):

-        E uffa! Io, al massimo, potrei pensare di trovare delle Fate, e gli Elfi del Piccolo Popolo, magari nel bosco! Sembra che ce ne siano in tutto il mondo…

Natalino (subito fa una smorfia, ma poi si entusiasma alle idee che gli vengono):

-        Che idee sdolcinate! Pensate, invece, se incontrassimo il fantasma di qualche vecchio brigante, con un coltellaccio in bocca e un cappellaccio nero…

Giacomo (con un gesto e un tono di sufficienza):

 Sììììì! Uno che magari vuol vendicarsi su di te perché l’ha mandato sulla forca un antenato di tuo nonno!

Ghita:                     -    Mmm… magari poi è il bandito, l’antenato di suo nonno!

(I ragazzi ridono. Natalino fa spallucce):

Natalino:                -     Humpf!  Potrebbe essere un cavaliere normanno, invece…

Marta (con aria di sufficienza):

-        Sì, che vuole indicarti il nascondiglio dell’antico tesoro di famiglia! Ma va’, accendi quel computer, Nat, e connettiti a internet! Magari c’è qualcosa su come scovare i fantasmi…

Natalino :                -    Ecco fatto! Ma… Guardate! E questa chi è, una delle fate

                                     amiche di Marta?

Ivan:                        -  E dai, non scherzare! Sarai entrato nel sito di qualche

                                     chiromante!

Natalino:                  -  Può essere… ma non riesco farla andare via! Continua a

                                     guardarsi in giro! Sembra un film!

Giacomo:                  - Mi sa che è una tua amica, quella lì… ti guarda… si vede che

                                      le piaci!

Natalino:                   - Ma va’ là, stupido! Come se fosse lo schermo che vede noi,

                                       invece che…

 

Brufola (da fuori campo, “dal computer”):

-        Ciao, Natalino!

Natalino (fa un salto indietro):

-        Cosa?! Ma… questa, cos’è?

Brufola:                 -    Oh, ma… non sei solo… va be’, in fondo questi sono i tuoi

                                     amici, vero? Aspetta… Mhmm… Ci sono Giacomo, Ghita,

                                     Ivan, Marta…

Ghita:                     -  Ehi, tu, non vale! Sei in vantaggio! Non so come sia che ci

                                    conosci tutti, ma noi non conosciamo te! O almeno…

Tutti (meno Natalino che appare pensieroso):

-  No, no! – E chi la conosce?! – Mai vista! – Mai, mai! (ecc.)

Natalino (parla con lentezza, riflettendo

-        Un attimo… quand’ero piccolo, la nonna mi leggeva da un vecchio libro che aveva trovato proprio qui, in soffitta! Poi chissà, c’è pure finito di nuovo… era un libro sulle streghe, e penso davvero che fosse molto vecchio… c’erano delle incisioni… sarai mica… Brufoletta?

Brufola:                  -   Sono Brufola, sì! Allora ti ricordi di me! Se vengo lì con voi,

                                     me la dai una mano, con i tuoi amici? Ho perduto il tesoro…

Ivan:                       -    Un tesoro? Però! E l’hai perduto proprio qui?

 

Brufola:                  -    Più o meno… mi aiuterete?

 

Ghita:                      -    Ma…intanto esci fuori di lì, se sei una strega vera! Mica

                                      avrai paura di ragazzini come noi!

 

(Brufola entra in scena scivolando dietro i ragazzi che, chini sul monitor, non la vedono più):

 

Marta:                     - Ehi! Adesso dov’è andata, questa?

 

Natalino:                  - È sparita dallo schermo!

 

Giacomo:                 -  Si sarà spaventata, dopo tutto!

 

Brufola:                    -  Io non ho paura di niente!

 

Natalino:                   -  Ma… dov’è?

 

(Brufola batte leggermente sulla spalla di Giacomo, che sobbalza spaventato e si gira verso di lei, insieme ai suoi amici):

 

Brufola:                    -  Sono qui, teste di cavolo!

 

Marta:                      -  Ah! Ma cosa ti viene in mente di sparire e riapparire così?

                                      Volevi farci venire un colpo? Sei proprio una strega!

 

Brufola (ride):                   -    Come te e  Ghita, sicuramente!

