IL TESORO PERDUTO DELLE STREGHE di Laila Cresta e una classe scolastica Commedia completa da leggere
Laila Cresta e la
IV A TP
Primaria Embriaco, Genova - a.s. 1999/2000
Il
tesoro perduto delle streghe
Commedia in due
atti e una Sarabanda Finale
Illustrazioni di
Rita Tripodi
PREFAZIONE
Non si tratta di una “recita scolastica”,
ma di un tentativo di teatro “vero”, discusso e preparato con i ragazzi.
Si è già scritto molto sull’utilità e
sulla piacevolezza della drammatizzazione, in contesto ludico, didattico,
psichiatrico. A scuola poi, c’è l’interazione coi ragazzi anche in fase di
stesura o di adattamento del testo, di ideazione della scenografia, di
reperimento e di creazione degli elementi di essa.
I bambini amano molto i personaggi
fantastici, streghe fate draghi (anche aver paura ha il suo fascino, nella
tranquillità della propria casa o dell’aula), ma questa commedia è nata quando i
ragazzini (una IV Primaria) hanno fatto in classe una ricerca sulle piante
officinali che ci ha fatto riflettere, tra l’altro, a quanto fosse pericoloso e
complesso usare le erbe per curarsi, quando non esistevano sistemi di misura
del tempo e del peso. Abbiamo scoperto che la stessa erba diventava inutile se
il tempo di infusione era troppo breve, e addirittura nociva se era troppo
lunga, o se la quantità era sbagliata. Per questo, coi ragazzini abbiamo
ipotizzato che il ritmo e la lunghezza delle cosiddette formule magiche
servisse in realtà a misurare, in modo almeno approssimativo, il tempo di
cottura o di infusione. Naturalmente, a scanso di problemi, nella commedia ci
siamo limitati a nominare solo piante innocue, come l’alloro o la camomilla, e
modi innocui di prepararle. Di ogni erba o fungo poi, abbiamo privilegiato il
nome popolare, quando c’è (manine, barba di frate, dente di leone, artiglio del
diavolo, code di topo…), perché più favoloso di quello scientifico, vagamente
horror, e quindi più affascinante per dei ragazzini.
La commedia è nata quindi dal desiderio di
sfruttare in qualche modo una ricerca durata tutto l’anno. In essa quasi non si
accenna neppure alle streghe storiche, e quelle della commedia (maschi e
femmine) sono solo esperte di erboristeria che si incontrano per condividere le
proprie scoperte sulle piante officinali e gli esperimenti di cura, in un mondo
che non le capisce e le teme, con i villani che finiscono spesso per
accusarle dei propri errori e della propria pigrizia.
La scelta di fare dei simil-rap, in una classe che ha fatto teoria musicale e ha vinto
concorsi di filastrocche, è dovuta alla facilità di creare ritmi in C per
movimenti che a volte diventano una specie di danza. Come succede con alcune
parole antichizzate, la grande ritmicità della filastrocca, con le sue
semplici rime, in qualche modo simula un linguaggio antico: per questo nella
commedia le Streghe medioevali parlano in rima, mentre i Ragazzi,
nel nostro tempo, parlano in prosa.
All’inizio, dopo il rap delle streghe
con cui la congrega si presenta al pubblico, la strega Melina
dice di non aver potuto dormire dalla fame, quella notte: è un modo per
incuriosire i bambini su come la vita nei secoli passati fosse diversa dalla
nostra. Inoltre, alla fine, la strega Brufoletta dice alla ragazzina
Ghita che lei ha la possibilità di studiare, se davvero, come dice, vorrà
curare le persone come faceva lei.
La trama si svolge in parte nel Medioevo,
e in parte al giorno d’oggi. L’unico elemento chiaramente fantastico della
storia è il salvataggio che una fatina ha fatto del tesoro delle
streghe: l’ha spedito a mille anni da questo giorno, nel computer di
un ragazzino di oggi.
La rappresentazione termina con l’adattamento
di una canzoncina di ambiente scoutistico che divertiva i bambini: è stata suggerita
da una collega, Teresa Molinelli, che era anche la mamma di un’alunna.
In appendice: i personaggi e lo Storyboard.
Laila
Cresta e la IV A TP
I.C.
Centro Storico, Genova- Primaria “Embriaco”
I°
ATTO
(Radura
tra gli alberi. In mezzo, streghe di ambo i sessi sono in piedi, a semicerchio
verso il pubblico, in atteggiamento minaccioso, rampante. In mezzo, Regina
Serpe mescola con un cannello in un paiolo. Dà il via agitando il cannello e il
gruppo comincia il rap. Tutti camminano muovendosi ritmicamente, in fila
indiana, leggermente chini in avanti, con movimenti rampanti e aggressivi, e
con cipiglio… miope. N.B. le streghe, maschi e femmine, non appaiono né
vecchie né brutte).
RAP
DELLE STREGHE
Noi siamo la
Congrega – del folto del bosco
Danziam là dove il
mondo – è sempre più fosco
Noi mescoliam
radici – bacche e piantine
Per preparar le
nostre – gran medicine
Con scaglie di
dragone – e denti di leone
Noi prepariamo
tutto – un gran minestrone
Noi curiam la
gente - per farla guarire
Ma possiamo anche
– farla morire.
Attenti a voi
giullari – attenti alle streghe
Attenti a voi
tutti – di questo paese
Non spariran le
streghe – siam certi abbastanza
Ma sparirà
soltanto – la vostra ignoranza!
(Terminano con un urlo e un salto. Sono
ancora in piedi. Regina Serpe fa per sedersi, ma qualcuno le indica Melina: la
streghetta ha le braccia conserte, sbuffa e batte stizzosamente il piede a
terra):
Regina
Serpe: - Su, Melina, che faccia scura!
Hai uno
sguardo da far paura!
Melina (rabbiosa): - Questa
mattina, col sol che s’alzava,
mi
sentivo la pancia che brontolava!
Ascoltavo l’allodola cantare
E con
tutte le piume l’avrei potuta mangiare!
(Povera lodoletta, che è tutta piume e
ossicine! Le streghe danno la baia a Melina: ridono, saltellano e battono le
mani ritmicamente, cantando):
(Alouette…): - Lodoletta, gentil lodoletta,
… lodoletta
io ti mangerò!
