GUERRA E PACE
SOMMARIO APRILE
EDITORIALE |
|
La redazione - Guerra & Pace | pag. 3 |
CULTURE E RELIGIONI |
|
E. Vavassori - Vangelo secondo Matteo (100) | pag. 8 |
CASSANDRA |
|
G. Codrignani - Scegliere la guerra | pag. 5 |
PAGINE APERTE |
|
S. Sbragia - Un evento poco conosciuto | pag. 7 |
R. Orizzonti - Che cosa vorremmo sulle carceri italiane | pag. 10 |
G. Bianchi - Quel che ricordo della II guerra mondiale | pag. 12 |
S. Sbragia - Un momento di stanchezza? | pag. 13 |
G. Baratta - La povertà abitativa | pag. 14 |
G. Beretta - Beatificazione di Padre Rutilio Grande | pag. 16 |
D. Rei - Un romanzo al quadrato | pag. 18 |
L. Berzano - Apologo del rovo e la politica | pag. 19 |
I. Pontillo - Conoscenza e amore cambiano la mentalità | pag. 21 |
L. Borghi - “Amici, complici, amanti” | pag. 23 |
ELOGIO DELLA FOLLIA | pag. 24 |
EDITORIALE
a cura della
redazione
Data: 23
Marzo 2022
GUERRA E PACE
Abbiamo
già avuto una netta percezione del livello
di morte tra i
combattenti di entrambi i
campi e così pure della distruzione
dell’ambiente.
Più volte poi è stata richiamata la
possibilità
che il conflitto possa diventare nucleare,
sempre
più devastante perciò per la popolazione e anche
per
l’ambiente. D’altronde è oggettivo che anche i sistemi
bellici
sono costosi materiali di consumo che vanno perciò
periodicamente
aggiornati e utilizzati nei diversi scenari di
guerra... In
questi primi giorni di conflitto sono apparsi sui
diversi mezzi
di comunicazione comandanti e generali che,
alla maniera di
virologi esperti nella pandemia, hanno spiegato
le
caratteristiche delle armi in uso, le diverse utili strategie
in
gioco. Proprio come per la pandemia ci vengono
offerte
spiegazioni con pochi distinguo: per assumere una
cultura di
guerra bisogna forgiare i cittadini al dualismo. Se
hai dei
dubbi sei con Putin. Manca un pensiero “laterale”. Il
realismo
dei realisti, che ha sempre deriso i pacifisti per le
loro
presunte utopie, ora si è magicamente incagliato: l’idealismo
del
“o democrazia o morte” va ad appannaggio del
mainstream
mentre i pacifisti propongono soluzioni pragmatiche
di
mediazione! E quando l’informazione di potere
si apre alle
emozioni sembra essere guidato dalla sola convenienza
del
momento. Non c’è stata analoga enfasi dell’emozione
in
troppe altre occasioni di conflitto.
Ciò non esclude per
nulla la dolorosa partecipazione alla
giornaliera contabilità
dei morti tra i soldati, i civili e i bambini
e così pure il
frequente richiamo al rischio di una terza
guerra mondiale.
Fanno impressione gli uomini, le donne e
i bambini che scappano
dal loro paese sotto le bombe. Sono
in cerca di una meta e hanno
bisogno di solidarietà ed accoglienza,
di protezione e
conforto. Uno strano e quasi perverso
destino, se solo pensiamo
che, secondo il presidente
russo Putin, russi e ucraini sono
fratelli. Evidentemente il
mito di Caino e Abele è destinato a
ripetersi inesorabile...
A fronte della durezza e della
meschineria di questa guerra
fratricida, sentiamo il bisogno di
ascoltare una voce alta,
di ricercare una parola che illumini il
cammino di donne
e uomini e soprattutto di coloro che sono più
fragili e
deboli. Abbiamo cercato due importanti documenti
che
parlano di pace: l’enciclica “Pacem in terris” di papa
Giovanni
XXIII (11 aprile 1963) e l’enciclica “Fratelli
tutti”
(3 ottobre 2020) di papa Francesco. Ben cinquantasette
anni
separano le due encicliche, ma unica è la loro visione
della
pace.
La riflessione alta contenuta nella Pacem
in terris
servì a Papa Giovanni a contribuire a risolvere la
pericolosa
crisi di Cuba. Giorgio La Pira, il sindaco santo di
Firenze,
la definì addirittura “il manifesto del mondo nuovo”
e
tantissimi uomini e donne nel mondo riconobbero
l’importanza
del documento pontificio. Quell’enciclica non è
un
documento destinato alla sola memoria, ma costituisce
ancora
oggi una meta a cui andare. Diversi sono i punti
qualificanti
dell’enciclica, dalla pace fondata sulla
giustizia,
l’amore e la libertà è vista come realizzazione
della dignità
(della persona, dei lavoratori, delle donne, dei
popoli), alla
guerra come dominio dell’uomo sull’uomo e
dell’uomo
sulla donna.