 

Marta e Ghita (in coro, offese):

-        Co-osa?!

 

Brufola:                  -    Per forza! Siete curiose, indipendenti, intelligenti, volete

                                      capire e imparare… e mica studiavano le femmine, ai tempi

                                      miei!

Ghita:                      -  Vacci piano! Io non ho mai neanche visto l’artiglio del

                                     Diavolo, non toccherei mai un occhio d’asino, povera

                                     bestia, per non parlare di code di topo… o addirittura manine

                                     di bimbo! Noi siamo buone!

Brufola (ride):                 -   Ma va’? Noi streghe invece siamo… come tutti gli altri. Un

                                       po' buone e un po’ cattive! Poche di noi sono davvero buone,

                                       o davvero cattive... e perché tu lo sappia, quelle che hai

                                       nominato sono tutte erbe o funghi… persino le Manine di

                                       Bimbo! Con le erbe si può curare… e si può uccidere.

Giacomo (stupito):          -      Ma allora non ne conoscete, di magie?

 

Ivan (deluso):                     -      Neanche una piccola così?

 

Brufola (sempre sorridendo gentilmente): 

-        Solo quella delle erbe, dei fiori, della Luna Nuova…

Marta (interessata e un po’ scettica):

-        Ma senza magia, come hai fatto ad arrivare qui?

Brufola:                  -    Eh sì, brava! Ho saltato mille anni! E come avrei fatto senza

                                      magia? La magia di una Piccola Dama, però! Di una fata,

                                      insomma… è stata lei che mi ha trasformato il tesoro in un

                                       programma che ha spedito nel tuo computer, Natalino, per

                                       nasconderlo! Solo che io… so a sai di computer! L’ho

                                       salvato a caso, e non so dov’è andato a finire! Mi aiutate a

                                       cercarlo? Per favore!

Natalino (si china sulla tastiera, batte qualche tasto, poi si volta verso Brufola con aria sconsolata):

-       Non ci riesco… (scatta in piedi): Aspetta, vado a chiamare la

 mamma!

Brufola:                  -    No, fermo! Non è il caso! La Dama mi ha detto che, in 

                                      qualche modo, il computer e questa soffitta sono

                                      la stessa cosa… è qui, che bisogna cercare! C’è la stessa

                                       confusione, invece di essere tutto ben diviso in cartelle,

                                       scatole, scaffali…

Natalino:                  -    Ma… Non è che ci prendi in giro tutti? Sarai mica d’accordo

                                        con la nonna, che così ha trovato il modo di farci mettere

                                        ordine in questo caos?

Brufola (ridendo):             -       Ma va’! So che ti sembra strano, ma è tutto vero!

 

Ivan:                          -     E… e se arrivasse davvero un fantasma?

 

Giacomo:                      -    Mmm… in fondo l’abbiamo già trovato: anche Brufola è

                                         una specie di fantasma, in fondo…

Marta:                           -    Be’, in un certo senso… una specie… un fantasma del

                                          tempo! Lei è viva, però! Cioè… un attimo! Era viva un

                                          un migliaio di anni fa… oh, insomma! Brufola ha

                                          viaggiato fin qui e allora è viva adesso, e… uh, mamma

                                          mia, che pasticcio il tempo!

Brufola:                         -    È vero, Marta,  e nessuno ne sa niente… allora, chi mi

                                           aiuta, amici miei?

Natalino:                        -    Tutti, ti aiutiamo! Siamo tutti amici, no? Forza, ragazzi,

                                              all’opera!

Ivan (brontolando):                     -      Se dicevi al lavoro! ti tiravo un cazzotto! Qui c’è tanto

                                              da fare che forse preferivo i fantasmi!

Marta:                            -     Da dove incominciamo, Nat?

 

Natalino:                        -     Boh! C’è differenza?

 

Ivan:                               -     Là ci sono dei libri… possiamo cominciare di là? Li

                                               mettiamo tutti insieme da qualche parte?

Giacomo:                       -      Aspettate! Forse dobbiamo fare che questa soffitta era il

                                               computer di Natalino… Adesso io lo accendo… Di là!

                                               (G. clicca sull’interruttore della luce, ma non si accende niente):

                                                                  ‘sto coso non funziona!

Ivan:                               -      Forse ci vuole la password!