(Tutti ridono additando Melina, che
dapprima sorride con una mezza smorfia, poi ride anche lei, si porta al centro
del palco e, d’in mezzo al semicerchio dei compagni, continua, seguendo un
ritmo piuttosto veloce, con aria scherzosamente feroce):
Melina : - Io ti mangerò la testa!
gli
altri : - Io mangerò la testa!
Melina : - Io ti mangerò il cuor!
gli
altri :
- Io ti mangerò il cuor!
(Tutti, in un
girotondo molto saltellato, slanciando le gambe in alto a tempo, cantano):
-
Lodoletta,
gentil lodoletta,
Lodoletta, io ti mangerò! (bis)
(Tutti ridono, si battono la coscia con
una mano, saltellano, poi si siedono ai due lati di Regina Serpe, formando un
semicerchio rivolto verso il pubblico. Lei si guarda in giro, poi indica Petra
con gesto regale):
Regina
Serpe: - Avanti, Petra, puoi cominciare,
sai che la
notte fa presto a passare!
Petra (sospira, poi
parla con voce stanca):
-
Con
Bugie, Cacciadiavoli e altre cose più rare
Volli
curare Sgorbio il Giullare!
Un
gran prurito lo tormentava,
e
tutto il giorno lui si grattava…
Alla
fine, è quasi guarito…
E
il mio compito è infine finito!
Regina
Serpe: -
Come mai tanta stanchezza?
Su, Petra
mia, che sei una bellezza!
Petra (esplodendo
rabbiosa):
-
Quel
pelandrone non ha collaborato!
Pure
il prurito gli ho provocato!
(Tutti si guardano e commentano fra loro a
bassa voce, scandalizzati e solidali. Regina Serpe sospira e scuote il capo):
Regina
Serpe : -
D’uomo gentil non c’è più
semenza!
Di Regina
Serpe - (si
batte il petto) –
è la triste sentenza!
Pipetta:
- Nonna cara, hai ben ragione!
Sempre più ingrate son le persone!
Questo,
invero, è un grosso guaio:
te lo
dimostra anche il fabbro ferraio:
lui voleva guarir di vecchiezza,
rivoleva da me la sua giovinezza!
Mi ha
perfino minacciato:
l’Artiglio
del Diavolo infine gli ho dato!
Senza più
il suo mal di schiena,
Or cammina
di gran lena
Va dritto
come un soldataccio…
Ma resta
sempre un gran vecchiaccio!
Regina
Serpe: -
E
se l’avessi ringiovanito
Certo al
rogo saresti finito!
Pipetta:
- Forse le fate lo posson fare
Noi sol
con le erbe sappiamo curare!
Regina
Serpe: -
Certo,
Pipetta, se lo capisse, la gente…!
Tarlo,
continua, immantinente!
(Tarlo, quasi balbettando,
imbarazzatissimo e mettendo le mani avanti quasi scusandosi):
Tarlo: - Per aiutare Mestolone…!
Amor
Nascosto, Sigil di Salomone,
Piede di
Gallo e Berretta da Prete
Perché passi ore
liete…
E
l’infuso così preparato
A Zelda
la bella l’abbiamo dato!
(Tarlo continua in tono dolente, ignorando
lo scatto rabbioso di Zelda e il gesto di Mestolone che si copre il viso):
Ma lei
non l’amava e, oggi, non l’ama…
Forse mancavan i Baci di Dama!
Mestolone (arrabbiato e
vergognoso):
-
Io
non saprei, amico, pensare
Come
la cosa ti può riguardare!
Zelda (furiosa, con
l’aria di chi non ne può più):
-
Il
mio mal di pancia è colpa vostra?!
Certo
avete una gran faccia tosta!
Solo
le bestie dovreste curare
Perché
come loro potete pensare! (fa un gesto espressivo alla tempia)
(Sbuffa
e brontola fra sé, poi si calma e sorride compiaciuta):
Humm…
Io ho curato da un’indigestione
Della
guardia il grosso cagnone.
Adesso
la bestia è amica mia
E
quando mi cerca non fa più la spia!
Regina
Serpe: (che finora ha cercato invano di calmare
gli animi con gesti ed esclamazioni, interviene decisa):
-
Basta,
voi! O vi trasformo in Occhi di Buoi!
Tu,
Mestolone, hai lavorato?
Mestolone: (con sollecitudine):
-
Con
molta cura mi sono impegnato!
Vuoi
sapere cos’ho combinato?
(si
accarezza il pancione, declamando entusiasta):
Pasta
al sugo di Manine
Stufato
di Mazze e Colombine,
di
Barba di Frate una frittata,
Dente
di Cane in insalata!
Poi,
per finire, un gran bel vino
Che
m’ha donato il buon Favino!
Favino: (con aria modesta):
-
Denti
di Leone ho distillato
A
primavera ci ho lavorato…
Non voglio saltar di palo in frasca, ma…
(rovescia
le tasche vuote)
ma l’uva è cara, per la mia tasca!
Regina
Serpe: (chiude un attimo
gli occhi e sbuffa):
-
Da
poeta è la fantasia,
ma
in quanto alla pancia… Mamma mia!
(si
volta verso Drusilla e chiede, in tono sarcastico):
Fors’anche
Drusilla ha cucinato?
Drusilla (con aria virtuosa):
-
Io
il mio amico ho aiutato!
Al
simpatico Mestolone ho preparato un bel minestrone:
c’era
dentro dell’ortica, ma, da cotta, non punge mica!
Poi
abbiamo… ahem… sperimentato
Quel
che avevamo preparato!
Regina
Serpe: (sospirando):
-
Lasciamo
andare!
E
tu, Robetto, che hai avuto da fare?
Robetto: - Alla mugnaia il mal di petto
Ho curato
con l’Amor Perfetto…
Dite,
che altro potevo fare?
La potevo forse
abbandonare?
Regina
Serpe
(ride
scuotendo il capo):
-
Anche
Robetto non è più un bambino
Ormai
è proprio un ragazzino!
(La Regina aspetta che tutti si siano
alzati, poi dà il via al movimento ritmico, e comincia il Rap):
IL
RAP DI REGINA SERPE
Venite qui mie
care
Venite ad
ascoltare
Che da Regina
Serpe – potete – imparare!
Io so come si cura
– un bel – mal di pancia
Non abbiate paura
– di qualche - streganza!
