FINGERSI QUALCUN ALTRO di Noell Maggini
FINGERSI QUALCUN ALTRO
In una
domenica di metà Gennaio decido di prendere un tè caldo e raggiungere la
casamobile di zio Popo per fargli alcune domande riguardo i ricordi sulla
seconda guerra mondiale raccontatigli da mio nonno.
Lo
stupisce la mia visita alle 20 inoltrate, lo trovo accomodato sul suo divano in
modalità relax preso con uno sguardo concentrato a vedere la tv. Mi guarda e mi
dice: “Di che hai bisogno Noè?”. Gli dico il motivo della mia visita e dalla
postura comoda in cui lo avevo trovato si compone e il suo sguardo si riempie
di luce.
“Tuo
nonno era un grande uomo, tutte le persone che ci incontravano in giro per le
città di tutta Italia quando giravamo con le giostre ci accoglievano con grande
gioia quando lo vedevano arrivare. Mi ha raccontato che quando aveva circa 20
anni fu arruolato in guerra dopo aver avuto un incontro con un generale
fascista che lo ha fermato per strada chiedendoli chi fosse e lui rispose che
era un Sinto austriaco, che era una brava persona e che mentì dicendo che
credeva nel fascismo così che quel generale gli disse: “O continui a fare lo
zingaro e finisci nel campo di concentramento o ti arruoli e salvi te stesso e
la tua famiglia”.
Mio
papà disse sempre che quell’opzione gli fu data grazie alla protezione di Elena
del Montenegro (moglie di Vittorio Emanuele III di Savoia, allora re d’Italia)
che pubblicamente disse: non toccatemi i miei zingari.
In un
momento zio Popo interrompe la cronologia del racconto sulla guerra, i suoi
occhi diventano lucidi e mi dice: “Mi hai fatto venire in mente un ricordo, U
Tata (il Papà) un giorno mi ha portato in una tavola calda dicendomi che quando
era un soldato spesso veniva lì per prendere una zuppa fredda. In particolare
ricordo che venne in cameriere e lui gli spiegò dettagliatamente ogni singolo
ingrediente per la preparazione chiedendogli se facevano ancora quel piatto, il
cameriere lo guardò con fare insospettito rispondendogli che dal 1950 quel
piatto non lo facevano più”.
Mentre
racconta è come se quel ricordo sbiadito tornasse a prendere vita e ogni parola
dalla sua bocca esce con fierezza e una nota di nostalgia toccante.
Ma
torniamo al racconto di zio Popo: “Si arruolò e poco dopo divenne capo
squadrista,
(Lo squadrismo
fu un fenomeno politico-sociale verificatosi in Italia a partire dal 1919 che
consistette nell'uso di squadre d'azione paramilitari armate che avevano lo
scopo d’intimidire e reprimere violentemente gli avversari politici,
specialmente quelli appartenenti al movimento operaio; fu in breve tempo
assorbito dal fascismo che lo usò come strumento della propria affermazione)
e come già sai tuo nonno era un grande cuoco, quindi divenne primo cuoco degli
ufficiali fascisti. R
Furono
quasi due anni molto difficili per lui, mi disse che finse per tutto il tempo
di essere ciò che non era ma che riusci, sentì gli ufficiali parlare dei loro
piani di uccisione di massa, che volevano fucilare un gruppo di sinti e rom e
fece in modo di farli sparire prima che arrivassero gli ufficiali. Creava
sempre dei piani secondari per riuscire ad aiutare le persone a sopravvivere,
era un uomo con un animo buono, era un uomo ok (mentre me lo dice mi mostra
fieramente il pollice all’in su). Mi regalò la sua camicia di quando era
soldato, dicendomi di tenerla in ricordo dei tempi duri, la tenni per qualche
anno poi un giorno gliela mostrai e mi disse di disfarmene perché era una
camicia che ricordava la morte. La buttai.
Per
questo tuo nonno Cohko era un uomo amato da tutti perché le genti che lo
incontravano dopo che nacqui io e tuo padre ci dicevano che nostro padre aveva
salvato le loro famiglie”.
Il
racconto della grande guerra si sfuma nel racconto della genealogia della
famiglia e di tutti i momenti legati al bene, alla condivisione, ai principi
tramandati da un senso di educazione che non ha tempo.
Mio zio
non si stanca mai di ripercorrere tutti questi suoi ricordi e con dispiacere mi
ripete più volte che si stanno sbiadendo sempre più. Il mio tè è quasi finito,
la mia voglia di conoscere le radici della mia famiglia è infinita, ma capisco
che normalmente zio Popo è già in modalità sonno, lo ringrazio e dopo che mi
dice più volte di tornare a parlare presto con lui di tutto questo, lo saluto e
torno a casa con una riflessione:
Per
quanto dovremmo fingerci qualcun altro per salvarci?
(di
Noell Maggini)
VEDI ANCHE:
https://www.senzafine.info/2021/02/giorno-della-memoria-dimenticato-il.html
https://www.senzafine.info/2020/09/da-kethane-il-sorriso-di-will-e-gli.html
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