 

Ghita:                             -      Ma va là, la password! Come e dove?  La scriviamo sui

                                                muri?! Mi sa che sono tutte storie per non lavorare, voi

                                                due!      

Marta:                            -      Tanto, qua, non combiniamo niente! … Senti, Nat, ce

                                                l'ha una password, il tuo computer?

Natalino:                        -       Credi che possa essere la stessa? E come l’inseriamo?

 

Ivan:                               -       Boh! Prova a dirla forte!

 

Natalino:                        ­-       Ma è un segreto…

 

Ghita:                             -       E dai! Semmai poi la cambi, no? Mi sembra una

                                                storia un po’ sciocca, ma magari funziona!

Natalino:                        -       Va be’… ora ci provo… dunque… un attimo…

                                                com’era?

Marta:                            -       E uffa, Nat! Quante scene! Ti vergogni? Chissà che

                                                parola scema hai messo!

Natalino:                       -      E sì, scema! Scema sarai tu! Io ho messo… be’, ora

                                               provo… (N. pronuncia ad alta voce solo le vocali di una parola di sua

                                                                  scelta, sillabata, ma si sentono solo le vocali):  * * * * !

                                               Ma… è uscita criptata!

Giacomo:                      -       Ovvio, a pensarci! Ma… ehi! E questo cos’è? Sarà il

                                                desktop? Roba da matti!

                                                (Mentre Giacomo parla, da dietro le quinte vola verso di lui un foglietto.  

                                                                  Giacomo lo prende, lo svolge, lo guarda, commenta).

                                                                   Le condizioni non sono proprio ottime, ma è leggibile!

Ivan:                              -     Fa’ vedere! Ma… e una mappa della soffitta! Riordinata!

 

Giacomo:                      -     Già! “Ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa”,

                                             come mi predica sempre quella noiosa della zia Dina!

                                             Mi sa che in qualche modo c’entra davvero tua nonna,

                                             in tutta questa storia!

Natalino:                       -     Figurati! Però… guardate qua questo disegno! Quanto

                                             bello spazio per giocare!

Marta:                           -     Eh, sì! Se questo posto fosse così, sì! Dai, mettiamo a

                                              posto! Pensate che meraviglia, qui dentro, nelle giornate

                                              di pioggia! E senza scocciature da quelli del piano di

                                              sotto…

 

(Marta, Ghita e Natalino si mettono subito a trafficare di buona lena, mentre Ivan e Giacomo prima sospirano rumorosamente, si grattano la testa, si guardano ostentatamente in giro, …)

 

Ivan:                               -     E va bene, io vi aiuto, ma se qualcuno fa tanto di dirlo a

                                               mia madre… io sono rovinato!

Giacomo:                        -     Eh! Ci stavo giusto pensando anch’io. Mia madre dice

                                               che non sono capace d’essere ordinato… così alla mia

                                               camera ci pensa lei.

Ghita (s’interrompe un momento, meditabonda):

              -        Avete ragione… un po’. È più comodo così, però…

                 (con una smorfia): però le mamme vi toccano tutte le vostre

                 cose, le mettono dove vogliono loro…

Giacomo (avvilito):              -     È vero anche questo…

 

Ivan (filosofando):                  -     Eh, lo so… sono cose difficili da decidere… è proprio

                                                 vero che la vita è piena di problemi, come dice sempre

                                                 il nonno…

 

(Mentre Giacomo e Ivan chiacchierano e Brufola li guarda irritata e impaziente, Marta, Ghita e Natalino continuano a riordinare. Quando i pelandroni tacciono e si mettono a lavorare, Marta chiama e quelli s’interrompono subito):

 

 

Marta (ha in mano un sacchetto):

                                           -   Guardate! Che roba è? (legge): Artiglio de lo diabolo?!

Brufola (accorrendo felice):     

       -   È mio!

Giacomo (si volta con una manciata di bigliettini in mano, arrotolati):

                                                               -     E questi, cosa sono?

 

(Ne svolge uno e lo legge ad alta voce, accentando molto il ritmo della lettura):

 

De lo infuso e de lo decotto preparare

 

Òmeni et donne che streghe ve fate

queste ricette le prime ascoltate:

a fare lo infuso e poi lo decotto

dovrete imparare in quattro e quattr’otto!