La magia alle fate
- potete - lasciare
Da sempre con le
erbe – sappiamo – curare!
La Luna è nostra
Madre – il Sole – un nemico
Perché dobbiam
nasconderci – anche all’amico!
Tutti: - Noi siamo la
Congrega
Del folto del bosco…
(Il rap si interrompe all’arrivo
precipitoso di Brufola, tutta affannata. La Congrega la guarda e la ascolta,
con aria preoccupata)
Brufola: - Presto,
presto, Madre mia!
Qui occorre fuggir via!
I villani ci hanno
incolpato
Perché il grano ha
scarseggiato!
Come posson dimenticare
Che è da noi che si fan
curare?
Stanno arrivando per
darci la caccia!
Renderei loro pan per
focaccia!
(Tutti, commentando preoccupati, si
stringono attorno alle due streghe):
Regina
Serpe:
-
Calma,
bambina, riprendi fiato!
E
dov’è il tesoro che ti ho affidato?
Brufola: - Quello in salvo è di già
L’ho
spedito lontan da qua:
Ne ho
fatto un programma, proprio speciale,
che è nel
computer di Natale!
A ben
mille anni da questo giorno…
Non è
certo qui intorno!
Regina
Serpe: -
Son contenta, per Giunone!
L’hai salvato con un nome?
Brufola
(imbarazzata): - … una fata m’ha aiutato…
ma
io… un nome non l’ho dato!
Regina
Serpe: -
Lo
puoi ancora ripescare?
Brufola: - Be’, ci posso
almen provare…
Regina
Serpe: -
Noi
fuggiremo per monti e per valli
Più veloci
dei cavalli,
Tu, di’
alla fata che ti deve aiutare:
Da
Natalino ti deve mandare!
(Tutti scappano. Brufola si china e parla
con qualcuno di troppo piccolo per essere visto
dal pubblico: potrebbe esserci un cespuglio o anche un masso che segna il
punto):
Brufola:
- Amica bella, or
tocca te!
Io sono
alla tua mercé!
(B. finge di ascoltare per un secondo, poi
annuisce e fugge anche lei. Subito, dalla comune, in fila indiana, irrompono a
passo “Ridolini”, i Cacciatori di Streghe. Nell’ordine, sono: Pipin, Giuan,
Carlin e Tonio. Si muovono svelti, ritmicamente, mimando con enfasi le proprie
emozioni e le proprie parole. A capofila si alternano i primi tre, quando
devono parlare. Chi segue, ripete i gesti del primo, che li guida in un
percorso a serpentina e del tutto casuale, come nel gioco di “Seguire il Capo”.
Quando tocca a Tonio, la farandola si ferma un attimo, mentre lui urla da tontolone
e gli altri lo zittiscono in coro, minacciosamente):
IL RAP DEI CACCIATORI
Tutti: Quelle stregacce – sono scappate
Noi non le abbiamo
– ancora trovate!
Il nostro raccolto
- ha scarseggiato
Certo ce l’hanno -
affatturato!
Tonio: - Ma non è piovuto troppo poco?!
Tutti: - Zitto tu!
Pipin: Il mio muletto –
han fatto scappare
Ora non posso –
più lavorare!
Che dirà mai - il
mio Signore
Se passo in ozio –
un sacco di ore?!
Tonio: - Ma non avevi dimenticato di legarlo?!
Tutti: - Zitto tu!
Giuan: - Ho un orticello –
picciol piccino
E ci tenevo – come
a un bambino
Quelle stregacce –
l’han fatto seccare
Io gli e la devo –
fare pagare!
Tonio: - Ma se dimenticavi
sempre di annaffiarlo!
Tutti: - Zitto tu!
Carlin: - Il mio buon cane –
che andava a caccia
L’ha fatto sparire
– qualche stregaccia!
Ora son solo – non
so cosa fare,
Certo che a caccia
- non posso più andare!
Tonio: - Ma se non ti
ricordavi neanche di riempirgli la ciotola!
Tutti (inseguendolo fino a uscire di scena,
picchiandolo sulla schiena curva):
-
Zitto
tu! Zitto tu! Zitto tu!
Fine
1° Atto
II°
ATTO
(Interno caotico di soffitta. Fra la roba
sparsa dappertutto, dovranno esserci anche sacchettini chiusi di carta o di tela,
mazzetti di erba secca e foglietti arrotolati, legati con nastrini o
cordicelle. C’è anche un cestone, o qualcos’altro, da rovesciare per usarlo
come base d’appoggio, o anche un mobiletto basso basso: Natalino entra e vi
posa un computer portatile, poi si gira verso la porta. Sbuffa):
Natalino: -
E
dai! Quanta paura! Non volevate cercar fantasmi nella vecchia
casa di mio nonno?
Giacomo: (affacciato con la testa nella stanza):
-
Ma
non c’è niente? Sei sicuro?
Ghita (da dietro di lui,
entra scostandolo):
-
E
levati! Quante storie per una soffitta abbandonata!
Ivan (Arriva circospetto
seguendo Giacomo, e si blocca sulla soglia):
-
Sei
sicura che non ci sia pericolo?
Marta (spingendolo per
entrare):
-
E
uffa! Io, al massimo, potrei pensare di trovare delle Fate, e gli Elfi del
Piccolo Popolo, magari nel bosco! Sembra che ce ne siano in tutto il mondo…
Natalino (subito fa una
smorfia, ma poi si entusiasma alle idee che gli vengono):
-
Che
idee sdolcinate! Pensate, invece, se incontrassimo il fantasma di qualche
vecchio brigante, con un coltellaccio in bocca e un cappellaccio nero…
Giacomo (con un gesto e un
tono di sufficienza):
Sììììì! Uno che magari vuol vendicarsi su di
te perché l’ha mandato sulla forca un antenato di tuo nonno!
Ghita:
- Mmm… magari poi è il bandito, l’antenato di
suo nonno!
(I ragazzi ridono. Natalino fa spallucce):
Natalino:
- Humpf!
Potrebbe essere un cavaliere normanno,
invece…
Marta (con aria di
sufficienza):
-
Sì,
che vuole indicarti il nascondiglio dell’antico tesoro di famiglia! Ma va’,
accendi quel computer, Nat, e connettiti a internet! Magari c’è qualcosa su
come scovare i fantasmi…
Natalino : -
Ecco fatto! Ma… Guardate! E questa chi è, una delle fate
amiche di
Marta?