In questa sede vogliamo
limitare il confronto tra le due
encicliche al problema della
cosiddetta guerra giusta, che
il documento di papa Giovanni
esprime nel capitolo 43,
dedicato alla lettura dei segni dei
tempi: “Si diffonde sempre
più tra gli esseri umani la
persuasione che le eventuali
controversie tra i popoli non
debbono essere risolte con il
ricorso alle armi, ma invece
attraverso il negoziato”. Si
vuole qui intendere che questa
persuasione deriva dalla
convinzione della capacità distruttiva
delle armi moderne
(in particolare nucleari). Interessante e
molto significativo
a nostro parere l’utilizzo che l’enciclica
fa dell’approccio
storico per negare che possa esistere una
guerra giusta.
Questo principio assume un cambiamento radicale
della
cultura cattolica e laica per cui l’uomo è
intrinsecamente
cattivo e non può far a meno della guerra, le
guerre sono
sempre esistite e via su questo tono: ora invece si
dice che
la pace è possibile e va perseguita, senza sosta, in
ogni
circostanza. L’attuale guerra Russia-Ucraina, come
quelle
dell’ultimo ventennio almeno, sembra smentire
l’evoluzione
culturale e delle coscienze sin qui acquisita; è
una pratica
dimostrazione che gli interessi territoriali ed
economici
connessi hanno preso il sopravvento su qualunque
principio
filosofico, etico e giuridico.
La
liquidazione della guerra giusta si accompagna poi al
disarmo
(cap. 39) e al bando delle armi nucleari. Questi
punti danno il
senso a tutta l’enciclica rendendola differente
rispetto a
tutti gli altri precedenti e successivi documenti
della chiesa
cattolica. Il disarmo rende credibile la
convivenza umana
finalizzata alla pace, che consiste nell’amore
e nella
solidarietà operante tra le comunità politiche.
Le armi negano
la dimensione universale del bene
comune dell’intera famiglia
umana. L’enciclica non accetta
pertanto la deterrenza, anche
provvisoria, e chiede che si
fermi la corsa agli armamenti e
che, come detto, si bandiscano
le armi nucleari. Purtroppo la
chiesa successivamente
non ha seguito fino in fondo le
indicazioni dell’enciclica di
papa Giovanni e non ha avuto il
coraggio di condannare la
deterrenza, sospendendo il giudizio.
Interessante comunque
rileggere il testo della Gaudium et spes
n. 81: “Qualunque
cosa si debba pensare di questo metodo
dissuasivo, si convincano
gli uomini che la corsa agli
armamenti, alla quale
si rivolgono molte nazioni, non è la via
sicura per conservare
saldamente la pace né il cosiddetto
equilibrio che ne risulta
può essere considerato pace vera e
stabile”.
Vediamo adesso come affronta gli stessi temi
visti in precedenza,
dopo cinquantasette anni, il magistero
attraverso
l’enciclica “Fratelli tutti”. È cambiato un
po’ lo stile,
ma l’illustrazione dei problemi in gioco è
chiara e ben
comprensibile. Papa Francesco dichiara che la
guerra non
è mai giusta e che la pace si costruisce mediante
strumenti
pacifici. Contestualizzando rispetto alla realtà
attuale
così piena di guerre (non pensando al solo conflitto
in
Ucraina), è innegabile il disagio che sorge nel lettore
dell’enciclica.
Le guerre escludono infatti l’ascolto e il
dialogo,
non prevedono l’amicizia sociale (capitolo 198) e
la
costruzione di un percorso verso la pace (capitolo
228).
Molto chiara la posizione sulla guerra giusta: “A
partire
dallo sviluppo delle armi nucleari, chimiche e
biologiche,
e delle enormi e crescenti possibilità offerte
dalle
nuove tecnologie, si è dato alla guerra un potere
distruttivo
incontrollabile, che colpisce molti civili
innocenti”.
Ancora: “Non possiamo più pensare alla guerra
come
soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno
sempre
superiori all’ipotetica utilità che le si
attribuisce”.
Infine: “Davanti a tale realtà, oggi è molto
difficile sostenere
i criteri razionali maturati in altri secoli
per parlare
di una possibile guerra giusta” (capitolo 258). La
corsa
agli armamenti è una competizione finalizzata a
compiere
spese pubbliche del tutto irrazionali e immorali (la
spesa
militare maggiore nel mondo è stata nel 2019).
Papa
Francesco, in analogia a papa Giovanni, pensa che
sia
impossibile che la guerra possa essere utilizzata oggi
quale
strumento di giustizia (capitolo 260). Quasi imbarazzante,
alla
luce della guerra in Ucraina, l’affermazione
che le ragioni
della pace sono più forti di ogni calcolo di
interessi
particolari e di ogni fiducia posta nell’uso delle
armi
(capitolo 260). Molto efficace infine, sul piano
comunicativo,
l’affermazione negativa “ogni guerra lascia
il
mondo peggiore di come lo ha trovato” (capitolo 261),
in
netto contrasto con il motto positivo scout “lascia il
mondo
migliore di come lo hai trovato”.
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