La mattina in su l’ora che lo sole se alza

cercate una fonte sotto una balza,

a quella offrite uno bianco telino

e ciotole e orcio non sporchi de vino,

fate acqua pura con essi giocare

e lo gran sole in essi specchiare,

ne l’orcio cogliete quell’acqua sì pura

e a casa tornate senza paura:

su foco robusto poi l’acqua ponete

finché le bolle al suo interno vedete,

gettatevi l’erba e da foco levate

quando, ridèste, son le bolle tornate,

quando lo tempo dovuto è passato

l’infuso filtrate col telo sbiancato:

Per far lo decotto? Pensate soltanto

De l’acqua con l’erba bollire alquanto!

 

… Ihhh… Che linguaggio!

 

Brufola:               -     Dammeli! Sono miei!

 

Ghita:                   -     Ehi! Qua ci sono altri bigliettini!

 

(Anche lei ne legge uno. In sottofondo, si sente il coro invisibile delle streghe che l’accompagna da dietro le quinte. Lei non sente niente, mentre i compagni si guardano in giro, stupiti e spaventatati. Brufola li guarda, divertita della loro paura):

 

 

De male de pancia curare

 

 

Se un gran mal di pancia ti sei ritrovato

perché con il cibo hai un poco abbondato

t’invidio, amico, ma vieni lo stesso

non ho certo il cuore fatto di gesso.

Pagarmi potrai uno magico infuso

che non potrà certo lasciarti deluso.

Or lo confesso: contiene soltanto

l’alloro che cresce laggiù in quel canto

e poi camomilla raccolta nel prato:

è ver che per farlo non ho faticato…

Tu però dammi una qualche moneta

ch’io mangi se anche non vesto de seta!

 

Brufola (ha ascoltato sorridendo e annuendo, e ora si rivolge a Ghita):

                                             -      Sì! Dammi!

Giacomo:                      -      Avete… voi avete sentito?

 

Ghita:                     -     Perché, tu no? Leggevo ad alta voce! Simpatico, eh!

                                       (fruga fra le ricette): Oh, ecco! Leggine una anche tu, Nat!

Natalino:                -     Io… oh, e va bene! Voglio proprio vedere…

 

(Nat prende il foglietto e legge, dapprima un po’ incerto poi sempre più rinfrancato perché non sente niente. Durante la lettura, sempre accompagnata dal coro misterioso e invisibile, gli amici si sono avvicinati l’uno all’altro, spaventati. Ghita invece sembra più stupita che spaventata. Alla fine):

 

Natalino:                -     Questa volta non ho sentito niente… probabilmente perché ero

                                      io che leggevo… prova un po’ tu a leggere, Ivan!

Ivan:                      -      Tu – sei – mat - to! È meglio che lasciamo perdere. Anzi, sai

                                      Cosa ti dico? Lasciamo perdere tutto! Proprio tutto! Non mi

                                      Piacciono ‘ste storie! Io torno giù, in salotto, senza fantasmi e

                                      senza streghe, né maschi né femmine. Altroché!

Brufola (lo ferma):        -     E no, eh! Troppo facile svignarsela così! Avete promesso di

                                      aiutarmi! Perché tanta paura? Non ci sono qua io a dirvi cosa

                                      succede?

Ghita:                     -    Già. Prova un po’ a spiegarci cosa succede, allora!

 

Brufola:                 -     Il coro che sentite è solo… un’eco nell’aria, lasciato dai miei

                                      amici mille anni fa. Non dovete aver paura, non può farvi

                                     proprio niente. È come un fuoco fatuo… dai, Ivan, leggi

                                     anche tu. Prova.

Ivan:                       -    Io… oh, va bene! Tra l’altro questa è una ricetta interessante.

                                      La proverò sul mio cane che ha gli occhi rossi.

 

(Mentre Ivan legge, si sente nuovamente il coro, e tutti ascoltano affascinati):

 

 

De l’occhi affocati addolcire

 

Se dentro ne li occhi tu senti lo foco

che abbrucia e te toglie ogni voglia de gioco

vol dir che lo Capro non visto è passato

suo fiato de zolfo i tuoi occhi han sfiorato!