Ivan: - E dai, non scherzare! Sarai entrato nel
sito di qualche
chiromante!
Natalino:
- Può essere… ma non riesco farla andare via!
Continua a
guardarsi
in giro! Sembra un film!
Giacomo:
- Mi sa che è una tua amica, quella lì… ti guarda… si vede che
le piaci!
Natalino:
- Ma
va’ là, stupido! Come se fosse lo schermo che vede noi,
invece
che…
Brufola (da fuori campo,
“dal computer”):
-
Ciao,
Natalino!
Natalino (fa un salto
indietro):
-
Cosa?!
Ma… questa, cos’è?
Brufola:
- Oh, ma… non sei
solo… va be’, in fondo questi sono i tuoi
amici,
vero? Aspetta… Mhmm… Ci sono Giacomo,
Ghita,
Ivan,
Marta…
Ghita:
- Ehi, tu, non vale!
Sei in vantaggio! Non so come sia che ci
conosci
tutti, ma noi non conosciamo te! O almeno…
Tutti (meno Natalino che
appare pensieroso):
-
No, no! – E chi la conosce?! – Mai vista! –
Mai, mai! (ecc.)
Natalino (parla con
lentezza, riflettendo
-
Un
attimo… quand’ero piccolo, la nonna mi leggeva da un vecchio libro che aveva
trovato proprio qui, in soffitta! Poi chissà, c’è pure finito di nuovo… era un
libro sulle streghe, e penso davvero che fosse molto vecchio… c’erano delle
incisioni… sarai mica… Brufoletta?
Brufola:
- Sono Brufola, sì! Allora ti
ricordi di me! Se vengo lì con voi,
me la dai
una mano, con i tuoi amici? Ho perduto il tesoro…
Ivan:
- Un tesoro? Però! E
l’hai perduto proprio qui?
Brufola:
- Più o meno… mi
aiuterete?
Ghita: - Ma…intanto esci fuori di lì, se sei una
strega vera! Mica
avrai
paura di ragazzini come noi!
(Brufola entra in scena scivolando dietro
i ragazzi che, chini sul monitor, non la vedono più):
Marta:
- Ehi! Adesso dov’è andata, questa?
Natalino: - È sparita dallo schermo!
Giacomo: - Si sarà spaventata, dopo tutto!
Brufola: - Io non ho paura di niente!
Natalino: - Ma… dov’è?
(Brufola batte leggermente sulla spalla di
Giacomo, che sobbalza spaventato e si gira verso di lei, insieme ai suoi
amici):
Brufola:
- Sono qui, teste di cavolo!
Marta:
- Ah! Ma cosa ti
viene in mente di sparire e riapparire così?
Volevi
farci venire un colpo? Sei proprio una strega!
Brufola (ride): - Come te e
Ghita,
sicuramente!
Marta
e Ghita
(in
coro, offese):
-
Co-osa?!
Brufola:
- Per forza! Siete
curiose, indipendenti, intelligenti, volete
capire e
imparare… e mica studiavano le femmine, ai tempi
miei!
Ghita:
- Vacci piano! Io non ho mai neanche visto
l’artiglio del
Diavolo, non toccherei mai un occhio
d’asino, povera
bestia,
per non parlare di code di topo… o addirittura manine
di bimbo! Noi siamo buone!
Brufola (ride): - Ma va’? Noi streghe invece siamo… come tutti
gli altri. Un
po'
buone e un po’ cattive! Poche di noi sono davvero buone,
o
davvero cattive... e perché tu lo sappia, quelle che hai
nominato
sono tutte erbe o funghi… persino le Manine di
Bimbo!
Con le erbe si può curare… e si può uccidere.
Giacomo (stupito): -
Ma
allora non ne conoscete, di magie?
Ivan (deluso): - Neanche una piccola così?
Brufola (sempre sorridendo gentilmente):
-
Solo
quella delle erbe, dei fiori, della Luna Nuova…
Marta (interessata e un po’ scettica):
-
Ma
senza magia, come hai fatto ad arrivare qui?
Brufola: - Eh sì, brava! Ho saltato mille anni! E come
avrei fatto senza
magia? La
magia di una Piccola Dama, però! Di una fata,
insomma… è
stata lei che mi ha trasformato il tesoro in un
programma che ha spedito nel tuo computer, Natalino, per
nasconderlo! Solo che io… so a sai
di computer! L’ho
salvato
a caso, e non so dov’è andato a finire! Mi aiutate a
cercarlo? Per favore!
Natalino
(si
china sulla tastiera, batte qualche tasto, poi si volta verso Brufola con aria
sconsolata):
-
Non ci riesco… (scatta in piedi):
Aspetta,
vado a chiamare la
mamma!
Brufola: - No, fermo! Non è il caso! La Dama mi ha
detto che, in
qualche
modo, il computer e questa soffitta sono
la stessa
cosa… è qui, che bisogna cercare! C’è la stessa
confusione, invece di essere tutto ben diviso in cartelle,
scatole,
scaffali…
Natalino:
- Ma… Non è che ci
prendi in giro tutti? Sarai mica d’accordo
con la
nonna, che così ha trovato il modo di farci mettere
ordine
in questo caos?
Brufola (ridendo): - Ma va’! So che ti sembra strano, ma è
tutto vero!
Ivan: - E… e se arrivasse davvero un fantasma?
Giacomo:
- Mmm… in fondo l’abbiamo già trovato: anche
Brufola è
una
specie di fantasma, in fondo…
Marta:
- Be’, in un certo
senso… una specie… un fantasma del
tempo!
Lei è viva, però! Cioè… un attimo! Era viva un
un
migliaio di anni fa… oh, insomma! Brufola ha
viaggiato fin qui e allora è viva
adesso, e… uh, mamma
mia,
che pasticcio il tempo!
Brufola:
- È vero, Marta,
e nessuno ne sa niente… allora, chi mi
aiuta, amici miei?
Natalino: -
Tutti, ti aiutiamo! Siamo tutti amici, no? Forza, ragazzi,
all’opera!
Ivan (brontolando): - Se dicevi al lavoro! ti tiravo un cazzotto! Qui c’è tanto
da fare che forse
preferivo i fantasmi!
