LA CUCITRICE di Katia Calandra, considerazioni di Renata Rusca Zargar
LA CUCITRICE
Katia Calandra, 2021, pagg. 150
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La Cucitrice - Calandra, Katia - Libri
La cucitrice è un romanzo ispirato a una storia vera e
le protagoniste sono donne che hanno vissuto secondo le consuetudini del secolo
scorso, in una società rurale povera.
La loro è un’esistenza durissima che Rosalba, giovane
da poco tornata dal Regno Unito, prova a riscoprire, dopo la morte della nonna
amata, attraverso lettere e testimonianze di anziane ancora viventi.
Emergono, dunque, interpreti femminili di grande forza
e coraggio, dove gli uomini sono tristi e pallide controfigure. Un esempio è il
ricco conte francese invaghitosi della bella operaia che abbandona senza
ripensamenti al momento opportuno.
Come sempre, quando un uomo e una donna provano dei
sentimenti reciproci, chi ne paga le spese è la donna. “Perché la donna va a casa con la pancia”, si
diceva, un tempo. Già, la donna nutre e partorisce un bimbo che, però, non è
solo suo, porta anche il seme del padre. Ma il padre non è visibile e, nei
secoli, ha sempre saputo sfuggire alle responsabilità.
Così, nasce una bimba che viene abbandonata, cioè
esposta, perché la società non perdonerebbe (la donna).
La Calandra riesce a tratteggiare intrecci e
vicissitudini con grande rispetto degli esseri umani coinvolti. Ed è quasi come se volesse stringere in un
grande abbraccio queste coraggiose lavoratrici, mamme e mogli.
I loro sacrifici e le loro sofferenze non sono sempre
premiati: le malattie, le morti, anche delle persone amate, si abbattono con
caparbietà su di loro.
I sentimenti di amicizia e di amore, però, riescono a
rendere migliore la quotidianità, insieme ai sogni e alle speranze.
Forse, oggi, tutti avrebbero bisogno di rileggere
vicende come queste.
In parte, per essere felici che la donna sia diventata
più libera e autonoma, che non sia succube della società, che possa persino
avere un figlio e crescerlo senza doverlo abbandonare, se vuole (gli uomini
irresponsabili esistono sempre).
In parte, per essere attenti che le condizioni non
tornino a peggiorare.
La presunta superiorità e voglia di comando e
imposizione del maschio è tuttora in agguato.
Noi donne dobbiamo sapere, informarci, ricordare e
mantenerci vigili.
Basta un attimo di disattenzione per ritrovarci di
nuovo a essere macchine da lavoro e da filiazione, da prendere e lasciare a
proprio piacimento.
Oggi, sarebbe davvero assurdo.
Renata Rusca Zargar
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