Ma tepidi impacchi de un’acqua potente

già hanno guarito tantissima gente

e faranno star bene i tuoi occhi sicuro:

de malva selvaggia è un decotto ben scuro…

ma tieni per te questo arcano svelato

o io vedrò ‘l Capro a tua casa tornato!

 

Marta:              -  È impressionante… pensate… l’eco di un coro di mille anni fa!

                              Ma andiamo avanti col nostro lavoro, adesso. Per esempio…

                              Ecco, qui ci sono altri semi!

Brufola:            -   Uh! Sono miei, sono miei!

 

Giacomo:          -   Servono  a qualcuno, questi mazzetti di erbe secche?

 

Brufola:            -    A me, a me!

 

Giacomo:          -    Ma è tutta roba tua, qui dentro? Ti serve tutto?

 

Ghita:                -    Ci sono! Che stupidi siamo stati, amici! Il tesoro delle streghe

                                 era la loro conoscenza delle cure con le erbe! E allora: ricette,

                                 semi, erbe…

Ivan:                      -     Peccato! Io m’immaginavo monete d’oro, pietre preziose…

 

Giacomo:           -     Gioielli, opere d’arte…

 

Marta:                -     Ehi! Qui c’è il libro delle erbe e dei medicamenti delle

                                   streghe!

 

(Brufola accorre e fa per prenderlo, ma Marta gli e lo sottrae vivacemente):

 Marta:                         -      E aspetta un attimo, no? Guardate che bello, questo libro! È

                                  pieno di ricette, d’ incisioni, di racconti… sentite qui!

 

(Marta si siede per terra, sulla sinistra dello spazio scenico e gli altri le si mettono attorno. Le luci su di loro sono leggermene attenuate. Mentre Marta legge, al centro del palcoscenico, in piena luce, si vedono entrare Petra le Strega e Sgorbio il Giullare e fanno il mimo di ciò che Marta legge, lentamente, in modo molto espressivo, con pause agli  a capo, enfatizzando le parole sottolineate e soffermandosi su di esse quel tanto da permettere loro di farsi gesto nel mimo:

 

La bona strega Petra e Sgorbio il Giullare

 

Uno certo giorno, Petra la bona strega

dopo aver lavorato, lavorato, lavorato,

a ottenere riuscì finalmente

uno magico infuso

bono a curare

ogne tipo de prurito.

Tempo era adesso di farne esperimenta, ma…

a chi rivolgersi?

Pensa e ripensa,

pensa e ripensa,

a Petra lo pensiero sovvenne de Sgorbio, lo Giullare de lo Signore.

Era costui un tipo non guari educato,

lo quale tutto lo giorno non faceva che

grattarsi.

grattarsi,

grattarsi,

sempre pieno come era

de pulci e de ogne sorta de brutte bestie.

Sicura per questo di ben disposto lo trovare

Petra a lo castello se n’è gita per lo incontrare

E seco lui de lo suo magico infuso disse.

Lo scortese villano

una risata grande si fece:

non solo lo suo prurito era migliorato assai,

dopo lo grande e periglioso bagno

che la sua signora a fare lo aveva costretto,

ma, inoltre, sapere proprio niente ne voleva

de lo infuso de Petra provare!

Anzi, lo vile oramai addirittura più niente sentiva:

lo suo prurito, tanti anni durato,

del tutto scomparso adesso era!

Povera Petra, la sua fatica tutta era stata vana

se lo infuso sperimentare non poteva!

Tornata a casa però

La bona strega una molto bella idea ebbe

E subito in pratica la mise.

Petra maggiormente intelligente era de Sgorbio

e sopra ogne altera cosa

una pigraccia come lui non era.

Senza pigliarsi paura

per la doppia fatica che ad assumersi andava,

la bona strega

lavorò

lavorò

lavorò

finché finalmente

uno nuovo infuso riuscì a creare

uno novo bonissimo e aulentissimo licore

che Sgorbio più che volentieri bevve.

Lo novo infuso, naturalmente, atto era ad riaccendere

lo prurito de lo pigro e vil giullare

lo quale non aveva voluto con la bona strega cooperare

per la nova cura sperimentare!

In cotal modo poi

Sgorbio costretto fu ad accettare da Petra

anche lo infuso contra lo prurito…

Per lo ver dire,

lo giullare proprio del tutto non guarì

però per migliorare migliorò, almeno uno poco!