Marta: - Da dove incominciamo, Nat?
Natalino: - Boh! C’è differenza?
Ivan: - Là ci sono dei libri… possiamo cominciare
di là? Li
mettiamo tutti insieme da qualche parte?
Giacomo:
- Aspettate! Forse
dobbiamo fare che questa soffitta era il
computer di Natalino… Adesso io lo accendo… Di là!
(G. clicca sull’interruttore della luce,
ma non si accende niente):
‘sto coso non
funziona!
Ivan: - Forse ci vuole la password!
Ghita: - Ma va là, la password! Come e dove? La scriviamo sui
muri?! Mi sa che sono
tutte storie per non lavorare, voi
due!
Marta: - Tanto, qua, non combiniamo niente! … Senti,
Nat, ce
l'ha una password, il tuo computer?
Natalino: - Credi che possa essere la stessa? E come
l’inseriamo?
Ivan: - Boh! Prova a dirla forte!
Natalino: - Ma è un segreto…
Ghita: - E
dai! Semmai poi la cambi, no? Mi sembra una
storia un po’ sciocca, ma magari
funziona!
Natalino: - Va be’… ora ci provo… dunque… un attimo…
com’era?
Marta: - E uffa, Nat! Quante scene! Ti vergogni?
Chissà che
parola scema hai messo!
Natalino:
- E sì, scema! Scema
sarai tu! Io ho messo… be’, ora
provo…
(N.
pronuncia ad alta voce solo le vocali di una parola di sua
scelta, sillabata, ma si sentono solo le vocali): * * * * !
Ma…
è uscita criptata!
Giacomo:
- Ovvio, a pensarci!
Ma… ehi! E questo cos’è? Sarà il
desktop? Roba da matti!
(Mentre Giacomo
parla, da dietro le quinte vola verso di lui un foglietto.
Giacomo lo prende, lo svolge, lo guarda, commenta).
Le condizioni non
sono proprio ottime, ma è leggibile!
Ivan: - Fa’ vedere! Ma… e una mappa della
soffitta! Riordinata!
Giacomo:
- Già! “Ogni cosa al suo posto e un posto per ogni
cosa”,
come mi predica sempre quella noiosa
della zia Dina!
Mi
sa che in qualche modo c’entra davvero tua nonna,
in tutta
questa storia!
Natalino:
- Figurati! Però… guardate
qua questo disegno! Quanto
bello spazio per giocare!
Marta: - Eh, sì! Se questo posto fosse così, sì!
Dai, mettiamo a
posto! Pensate che meraviglia, qui dentro, nelle giornate
di pioggia! E senza scocciature da quelli del piano di
sotto…
(Marta, Ghita e Natalino si mettono subito
a trafficare di buona lena, mentre Ivan e Giacomo prima sospirano
rumorosamente, si grattano la testa, si guardano ostentatamente in giro, …)
Ivan: - E va bene, io vi aiuto, ma se qualcuno fa
tanto di dirlo a
mia madre… io sono rovinato!
Giacomo: - Eh! Ci stavo giusto pensando anch’io. Mia
madre dice
che non sono capace d’essere ordinato… così alla mia
camera ci pensa lei.
Ghita
(s’interrompe
un momento, meditabonda):
- Avete ragione… un po’. È più comodo così,
però…
(con una smorfia): però le mamme vi
toccano tutte le vostre
cose, le mettono dove vogliono
loro…
Giacomo (avvilito):
- È vero anche
questo…
Ivan (filosofando): - Eh, lo so… sono cose difficili da
decidere… è proprio
vero che la vita è piena di problemi, come dice sempre
il nonno…
(Mentre Giacomo e Ivan chiacchierano e
Brufola li guarda irritata e impaziente, Marta, Ghita e Natalino continuano a
riordinare. Quando i pelandroni tacciono e si mettono a lavorare, Marta chiama
e quelli s’interrompono subito):
Marta (ha in mano un
sacchetto):
- Guardate! Che roba è? (legge): Artiglio de lo diabolo?!
Brufola (accorrendo
felice):
- È mio!
Giacomo (si volta con una manciata
di bigliettini in mano, arrotolati):
- E questi, cosa
sono?
(Ne svolge uno e lo legge ad alta voce,
accentando molto il ritmo della lettura):
De lo infuso e de lo decotto preparare
Òmeni et donne che
streghe ve fate
queste ricette le
prime ascoltate:
a fare lo infuso e
poi lo decotto
dovrete imparare
in quattro e quattr’otto!
La mattina in su
l’ora che lo sole se alza
cercate una fonte
sotto una balza,
a quella offrite
uno bianco telino
e ciotole e orcio
non sporchi de vino,
fate acqua pura
con essi giocare
e lo gran sole in
essi specchiare,
ne l’orcio
cogliete quell’acqua sì pura
e a casa tornate
senza paura:
su foco robusto
poi l’acqua ponete
finché le bolle al
suo interno vedete,
gettatevi l’erba e
da foco levate
quando, ridèste,
son le bolle tornate,
quando lo tempo
dovuto è passato
l’infuso filtrate
col telo sbiancato:
Per far lo
decotto? Pensate soltanto
De l’acqua con
l’erba bollire alquanto!
…
Ihhh…
Che linguaggio!
Brufola: -
Dammeli! Sono miei!
Ghita: - Ehi! Qua ci sono altri bigliettini!
(Anche lei ne legge uno. In sottofondo, si
sente il coro invisibile delle streghe che l’accompagna da dietro le quinte.
Lei non sente niente, mentre i compagni si guardano in giro, stupiti e
spaventatati. Brufola li guarda, divertita della loro paura):
De male de pancia curare
Se un gran mal di
pancia ti sei ritrovato
perché con il cibo
hai un poco abbondato
t’invidio, amico,
ma vieni lo stesso
non ho certo il
cuore fatto di gesso.
Pagarmi potrai uno
magico infuso
che non potrà
certo lasciarti deluso.
Or lo confesso:
contiene soltanto
l’alloro che
cresce laggiù in quel canto
e poi camomilla
raccolta nel prato:
è ver che per
farlo non ho faticato…
Tu però dammi una
qualche moneta
ch’io mangi se anche
non vesto de seta!
