IN QUESTE MANI C'E' QUALCOSA di Simona Trevisani

 

In queste mani c’è qualcosa,’92

 

Da dentro ecco una pagina mi rivela che la mia fiducia non fa parte completamente del mio “io”, immerso tra le mura invisibili con la tappezzeria fatta di paure, troppa o poca sensibilità che mi coinvolgono tanto da essere a volte superficiale o intimamente profonda naturalmente, nel momento sbagliato. La mia impronta della mente sul pavimento fatto di passato, presente e futuro avvolti dalla nebbia con cui avanzo piano piano a zig zag, rimanendo indietro in tutto e avanti a tutti, giovani e ai vecchi su una strada parallela fatta di originalità tra sentimenti e i pensieri, tra desideri e sogni, immaginazione e fantasia. Con la realtà cammino sola ieri come oggi.

Di qua e di là, su e giù delle voci a cui mi è difficile rilassarmi, mi occorrono suoni fatti di silenzio che fa compagnia al mio “io” ascoltandolo e, i tabù svaniscono nell’aria uscendo così da quei muscoli tesi dalla timidezza, inesperienza.

L’inizio del mio respiro è lontano su cui è stampato ogni anno, affiancato da quel mese e giorno pensando così che il futuro non sarà diverso se guardo quei sogni intorno a me.

Se vengo avvolta dai suoni della musica il mio “io” prende la carica e mi aiuta un po’ nella convivenza col mio prossimo. Infatti dal primo punto fino a qui sto scrivendo accanto alla mia radio di cui non posso fare a meno. Attraverso lei mi si apre il buio e a turno o insieme quelle parti dentro di me, avvolte dallo stesso buio mostrano quello che contengono ma, non sempre il ponte comprende questa situazione e così non succede nulla, comunque il tutto è sufficiente, mi ha dato un equilibrio e, reso la capacità di essere l’universo e, oggi tu vecchio anno che ti avvicini al duemila ora hai qualcosa in più. Mi sento dentro una raccolta che aumenta e diminuisce fatta di anime in compagnia ognuno della propria personalità e ciò mi crea una rottura e una unione con me stessa a volte dentro e a volte fuori dalla realtà.

A volte guardandomi nel passato mi domando come sono giunta fin qui e fino a dove riuscirò ad arrivare prima di entrare in un’altra dimensione.

Cos’altro dovrò vedere e ascoltare dietro le mie quinte di quel muscolo che chiamano “cuore”.

Sarei curiosa di vederlo se,  si nota su di lui il tempo che è passato con accanto le esperienze vissute e la maggior parte deludenti ma, in ogni cosa negativa subito cerco qualcosa di positivo.

E’ da tanto  che mi sento di essere dentro un’esperienza sbagliata ma, ancor prima di capire, a me stessa dicevo “sono una fallita”, oppure “non esisto” e poi sono “sentimentalmente inutile”.

Ma ora oggi vivo e per il domani si vedrà, che vada come vuole questo mondo nella realtà:

quel che rimane o scarta io prendo.







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