        

Marta (ride, poi termina):

-        Bello, eh? Simpatica, la bona strega Petra!

Gli altri (ridendo divertiti con lei):

-        Bello, bello! – Povero Sgorbio! – Ah sì, proprio buona, quella strega!

Brufola:                 -    E va be’, va be’, sarà pure bello, anche se non so cosa ci sia da

                                     ridere… comunque, anche questo libro è mio!

 

(La streghetta fa per prendere il libro dalle mani di Marta, ma Natalino è più svelto di lei. Stringe il volume a sé e protesta):

 

Natalino:               -     E no, eh! Questo no che non è tuo! Questo è della nonna!

                                      Me lo ricordo bene, da quando ero piccolo… la nonna lo

                                      consultava, mi faceva vedere le figure… era suo, ti dico!

                                      Io lo conosco bene, questo libro!

                                                      (N. lo sfoglia velocemente cercando una pagina, poi la mostra):

                                      Guarda! Questa sei tu… per questo ti Conoscevo…

 

Brufola (paziente e gentile):

-        Va bene, Nat, ma quello è il libro delle nostre scoperte, dei nostri esperimenti di cura…

Natalino:                -    Ma c’è il mio nome, dentro!

 

Brufola:                  -    Ma va’? Fa’ vedere! Toh! C’è davvero! Ma guarda… l’avrà

                                      scritto tua nonna… ma sì, in fondo è giusto, Nat. Tienilo tu,

                                      questo libro… sarà il nostro grazie e il nostro saluto. E

                                      pensaci qualche volta! Noi vi penseremo sempre, amici! 

                                      Grazie, grazie a tutti!

 

(Brufola afferra il cestone in cui hanno messo la roba, e scompare per la comune).

 

fine II atto

 

 


 

Antefatto alla

Sarabanda Finale

 

(La radura nel bosco. Nello spazio scenico, in piedi, ci sono le Streghe e i Cacciatori di Streghe, spostati in modo da lasciare libero lo spazio antistante la comune. La Congrega guarda con rabbia i Cacciatori di Streghe che si torcono per il mal di pancia. Regina Serpe guarda ostentatamente da un’altra parte):

 

Pipin:                      -  Cara Signora, abbiate pietà!

 

Giuan:                    -   Non ci mandate via di qua!

 

Tonio:                     -   Le mele acerbe erano buone…

 

Carlin:                    -    Ma non adatte alle persone!

 

Favino (li guarda con sufficienza, mentre Regina Serpe continua a ignorarli, con espressione rabbiosa):

-         Dovremmo cacciarvi senza una cura,

ma non dovete avere paura!

Fate un infuso con ‘st’ erbe qua (porge loro un sacchettino)

E il mal di pancia sparirà!

Brufola (arriva trafelata e sorridente, col suo cesto):

-        Ecco, Madre, che il tesoro ho trovato! Non ho un premio meritato?

(Regina Serpe le sorride e fa segno di sì, battendole soddisfatta su una spalla. Tutti sono intorno a Brufola a farle festa. All’improvviso, rotolando e gridando, dalla comune irrompono i ragazzi):

 

Ragazzi:                  - Aiuto! – Mamma mia! – Dove siamo? – Cosa succede! – Aiuto,

                                   mamma!

Natalino (che si è rialzato subito, si guarda in giro a occhi sgranati):

-   Dove siamo, vorrei sapere!

Ivan (con aria preoccupata):

-    Guarda cosa doveva accadere!

Giacomo (nervosamente):

-     Questa è proprio una bella avventura:

non credo proprio di avere paura!

Marta (seccata):

-     Proprio in rima dobbiamo parlare?

Ghita (rivendicativa):

-    Io parlo come mi pare!

 

Brufola (che è corsa loro incontro tutta contenta e li ha salutati con effusione):

-             Per dono di fata che qui vi ha mandati

sarete per l’alba a casa tornati!

Adesso su, non dovete aspettare perché

                           LA SARABANDA - VA – A - INCOMINCIARE!

 

 

 

SARABANDA FINALE

 

Regina Serpe  (dopo di lei, tutti ripetono in coro la sua frase, sillabata e fortemente ritmata):

-        Cor-re-te qui!