Brufola (ha ascoltato
sorridendo e annuendo, e ora si rivolge a Ghita):
- Sì! Dammi!
Giacomo: - Avete… voi avete sentito?
Ghita: - Perché, tu no? Leggevo ad alta voce!
Simpatico, eh!
(fruga fra le
ricette): Oh,
ecco! Leggine una anche tu, Nat!
Natalino: - Io… oh, e va bene! Voglio proprio vedere…
(Nat prende il
foglietto e legge, dapprima un po’ incerto poi sempre più rinfrancato perché
non sente niente. Durante la lettura, sempre accompagnata dal coro misterioso e
invisibile, gli amici si sono avvicinati l’uno all’altro, spaventati. Ghita
invece sembra più stupita che spaventata. Alla fine):
Natalino: - Questa volta non ho sentito niente… probabilmente
perché ero
io che
leggevo… prova un po’ tu a leggere, Ivan!
Ivan: - Tu – sei – mat - to! È meglio che
lasciamo perdere. Anzi, sai
Cosa ti
dico? Lasciamo perdere tutto! Proprio tutto! Non mi
Piacciono
‘ste storie! Io torno giù, in salotto, senza fantasmi e
senza
streghe, né maschi né femmine. Altroché!
Brufola (lo ferma): - E no, eh! Troppo facile svignarsela così!
Avete promesso di
aiutarmi!
Perché tanta paura? Non ci sono qua io a dirvi cosa
succede?
Ghita: - Già. Prova un po’ a spiegarci cosa succede,
allora!
Brufola: - Il coro che sentite è solo… un’eco
nell’aria, lasciato dai miei
amici mille
anni fa. Non dovete aver paura, non può farvi
proprio niente. È come un fuoco fatuo… dai,
Ivan, leggi
anche tu.
Prova.
Ivan: - Io… oh, va bene! Tra l’altro questa è una
ricetta interessante.
La
proverò sul mio cane che ha gli occhi rossi.
(Mentre Ivan legge,
si sente nuovamente il coro, e tutti ascoltano affascinati):
De l’occhi affocati addolcire
Se dentro ne li
occhi tu senti lo foco
che abbrucia e te
toglie ogni voglia de gioco
vol dir che lo
Capro non visto è passato
suo fiato de zolfo
i tuoi occhi han sfiorato!
Ma tepidi impacchi
de un’acqua potente
già hanno guarito
tantissima gente
e faranno star
bene i tuoi occhi sicuro:
de malva selvaggia
è un decotto ben scuro…
ma tieni per te
questo arcano svelato
o io vedrò ‘l
Capro a tua casa tornato!
Marta: - È impressionante…
pensate… l’eco di un coro di mille anni fa!
Ma andiamo avanti
col nostro lavoro, adesso. Per esempio…
Ecco, qui ci sono
altri semi!
Brufola: - Uh! Sono miei, sono miei!
Giacomo: -
Servono a qualcuno, questi mazzetti di erbe secche?
Brufola: -
A
me, a me!
Giacomo: -
Ma
è tutta roba tua, qui dentro? Ti serve tutto?
Ghita: - Ci
sono! Che stupidi siamo stati, amici! Il tesoro
delle streghe
era la loro
conoscenza delle cure con le erbe! E allora: ricette,
semi, erbe…
Ivan: - Peccato! Io m’immaginavo monete d’oro,
pietre preziose…
Giacomo: -
Gioielli,
opere d’arte…
Marta: - Ehi! Qui c’è il libro delle erbe e dei
medicamenti delle
streghe!
(Brufola accorre e
fa per prenderlo, ma Marta gli e lo sottrae vivacemente):
Marta: - E aspetta un
attimo, no? Guardate che bello, questo libro! È
pieno di
ricette, d’ incisioni, di racconti… sentite qui!
(Marta si siede
per terra, sulla sinistra dello spazio scenico e gli altri le si mettono
attorno. Le luci su di loro sono leggermene attenuate. Mentre Marta legge, al
centro del palcoscenico, in piena luce, si vedono entrare Petra le Strega e
Sgorbio il Giullare e fanno il mimo di ciò che Marta legge, lentamente, in modo
molto espressivo, con pause agli a capo, enfatizzando le parole
sottolineate e soffermandosi su di esse quel tanto da permettere loro di farsi gesto nel mimo:
La bona strega Petra e Sgorbio il Giullare
Uno certo giorno, Petra
la bona strega
dopo aver
lavorato, lavorato, lavorato,
a ottenere riuscì
finalmente
uno magico infuso
bono a curare
ogne tipo de
prurito.
Tempo era adesso
di farne esperimenta, ma…
a chi rivolgersi?
Pensa e ripensa,
pensa e ripensa,
a Petra lo
pensiero sovvenne de Sgorbio, lo Giullare de lo Signore.
Era costui un tipo
non guari educato,
lo quale tutto lo
giorno non faceva che
grattarsi.
grattarsi,
grattarsi,
sempre pieno come
era
de pulci e de ogne
sorta de brutte bestie.
Sicura per questo
di ben disposto lo trovare
Petra a lo
castello se n’è gita per lo incontrare
E seco lui de lo
suo magico infuso disse.
Lo scortese villano
una risata grande
si fece:
non solo lo suo
prurito era migliorato assai,
dopo lo grande e
periglioso bagno
che la sua signora
a fare lo aveva costretto,
ma, inoltre, sapere
proprio niente ne voleva
de lo infuso de
Petra provare!
Anzi, lo vile
oramai addirittura più niente sentiva:
lo suo prurito,
tanti anni durato,
del tutto
scomparso adesso era!
Povera Petra, la
sua fatica tutta era stata vana
se lo infuso
sperimentare non poteva!
Tornata a casa
però
La bona strega una
molto bella idea ebbe
E subito in
pratica la mise.
Petra maggiormente
intelligente era de Sgorbio
e sopra ogne
altera cosa
una pigraccia come
lui non era.
Senza pigliarsi
paura
per la doppia
fatica che ad assumersi andava,
la bona strega
lavorò
lavorò
lavorò
finché finalmente
uno nuovo infuso
riuscì a creare
uno novo bonissimo
e aulentissimo licore
che Sgorbio più
che volentieri bevve.
Lo novo infuso,
naturalmente, atto era ad riaccendere
lo prurito de lo
pigro e vil giullare
lo quale non aveva
voluto con la bona strega cooperare
per la nova cura
sperimentare!
