Però non voglio negare all’uomo un rapporto simbiotico con gli animali. Anni fa ero solito tenerli liberi in un grande terreno lasciando che si sfogassero come volevano per la loro sopravvivenza e riproduzione, limitandomi io a prelevare una parte di uova “abbandonate” ovvero non utilizzate per la cova o qualche po’ di latte di capra. Poi sopraggiunsero le volpi ed i cani e fecero strage, e dovetti richiudere capre, pecore, galline e papere ed oche superstiti in piccoli recinti sempre però attaccabili da predatori di vario genere… Insomma senza la mia protezione nessuno sarebbe sopravvissuto…
Ricordo l’ultima gallina che ho avuto a Calcata, me la portò una ragazza vegetariana che l’aveva “pescata” da pulcino ad una fiera… Poi cresciuta non volendo ucciderla la consegnò al Circolo. Io l’ho tenuta quasi come un animale da compagnia, com’era d’altronde già abituata ad essere, ma questo non impediva che deponesse delle uova e che io le mangiassi, e pure con soddisfazione e riconoscenza…
Con i tempi che corrono le galline non potrebbero vivere in cattività, sarebbero totalmente sterminate dai tanti nemici naturali… … Comunque… la natura è sempre giusta, se siamo in grado di accondiscendere alle sue regole ed a non intrometterci con le nostre “regole etiche e morali”… E’ una dura lotta verso la consapevolezza… ecologica profonda…
A me personalmente non piace che nuove specie vengano allevate in cattività.. ma quegli animali in cattività, se sono tenuti con coscienza e amore almeno campano e si riproducono…
Dobbiamo imparare a convivere con gli animali in modo idoneo, senza trasformarli a nostra immagine e somiglianza (come spesso avviene con i pets), e senza sfruttarli per usi impropri ) come negli allevamenti industriali da carne e da latte e da uova)…
Ed allora avremo attuato un sano rapporto con essi, un rapporto che potremmo definire “ecologico” e “bioregionale”….
Con questo mio discorso vorrei essere chiaro circa il rapporto -secondo me- “ideale” (o se preferite “ecologico”) con gli animali e le piante.
La nostra schizofrenia e falso senso dell’etica ci porta a dividere gli animali in pets e animali da carne. Sono due categorie opposte, sono due modi scriteriati di rapportarci con gli animali. Noi stessi -tra l’altro- siamo animali, quindi abbiamo bisogno di avere un contatto con i nostri “fratelli e sorelle” di altra specie. Se è chiaro questo… allora comprenderete tutto il resto…
Non teniamo gli animali in gabbia (per sfruttarli fisicamente) e nemmeno nei divani (per sfruttarli psicologicamente).
Dobbiamo trovare un punto d'incontro che non sia sfruttativo (in un senso o nell’altro), purtroppo la vita malsana in città ci porta a dover avere un rapporto con gli animali “liberi” molto falsato, portandoceli in casa… Oppure lasciandoli nel loro habitat (riserve naturali) dal quale noi stessi siamo esclusi (perché non più avvezzi a vivere nelle foreste od in natura).
Però se alcune specie di animali avvezzi alla cattività da tempo immemorabile venissero rilasciati sarebbero destinati alla scomparsa, per via della eliminazione dal pianeta di un habitat idoneo (l’uomo occupa sempre di più ogni spazio vitale). Insomma andremmo verso un ulteriore impoverimento della biodiversità. Inoltre c’è il fatto che -dal punto di vista evolutivo- alcune specie di animali in simbiosi con l’uomo hanno trovato vantaggi nella cattività (sia per la diffusione, sia per l’avanzamento intellettuale e coscienziale).
Siamo tutti in una grande bolgia chiamata vita e non sta bene scindere gli uni dagli altri… No quindi allo sfruttamento incondizionato ma sì al contatto empatico. L’uomo da animale istintuale e raccoglitore di cibo sparso, si è trasformato in un lavoratore che ricava attraverso il suo ingegno cibo e modi di crescita.
Il lavoro ha affrancato l’uomo dalla “bestialità” pur costringendolo a nuovi parametri di debolezza e alienazione.. Ma sia nei rapporti fra esseri umani che nel rapporto con gli animali dovremmo trovare un modo “equanime” di poter esprimere il contatto e la collaborazione senza dover ricorrere alle perversioni (vedi esempi soprastanti) di un rapporto utilitaristico.
Avrete compreso che -a questo punto- il problema delle uova, del miele e del latte in sovrappiù, ha perso quasi completamente il suo significato “etico” originario.. Non è più un fatto di sfruttare dei poveri uccelli rubando loro le uova.. etc. è un fatto di sopravvivenza generale della vita sul pianeta in un modo simbiotico, con opportuni aggiustamenti e con opportune riflessioni sui valori della vita stessa…
Siamo in una scala evolutiva che in parte noi umani abbiamo percorso, ci manca ancora molto per arrivare alla cima della comprensione, possiamo però aiutare coloro che sono ai primi gradini senza doversi vergognare… Sapendo che il loro bene è anche il nostro. Questo vale per le piante, per l’aria, per le risorse accumulate sulla terra nei milioni di anni, per il nostro passato nella melma e per il nostro futuro nelle stelle. Per aspera ad astra!
Secondo me non occorre decidere nulla sulla base di una ideologia (che sia essa vegana o religiosa)... limitiamoci a seguire la coscienza sapendo che dove c’è sincerità automaticamente la verità prevale.
Ritengo che la morale e l’etica siano essenzialmente “astrazioni” e pertanto mi limito a seguire la via del cuore (in cui ciò che è consono appare e si manifesta senza sforzo)… Sento che in questa via tutto sia compreso…
Paolo D’Arpini
COMMENTO DI ANGELA FABBRI
RispondiEliminaL'essere umano FRUGIVORO? Ho sempre saputo che era ONNIVORO.
Abbiate pazienza, ma sono vecchia e lo è anche la mia educazione alimentare.
L'essere umano può potenzialmente alimentarsi attingendo al mondo vegetale o al mondo animale.
In realtà ha sempre mangiato quello che gli capitava di trovare. Il SUO CORPO è stato costruito per la CARESTIA e non per l'ABBONDANZA.
Anche oggi, in tutto il mondo, vivono esseri umani nella prima condizione e altri che hanno a disposizione la seconda. Molti dei primi muoiono per denutrizione, molti degli altri per malattie dovute a squilibri della sovralimentazione. Non entro in particolari. Li abbiamo sempre sotto gli occhi che guardano i telegiornali o li sentiamo dai vicini di casa.
Siamo fatti per la carestia e non per l'abbondanza.
Dopotutto è una misura di BUON SENSO.