RESTIAMO CIO' CHE SIAMO SEMPRE STATI... di Paolo D'Arpini
Restiamo ciò che siamo sempre stati…
“La mente (ego) tende ad appropriarsi delle esperienze vissute. Naturalmente non è necessario, al fine di realizzare la nostra vera natura, “negare” l’identità fisiologica (nome-forma) ma dobbiamo integrarla con il Tutto, anche perché ne facciamo parte ed il Tutto è inscindibile. Vedi il concetto di “ologramma”, in cui ogni parte che compone l’immagine è costituita dalla totalità dell’immagine stessa. Illudersi di essere separati dal Tutto significa cadere nel dualismo separativo. Il nome-forma è come un’onda che sorge sul mare dell’Assoluto, il quale è appunto il substrato necessario all’esistenza dell’io. Realizzare che l’io è solo il Sé riflesso nello specchio della mente è la chiave della Conoscenza” (Saul Arpino)
Il “riconoscimento”
della nostra vera natura avviene come nel passaggio dal sogno alla
veglia, è naturale ed intrinseco in ognuno di noi. Quando
sogniamo siamo immersi nel sogno e quella è per noi la sola realtà…
Quando giunge il momento del risveglio ci sono delle avvisaglie che
ci fanno percepire l’imminente cambiamento di stato. Come dire,
abbiamo sentore dell’imminente uscita dall’illusione del sogno.
Certo questa è semplice analogia poiché nel sogno e nella veglia,
che sono condizioni mentali, non vi è vera illuminazione e
realizzazione. Quel “risveglio” di cui parlo è l’intima
essenza indivisibile, inavvicinabile dalla mente, ma la sua realtà è
intuibile e sperimentabile nello stato di pura consapevolezza.
Nel
processo di ritorno che sospinge ogni singolo essere verso quella
pura consapevolezza avvengono vari miracoli e misteriosi cambiamenti.
L’adattamento ai nuovi stati di coscienza coinvolge sempre e
comunque tutto il corpo massa della specie, ma nella nostra
dimensione umana noi siamo abituati al funzionamento a locomotiva,
ovvero due passi avanti ed uno indietro, anche definito crescita per
tentativi ed errori. Per questa ragione sembra che l’evoluzione
manchi di linearità e continuità. Nella nostra civiltà abbiamo
vissuto vari momenti che sembravano paradisiaci, che mancavano però
di una comprensione olistica. Un po’ come avviene nel mondo animale
in cui la spontaneità regna sovrana ma la coscienza è carente
nella auto-consapevolezza e nella ragione.
Insomma
dobbiamo poter integrare l’intuizione e la ragione nel nostro
funzionamento e ciò fatto possiamo procedere a dimenticare il
processo sperimentale per poter vivere integralmente l’esperienza
in se stessa. Osservatore ed osservato non possono essere
separati.
Per ottenere questo risultato le religioni
consigliano la via “dell’amare il prossimo tuo come te stesso”
mentre le filosofie gnostiche indirizzano verso
l’auto-conoscenza.
Non scindiamo queste due vie,
teniamole strette come due remi della nostra barca che ci aiutano ad
uscir fuori dal pantano del “dualismo”.
In
fondo, come possiamo considerare che qualcosa sia al di fuori di noi
stessi?
Fonte: https://bioregionalismo.blogspot.com/2023/12/lets-remain-what-we-have-always-been.html
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