In cotal modo poi
Sgorbio costretto
fu ad accettare da Petra
anche lo infuso contra lo prurito…
Per lo ver dire,
lo giullare
proprio del tutto non guarì
però per
migliorare migliorò, almeno uno poco!
Marta (ride, poi
termina):
-
Bello,
eh? Simpatica, la bona strega Petra!
Gli
altri
(ridendo
divertiti con lei):
-
Bello,
bello! – Povero Sgorbio! – Ah sì, proprio buona, quella strega!
Brufola:
- E va be’, va be’,
sarà pure bello, anche se non so cosa ci sia da
ridere… comunque,
anche questo libro è mio!
(La streghetta fa per prendere il libro
dalle mani di Marta, ma Natalino è più svelto di lei. Stringe il volume a sé e
protesta):
Natalino:
- E no, eh! Questo
no che non è tuo! Questo è della nonna!
Me lo
ricordo bene, da quando ero piccolo… la nonna lo
consultava, mi faceva vedere le figure… era suo, ti dico!
Io lo
conosco bene, questo libro!
(N. lo sfoglia velocemente cercando una pagina, poi la mostra):
Guarda!
Questa sei tu… per questo ti Conoscevo…
Brufola (paziente e
gentile):
-
Va
bene, Nat, ma quello è il libro delle nostre scoperte, dei nostri esperimenti
di cura…
Natalino:
- Ma c’è il mio
nome, dentro!
Brufola:
- Ma va’? Fa’
vedere! Toh! C’è davvero! Ma guarda… l’avrà
scritto
tua nonna… ma sì, in fondo è giusto, Nat. Tienilo tu,
questo
libro… sarà il nostro grazie e il nostro saluto. E
pensaci
qualche volta! Noi vi penseremo sempre, amici!
Grazie,
grazie a tutti!
(Brufola afferra il cestone in cui hanno
messo la roba, e scompare per la comune).
fine II atto
Antefatto alla
Sarabanda Finale
(La radura nel
bosco. Nello spazio scenico, in piedi, ci sono le Streghe e i Cacciatori di
Streghe, spostati in modo da lasciare libero lo spazio antistante la comune. La
Congrega guarda con rabbia i Cacciatori di Streghe che si torcono per
il mal di pancia. Regina Serpe guarda
ostentatamente da un’altra parte):
Pipin: - Cara Signora, abbiate pietà!
Giuan: - Non ci mandate via di qua!
Tonio: - Le mele acerbe erano buone…
Carlin: - Ma non adatte alle persone!
Favino (li guarda con
sufficienza, mentre Regina Serpe continua a ignorarli, con espressione
rabbiosa):
- Dovremmo cacciarvi
senza una cura,
ma non dovete avere paura!
Fate un infuso con ‘st’ erbe qua (porge loro un
sacchettino)
E il mal di pancia sparirà!
Brufola (arriva trafelata
e sorridente, col suo cesto):
-
Ecco,
Madre, che il tesoro ho trovato! Non ho un premio meritato?
(Regina Serpe le
sorride e fa segno di sì, battendole soddisfatta su una spalla. Tutti sono
intorno a Brufola a farle festa. All’improvviso, rotolando e gridando, dalla
comune irrompono i ragazzi):
Ragazzi: - Aiuto! – Mamma mia! – Dove
siamo? – Cosa succede! – Aiuto,
mamma!
Natalino (che si è rialzato
subito, si guarda in giro a occhi sgranati):
-
Dove siamo, vorrei sapere!
Ivan (con aria
preoccupata):
-
Guarda cosa doveva accadere!
Giacomo (nervosamente):
- Questa è proprio una bella avventura:
non credo proprio di avere paura!
Marta (seccata):
-
Proprio in rima dobbiamo parlare?
Ghita (rivendicativa):
-
Io parlo come mi pare!
Brufola (che è corsa loro
incontro tutta contenta e li ha salutati con effusione):
-
Per dono di fata che qui vi ha mandati
sarete per l’alba a casa tornati!
Adesso su, non dovete aspettare perché
LA SARABANDA - VA – A - INCOMINCIARE!
SARABANDA FINALE
Regina Serpe (dopo di lei, tutti ripetono in coro la sua
frase, sillabata e fortemente ritmata):
-
Cor-re-te
qui!
Sal-te-re-mo insieme!
Bal-le-re-mo insieme!
Salto! Salto! Salto!
Ballo! Ballo! Ballo!
Tutti : (mimano le parole
e con ritmo lento e cullante, accompagnandole con gesti appropriati. Terminano
l’ultimo verso con un salto a braccia in alto):
Come il vento –
noi ci muoviamo
spesso in fuga –
ci ritroviamo
ma questa notte –
che c’è la luna
facciamo festa –
da quando imbruna!
Gioca e salta –
amico bello
ché questa notte –
sei mio fratello!
Lascia al sole –
cure e pensieri
ché ormai tutto -
è già di ieri
ché ormai tutto –
è già passato
ed il gran sole –
non è ancor nato!
Marta (tornando a un ritmo veloce):
-
Sto sognando – una gran festa
Mamma mia – gira la testa!
Ivan - Se è un sogno – io non saprei
ma
quel ch’è certo – è che lo vorrei!
Giacomo:
- Amici mie-i – speriamo
solo
Di
risvegliarci – sotto il lenzuolo!
Natalino:
- Io la magia –
vorrei capire
Ma
nessuno – me ne vuol dire!
Ghita: - Io invece vorrei imparare – come posso
tutti curare!
Brufola:
- Tu puoi studiare –
Ghitina bella
E sarai
sempre – mia sorella!
(Adattamento di una canzone cantata dagli scout,
accompagnata da gesti appropriati - l’ultima strofa è stata fatta apposta per
la commedia e la prima è stata variata: i draghi sono fatti dormire, non ammazzati come nell’originale, perché i
bambini hanno detto che i draghi erano nervosi, non cattivi. La canzone li
calmava e loro si addormentavano tranquilli)
La canzone delle streghe e dei maghi
Ballano le
streghe, e ballano anche i maghi,
fanno filtri
magici per far dormire i draghi!
(rit) Gira gira il mestolon, tira su il coperchio,
fuoco fuoco notte e dì
le streghe fan così!