Sal-te-re-mo insieme!

Bal-le-re-mo insieme!

Salto! Salto! Salto!

Ballo! Ballo! Ballo!

Tutti : (mimano le parole e con ritmo lento e cullante, accompagnandole con gesti appropriati. Terminano l’ultimo verso con un salto a braccia in alto):

Come il vento – noi ci muoviamo

spesso in fuga – ci ritroviamo

ma questa notte – che c’è la luna

facciamo festa – da quando imbruna!

Gioca e salta – amico bello

ché questa notte – sei mio fratello!

Lascia al sole – cure e pensieri

ché ormai tutto - è già di ieri

ché ormai tutto – è già passato

ed il gran sole – non è ancor nato!

Marta (tornando a un ritmo veloce):

-              Sto sognando – una gran festa

    Mamma mia – gira la testa!

Ivan                        -        Se è un sogno – io non saprei

                                         ma quel ch’è certo – è che lo vorrei!

Giacomo:               -        Amici mie-i – speriamo solo

                                         Di risvegliarci – sotto il lenzuolo!

Natalino:                -        Io la magia – vorrei capire

                                         Ma nessuno – me ne vuol dire!

Ghita:                     -        Io invece vorrei imparare – come posso tutti curare!

 

Brufola:                  -        Tu puoi studiare – Ghitina bella

                                          E sarai sempre – mia sorella!   


 

(Adattamento di una canzone cantata dagli scout, accompagnata da gesti appropriati - l’ultima strofa è stata fatta apposta per la commedia e la prima è stata variata: i draghi sono fatti dormire,  non ammazzati come nell’originale, perché i bambini hanno detto che i draghi erano nervosi, non cattivi. La canzone li calmava e loro si addormentavano tranquilli)

 

 

La canzone delle streghe e dei maghi

 

 

Ballano le streghe, e ballano anche i maghi,

fanno filtri magici per far dormire i draghi!

 

(rit) Gira gira il mestolon, tira su il coperchio,

fuoco fuoco notte e dì

le streghe fan così!

 

Piede di Gallo e Pane di Serpente

Cent’occhi freschi e un ragno deficiente!

 

(rit)

 

Svuotano barili, vino a più non posso

Quando si ubriacano cadono nel fosso!

 

(rit)

 

(abbassando il volume, con le mani a imbuto):

In realtà gl’incanti son fatti di erbe

Di parole strambe, e di mele acerbe!

 

Gira gira il mestolon

Tira su il coperchio

Fuoco fuoco notte  e dì

Le streghe fan così!

 

(L’ultimo verso è ripetuto almeno quattro volte, in diminuendo, fino a silenzio, poi, dopo una pausa, tutti saltano in alto slanciando le braccia per poi riabbassarle nel gesto di lanciare un incantesimo con le mani):

 

Tutti   - SÌ!

 

 

CONCLUSIONE

 

Rap delle streghe

 

Noi siamo la Congrega

del folto del bosco

danziam là dove il mondo …

…………………

……………

 

D’esservi piaciuti

Abbiamo la speranza

Dovete aver pazienza:

 

(urlato, saltando):

 

FINITA È LA DANZA!

 

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

DA UN SOGGETTO ELABORATO IN CLASSE DALLA IV^ TP DELL’ANNO SCOLASTICO 1999/2000, I.C. CENTRO STORICO, SCUOLA PRIMARIA “EMBRIACO”

TEATRO CARIGNANO - 7/6/ 2000

 

 

PERSONAGGI

(in ordine di apparizione)

 

 

La Congrega:

Regina Serpe, Brufola, Melina, Petra, Pipetta, Mestolone, Robetto, Zelda, Drusilla, e Tarlo.

 

 

I Cacciatori di Streghe:

Pipin, Carlin, Giuan e Tonio

 

 

I ragazzi

Natalino, Giacomo, Ghita, Ivan e Marta

 

 

N.B. I nomi sono stati scelti dai bambini.

                             


 STORYBOARD

 

I° ATTO

 

Radura nel bosco, anno 1000

 

Personaggi: Regina Serpe e il resto della Congrega

 

1-     S’ALZA LA TELA – la Congrega è in piedi, a semicerchio, in atteggiamento aggressivo/difensivo – al centro del semicerchio, Regina Serpe ha in mano un cannello o un grosso mestolo. Possibilmente, davanti a lei ci sarà un grosso paiolo.

