LA QUESTIONE FEMMINILE A GENOVA
Abbiamo pubblicato un dossier - con dati originali - che approfondisce il tema della questione femminile nella nostra città prendendo in esame due dimensioni: la povertà materiale, (riferita al reddito e alla situazione economica personale) e la povertà immateriale (ovvero livello di istruzione, situazioni relazionali e di rapporti nella società).
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La questione femminile a Genova: povertà e disuguaglianze (genovacheosa.org)
Le disuguaglianze contro le donne sono una delle questioni prioritarie da affrontare per costruire un mondo più uguale e solidale. Fattori di povertà materiale e immateriale, che si intrecciano e si sovrappongono tra loro, impediscono la piena realizzazione personale e la partecipazione alla società di metà della popolazione del pianeta. Le disuguaglianze contro le donne sono un fattore strutturale, su cui la nostra società è organizzata dall'inizio della storia. Si tratta dunque di una questione che non riguarda solo la nostra città. Tuttavia, è nelle città stagnanti come Genova - dove il divario tra chi ha e chi non ha si allarga, dove le opportunità sono sempre meno e accessibili a sempre meno persone - che le questioni legate alle disuguaglianze si aggravano. La questione femminile, così come la questione generazionale, si sta aggravando nella nostra città e richiede il prioritario impegno della politica per essere affrontata.
Per quanto riguarda la povertà materiale due dati fotografano bene la situazione di svantaggio delle donne a Genova: il 70% percepisce un reddito inferiore a 26’000€ a fronte di un 59% degli uomini. Queste cifre rivelano due realtà della situazione lavorativa femminile: da un lato il fatto che il tasso di occupazione femminile sia minore di quello maschile (in base all’ISTAT solo il 45% degli occupati genovesi è costituito da donne); dall’altro, la disparità di incarichi professionali e salari (secondo l’ISTAT nel nord-ovest, ad esempio, le donne sono solo il 30% dei dirigenti e il 78% degli occupati a tempo parziale).
Gli ultimi due dati sono altrettanto preoccupanti: il 43% delle donne dichiarano di arrivare con difficoltà o grande difficoltà alla fine del mese, gli uomini sono il 25%; ancora il 12% delle donne si aspetta che il suo reddito diminuisca nell’anno successivo a fronte di un quasi equivalente 11% degli uomini.
La seconda dimensione che il Dossier prende in esame è la ricchezza culturale, intesa come la capacità di orientarsi nel mondo (accesso alle informazioni, elaborazione delle informazioni, percezione del proprio ruolo). L’unico dato positivo riguarda la percentuale di laureati: le donne sono il 28%, gli uomini il 22%. Mentre per quanto riguarda il giudizio sull’accessibilità delle informazioni importanti: il 25% delle donne la giudica scarsa o molto scarsa contro il 30% degli uomini.
Per quanto riguarda la capacità di determinare le proprie scelte personali le differenza sono meno marcate: il 27% delle donne giudica di avere poco o nessun potere di determinare le proprie scelte personali, a fronte del 33% degli uomini; inoltre, il 50% delle donne giudica di avere poco o nessun potere sulle scelte collettive, contro il 54% degli uomini. Per quanto riguarda l’aspetto relazionale il divario tra uomo e donna è meno marcato, ma non per questo meno problematico: il 14% delle donne e il 16% degli uomini giudica poco o per nulla importante il proprio ruolo nella società; circa una persona su dieci giudica poco o per nulla soddisfacenti le proprie relazioni: 9% delle donne e 10% degli uomini.
La questione femminile è una priorità e con questo Studio abbiamo voluto evidenziare come Genova resti una città molto diseguale soprattutto per le donne.
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