Piede di Gallo e
Pane di Serpente
Cent’occhi freschi
e un ragno deficiente!
(rit)
Svuotano barili,
vino a più non posso
Quando si
ubriacano cadono nel fosso!
(rit)
(abbassando il
volume, con le mani a imbuto):
In realtà
gl’incanti son fatti di erbe
Di parole strambe,
e di mele acerbe!
Gira gira il mestolon
Tira su il coperchio
Fuoco fuoco notte
e dì
Le streghe fan così!
(L’ultimo verso è
ripetuto almeno quattro volte, in diminuendo, fino a silenzio, poi, dopo una
pausa, tutti saltano in alto slanciando le braccia per poi riabbassarle nel
gesto di lanciare un incantesimo con le mani):
Tutti - SÌ!
CONCLUSIONE
Rap delle streghe
Noi siamo la
Congrega
del folto del
bosco
danziam là dove il
mondo …
…………………
……………
D’esservi piaciuti
Abbiamo la
speranza
Dovete aver
pazienza:
(urlato,
saltando):
FINITA È LA DANZA!
FINE
DA UN SOGGETTO ELABORATO IN CLASSE DALLA
IV^ TP DELL’ANNO SCOLASTICO 1999/2000, I.C. CENTRO STORICO, SCUOLA PRIMARIA “EMBRIACO”
TEATRO CARIGNANO - 7/6/ 2000
PERSONAGGI
(in ordine di
apparizione)
La
Congrega:
Regina Serpe, Brufola, Melina, Petra,
Pipetta, Mestolone, Robetto, Zelda, Drusilla, e Tarlo.
I
Cacciatori di Streghe:
Pipin, Carlin, Giuan e Tonio
I
ragazzi
Natalino, Giacomo, Ghita, Ivan e Marta
N.B. I nomi sono stati scelti dai bambini.
I° ATTO
Radura nel bosco,
anno 1000
Personaggi: Regina Serpe e
il resto della Congrega
1-
S’ALZA
LA TELA – la Congrega è in piedi, a semicerchio, in atteggiamento
aggressivo/difensivo – al centro del semicerchio, Regina Serpe ha in mano un
cannello o un grosso mestolo. Possibilmente, davanti a lei ci sarà un grosso
paiolo.
2-
Comincia
il rap delle streghe – tutti
camminano seguendone il ritmo – Regina Serpe resta ferma e muove il cannello
secondo il ritmo.
3-
Quando
si fermano, RS parla con Melina.
4-
Melina
le risponde e tutti ridono. Nasce uno scherzo ritmato.
5-
Alla
fine, tutti si siedono a semicerchio – RS dà l’avvio ai racconti delle
“imprese” settimanali dei membri della Congrega.
6-
Terminato
il giro di interventi, è il turno di RS, che si alza e invita gli altri ad
ascoltarla.
7-
Accorre
Brufola trafelata e parla con RS.
8-
Tutti
fuggono.
9-
Rimasta
sola, Brufola chiede l’aiuto di una fata (minuscola, il pubblico non la vede):
vuole che nasconda il tesoro delle streghe facendone un programma da PC che
manderà molto lontano: a mille anni nel futuro.
10- Brufola fugge
anche lei.
11- Irrompono i
Cacciatori di Streghe.
12- I Cacciatori corrono
via. CALA LA TELA.
II° ATTO
SOFFITTA AI GIORNI
NOSTRI, PIENA DI OGGETTI VARI
(LIBRI, GIORNALI,
MAZZETTI DI ERBE, SACCHETTI DI CARTA BEN CHIUSI, ECC.)
Personaggi: 5 ragazzini, la
strega Brufola, la strega Petra e Sgorbio il Giullare
1-
S’ALZA
LA TELA – Entra Natalino – gli altri sono accavallati sulla porta – davanti a
tutti, Giacomo blocca l’ingresso – Natalino rovescia qualcosa da poter usare
come tavolino per il PC portatile che ha in mano.
2-
Ghita
scosta Giacomo dalla porta e entra. Sull’ingresso si blocca Ivan.
3-
Marta
aggira Ivan sbuffando, e entra.
4-
I
Ragazzi discutono.
5-
Natalino
si accuccia o si inginocchia davanti al computer e lo avvia.
6-
I
Ragazzi parlano davanti al computer.
7-
I Ragazzi dialogano con Brufola (fuori scena) che parla “dal computer”.
8-
Brufola
appare dietro di loro e discute coi Ragazzi.
9-
Discussione
con Natalino sulla password/parola magica.
10-Appare “il
desktop”, che è anche la mappa della soffitta.
11-I Ragazzi
riordinano e danno a Brufola il “Tesoro
delle Streghe” che hanno trovato.
12-Marta trova “Il
libro delle Streghe”.
13-Seduti in
terra, i Ragazzi ascoltano Marta che legge loro una storia, dal libro –
Di fianco a loro, ma per loro invisibili,
la Strega Petra e Sgorbio il Giullare
mimano la storia.
14-Natalino e Brufola
discutono per il libro, e la streghetta se ne va, regalandoglielo.
15-I Ragazzi sono
attorno al libro – CALA LA TELA.
Antefatto e SARABANDA FINALE
Personaggi: Tutti.
1-
S’ALZA
LA TELA. In scena, tutta la Congrega guarda con fiero cipiglio i Cacciatori di
Streghe che si tengono la pancia dolente e si lamentano domandando aiuto.
2-
Regina
Serpe, seccatissima con loro, finge di ignorarli.
3-
Favino
dà ai Cacciatori l’erba per curarsi.
4-
Arriva
Brufola col cestone del tesoro: le ricette di cura e le erbe.
5-
La
Congrega festeggia.
6-
Con
urla e tonfi, dalla comune entrano i Ragazzi.
7-
I
R. parlano tra loro, guardandosi in giro.
8-
Brufola
li accoglie invitandoli alla festa e li rassicura: la stessa fata che li ha
fatti arrivare lì, farà in modo che il
mattino si ritrovino a casa loro.
9-
Alla
fine, tutti cantano una canzoncina e ripetono il “Rap delle streghe”, con
l’aggiunta di un “congedo” rivolto al pubblico.
FINE
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Molto simpatica questa recita! Un po' datata e anche piuttosto lunga, ma godibilissima!
RispondiEliminaDanila