2-     Comincia il rap delle streghe – tutti camminano seguendone il ritmo – Regina Serpe resta ferma e muove il cannello secondo il ritmo.

3-     Quando si fermano, RS parla con Melina.

4-     Melina le risponde e tutti ridono. Nasce uno scherzo ritmato.

5-     Alla fine, tutti si siedono a semicerchio – RS dà l’avvio ai racconti delle “imprese” settimanali dei membri della Congrega.

6-     Terminato il giro di interventi, è il turno di RS, che si alza e invita gli altri ad ascoltarla.

7-     Accorre Brufola trafelata e parla con RS.

8-     Tutti fuggono.

9-     Rimasta sola, Brufola chiede l’aiuto di una fata (minuscola, il pubblico non la vede): vuole che nasconda il tesoro delle streghe facendone un programma da PC che manderà molto lontano: a mille anni nel futuro.

10- Brufola fugge anche lei.

11- Irrompono i Cacciatori di Streghe.

12- I Cacciatori corrono via. CALA LA TELA.

 

 

II° ATTO

 

SOFFITTA AI GIORNI NOSTRI, PIENA DI OGGETTI VARI

(LIBRI, GIORNALI, MAZZETTI DI ERBE, SACCHETTI DI CARTA BEN CHIUSI, ECC.)

 

Personaggi: 5 ragazzini, la strega Brufola, la strega Petra e Sgorbio il Giullare

 

1-    S’ALZA LA TELA – Entra Natalino – gli altri sono accavallati sulla porta – davanti a tutti, Giacomo blocca l’ingresso – Natalino rovescia qualcosa da poter usare come tavolino per il PC portatile che ha in mano.

2-    Ghita scosta Giacomo dalla porta e entra. Sull’ingresso si blocca Ivan.

3-    Marta aggira Ivan sbuffando, e entra.

4-    I Ragazzi discutono.

5-    Natalino si accuccia o si inginocchia davanti al computer e lo avvia.

6-    I Ragazzi parlano davanti al computer.

7-    I  Ragazzi dialogano con Brufola (fuori scena) che parla “dal computer”.

8-    Brufola appare dietro di loro e discute coi Ragazzi.

9-    Discussione con Natalino sulla password/parola magica.

10-Appare “il desktop”, che è anche la mappa della soffitta.

11-I Ragazzi riordinano e  danno a Brufola il “Tesoro delle Streghe” che hanno trovato.

12-Marta trova “Il libro delle Streghe”.

13-Seduti in terra, i Ragazzi ascoltano Marta che legge loro una storia, dal libro –

      Di fianco a loro, ma per loro invisibili, la Strega Petra e Sgorbio il Giullare

      mimano la storia.

14-Natalino e Brufola discutono per il libro, e la streghetta se ne va, regalandoglielo.

15-I Ragazzi sono attorno al libro – CALA LA TELA.

 

Antefatto e SARABANDA FINALE

 

Personaggi: Tutti.

 

1-    S’ALZA LA TELA. In scena, tutta la Congrega guarda con fiero cipiglio i Cacciatori di Streghe che si tengono la pancia dolente e si lamentano domandando aiuto.

2-    Regina Serpe, seccatissima con loro, finge di ignorarli.

3-    Favino dà ai Cacciatori l’erba per curarsi.

4-    Arriva Brufola col cestone del tesoro: le ricette di cura e le erbe.

5-    La Congrega festeggia.

6-    Con urla e tonfi, dalla comune entrano i Ragazzi.

7-    I R. parlano tra loro, guardandosi in giro.

8-    Brufola li accoglie invitandoli alla festa e li rassicura: la stessa fata che li ha fatti arrivare  lì, farà in modo che il mattino si ritrovino a casa loro.

9-    Alla fine, tutti cantano una canzoncina e ripetono il “Rap delle streghe”, con l’aggiunta di un “congedo” rivolto al pubblico.

 

 

FINE

 

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Commenti

  1. Molto simpatica questa recita! Un po' datata e anche piuttosto lunga, ma godibilissima!
    Danila

    RispondiElimina

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