SOGNI E ALTIFORNI Piombino - Trani senza ritorno di GORDIANO LUPI e CRISTINA DE VITA
SOGNI E ALTIFORNI
PIOMBINO TRANI SENZA RITORNO
Il romanzo era già stato presentato al Premio Strega, da Paolo Ruffilli, con
questa motivazione:
Un’epoca industriale tramontata fa da sfondo alle storie parallele del romanzo che Gordiano Lupi ha scritto a quattro mani con Cristina de Vita, Sogni e Altiforni (Acar Edizioni) e che porta un sottotitolo significativo: “Piombino-Trani senza ritorno”. Il romanzo in realtà si può considerare una storia unica che ha due punti di vista, per molti aspetti tali da combaciare. Il doppio racconto, intenso e coinvolgente nella sua dimensione elegiaca, è un recupero del tempo passato con i suoi ricordi, con le sue promesse e con i suoi sogni, con le sue attese e illusioni poi andate perdute ma con una carica che, nonostante il bilancio negativo del presente, continua ad alimentare le ragioni della vita. Nella consapevolezza che il passato siamo noi e che è per noi vitale il vivere con i ricordi, non di ricordi.
Il
profumo del tempo passato
Prefazione di Stefano Tamburini
Sfogliando questo libro
sembra quasi di sentirlo il profumo del tempo passato, l’odore della nostalgia,
di quella sana, dolce nostalgia che fa bene al cuore. Quella che libera le
menti verso i tempi andati e costruisce un gigantesco dribbling fra tanti amori
perduti che in fondo non lo sono mai del tutto. Sono l’amore per una donna e
quello per il calcio. Il protagonista è lo stesso di un altro fortunato libro
di Gordiano Lupi, Calcio e acciaio,
che aveva, continua ad avere un sottotitolo volutamente forviante: Dimenticare Piombino. Perché in realtà
non viene affatto dimenticata Piombino, una cittadina della costa toscana
davanti all’Isola d’Elba alle prese come tante altre con la decadenza di
un’epoca industriale andata smarrita, affievolita quasi come gli amori del
protagonista. Anzi, è lo sfondo, parte dello sfondo di una grande storia che si
chiama vita, di un passato che ritorna senza in realtà mai essersene andato. C’era tanto amore in quel primo romanzo e ce
n’è tanto anche in questo che Gordiano Lupi ha scritto a quattro mani con
Cristina de Vita, regalandoci anche l’altra faccia di una medaglia ricca di
passione e di nostalgia, l’altra faccia dell’amore. È una storia a tratti anche
molto amara, con passaggi fatti di delusioni, di tristezze e di abulie che
rendono ancora più vero tutto il vissuto che si respira pagina dopo pagina. È comunque una bella storia, per niente
scontata, che ha due punti di vista, che in qualche modo combaciano, rendono
giustizia a un amore perduto che perduto non lo è mai stato fino in fondo. Il
protagonista è un ex grande calciatore, partito da una piccola cittadina di
provincia per poi rientrarci a giocare, ad allenare e soprattutto a vivere con
il suo carico di noia e di rimpianti. Rimpianti mai del tutto confessati,
neanche a se stesso, completamente incapace come è di amare come vorrebbe. Ma è
anche un personaggio stupendo negli slanci di generosità sempre mascherati,
travestiti con qualche altra motivazione. Un personaggio capace di cambiare
squadra del cuore per l’attaccamento a un giovane calciatore fatto crescere e accompagnato
nel cammino del successo fino a fargli vestire la maglia di una grande della
Serie A nel primo romanzo e rimasto sullo sfondo in questo secondo libro dal
titolo Sogni e altiforni. E sullo
sfondo restano anche le contraddizioni di un’epoca difficile, quella dei nostri
giorni, in tante realtà come Piombino. È la storia di tante comunità che hanno
sempre potuto contare su una grande industria, su un lavoro sicuro e che adesso
pagano un tributo pesante a errori di programmazione e di visioni. Comunità che
vivono anche tensioni politiche che sono sempre pronte a riemergere in ogni
paragrafo. Sogni e altiforni, dunque,
che nel romanzo restano sullo sfondo ma fanno sentire la loro presenza. E c’è
anche uno stadio, anzi sono due, a fare da scenario per molti passaggi di
questo libro. Prima di tutto quello glorioso degli esordi del protagonista, diventato
decadente nell’epoca moderna, al passo con il declino di una città e di un modo
di vivere che si rispecchia nell’acciaio perduto e nella contrapposizione fra
chi non lo vuole più e chi invece pensa che non se ne possa fare a meno. Ci
sono tutte queste tensioni che si intrecciano una dopo l’altra e spesso anche
tutte insieme in pagine che fanno sentire l’odore dei ricordi e anche il sapore
della nostalgia, senza mai restarne ingabbiati. E dunque è una storia d’amore
non nel senso classico del termine, così come la prima, quella di Calcio e acciaio. È una bella lettura
perché racconta emozioni senza invaderle e le fa vivere da dentro anche a chi
si affaccia a questa storia, pagina dopo pagina. Gli autori restano sempre un
passo indietro, con quel pizzico di pudore che finisce con il dare a ogni
lettore lo spazio per una personale visione. A un certo punto della narrazione
troverete una frase stupenda: Non potete
togliermi il profumo del tempo passato. A me ha colpito perché è quel
profumo che molti della mia generazione continuano a sentire pur sapendo che ormai
quell’odore è andato perduto ma sono felici di trovare il modo di rinfrescarlo,
perché aiuta a capire meglio anche gli odori nuovi, quelli che ammantano il non
sapere come sarà il domani. Di ognuno nel particolare e nel complesso di tante
comunità come quella rappresentata da Piombino e anche da Trani, dove ci sono
l’altro stadio e l’altro scenario d’amore che si intreccia nella doppia
narrazione di questo romanzo. A un certo punto Gordiano Lupi lo scrive
chiaramente: Basterebbe poco, forse. Ma
quel poco è troppo, per chi rimpiange un passato d’acciaio, per chi s’illude
d’un presente di perduto acciaio, per chi ricerca un futuro che riporti in vita
l’acciaio. Sostituite la parola acciaio con quel che nei tempi andati ha offerto
lo slancio alla vita e alla crescita, economica e civile, di molte comunità e
troverete lo sfondo su cui far rivivere anche tante altre storie mai scritte.
La bellezza del romanzo che comincerete a leggere girando questa pagina va
oltre la storia che racconta: è la nostalgia che fa battere forte il cuore
senza mai restare prigionieri del passato. Ed è l’atto d’amore più grande di
questo romanzo.
Stefano Tamburini
Twitter: @s_tamburini
giornalista partito da Piombino che guarda Piombino con gli
occhi del mondo
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