Che si tratti di una grande arteria alla periferia di una metropoli o di un vicolo nel centro di una cittadina, di una città della penisola scandinava o collocata sulle coste del Mediterraneo, delle regioni più occidentali d’Europa oppure di Kiev, le strade d’Europa hanno almeno una cosa in comune: rendono onore molto più spesso agli uomini rispetto alle donne.
In collaborazione con altri membri dello European Data Journalism Network abbiamo esaminato 145,933 strade in 30 grandi città europee, sparse in 17 diversi stati membri dell’Ue o candidati a entrarvi. In media, il 91 per cento delle strade intitolate a individui è dedicato a uomini. A Stoccolma, la città dove il divario di genere è minore, le strade dedicate a uomini rappresentano comunque più dell’80 per cento del totale.[1]
Si notano alcune differenze tra le varie città. Per esempio, in alcune regioni europee, soprattutto in Europa settentrionale e centro-orientale, è relativamente poco comune intitolare le strade a persone. Oltre a Stoccolma, le città con più strade dedicate a donne sono Copenaghen e le città spagnole, ma i dati di queste ultime sono gonfiati dall’enorme numero di vie o piazze dedicate ai vari appellativi della Vergine Maria (211 strade in appena tre città). Al contrario, ad Atene, Praga e Debrecen sono dedicate a donne meno del 5 per cento delle vie intitolate a individui.
Fonte: European Data Journalism Network, 2023
Nelle città prese in considerazione, la Vergine Maria e Sant’Anna sono i personaggi femminili più popolari. Tuttavia, la maggior parte delle strade intitolate a donne non rende omaggio a personaggi religiosi. In genere le strade celebrano figure attive in campo scientifico o culturale, tra cui numerose scrittrici e artiste. Anche nobildonne e protagoniste della politica vengono ricordate relativamente spesso nei nomi delle strade europee.
Vi sono però differenze significative tra le città. Per esempio, sia Copenaghen sia Cracovia hanno dedicato delle loro strade a 71 donne; una sola delle donne a cui è intitolata una strada a Copenaghen era una figura religiosa, mentre a Cracovia sono almeno dieci.
Le differenze tra le città sono molto minori quando si tratta della provenienza geografica delle donne a cui sono intitolate le strade: a parte poche sante mediorientali, erano quasi tutte di origine europea. Le eccezioni che spiccano di più sono quelle della leader indiana Indira Gandhi e dell’artista sudafricana Miriam Makeba.
Il divario non si colma
L’enorme divario di genere nei nomi delle strade in Europa forse non stupisce più di tanto, vista la secolare emarginazione delle donne dall’istruzione, dalla vita pubblica e dall’economia. I nomi delle strade tendono a riflettere le relazioni di potere che erano in vigore quando le strade furono materialmente costruite, ossia il XIX secolo e l’inizio del XX per la maggior parte delle città del nostro continente.
Grazie all’impegno di molte attiviste e intellettuali, in Europa va crescendo la consapevolezza della sovrarappresentazione dei maschi bianchi benestanti. I dati indicano però che questa consapevolezza non ha ancora portato a un cambiamento significativo nelle intitolazioni delle strade. Abbiamo ottenuto i dati sulle intitolazioni effettuate in una serie di grandi città europee nell’ultimo decennio: nessun Comune ha iniziato davvero a colmare il divario di genere, e anzi alcuni lo hanno perfino ulteriormente allargato. Per esempio, tra il 2012 e il 2022 Amsterdam, Berlino, Milano e Valencia hanno continuato a dedicare più strade agli uomini che alle donne.
“Dal 2017 prevediamo una rigorosa parità di genere nell’assegnazione dei nomi alle nuove strade, così che vi sia una donna per ogni uomo. Continuiamo però a ricevere molte più proposte di intitolazione a nomi maschili, quasi dieci volte tanto rispetto ai nomi femminili”, racconta Antonella Amodio, funzionaria che cura la toponomastica per la città di Milano. Una maggiore sensibilità nei confronti della questione ha portato a una maggiore consapevolezza: il Comune adesso monitora il divario di genere e sta realizzando un sito web dedicato per esplorare luoghi e monumenti milanesi intitolati a donne.
Osservare una parità di genere nelle nuove intitolazioni non contribuirà a chiudere il divario di genere esistente: per riuscirci non sarebbe infatti nemmeno sufficiente dedicare alle donne la maggior parte delle nuove strade, o perfino tutte. Le città europee semplicemente non crescono più come un tempo: ogni anno ci sono solamente poche decine di nuove strade a cui dare un nome, mentre oggi, nelle città che abbiamo analizzato, le strade intitolate a uomini sono 43.000 in più rispetto a quelle dedicate a donne. Anche se fosse possibile assegnare alle nuove strade soltanto nomi femminili, occorrerebbero comunque dei secoli per colmare il divario accumulato.
Oltretutto, alcune attiviste e studiose o studiosi fanno notare che le nuove strade che vengono dedicate alle donne si trovano spesso in aree molto periferiche, dove tali figure hanno scarsa visibilità – mentre ii nomi maschili continuano a dominare le principali strade e piazze dei centri cittadini. Per esempio,
uno studio condotto nel 2021 sulle strade di Bruxelles ha appurato che “quanto maggiore è l’importanza della strada, tanto più raro è che sia intitolata a una donna”.
Come ripensare le città
Sarebbe difficile immaginare una grande operazione di riassegnazione dei nomi alle strade già esistenti mirata a eliminare il divario di genere: cambiare centinaia di migliaia di indirizzi sarebbe molto scomodo e genererebbe troppa confusione. Sono più praticabili strategie che esplorano altri modi per celebrare le donne negli spazi pubblici, per esempio intitolando loro scuole, parchi o aeroporti.
Non esiste una soluzione che possa andare bene ovunque, ma in ogni caso si dovrebbe privilegiare una partecipazione dal basso, fondamentale per innescare un cambiamento. Réka Sáfrány, Presidente della European Women's Lobby, concorda: “È molto importante che le amministrazioni locali collaborino con la società civile quando si decide l’assegnazione dei nomi alle strade, e può rivelarsi utile consultare anche la popolazione. In alcuni distretti di Budapest, per esempio, le persone possono votare sulle intitolazioni delle nuove strade”. Gli approcci che partono dal basso possono davvero innescare riflessioni che spingono a dei cambiamenti reali – mentre gli esercizi di inclusione calati dall’alto rischiano di rivelarsi delle semplici iniziative di comunicazione da parte dei politici locali.
Come osserva Sáfrány, "dovremmo trovare un modo per mettere in collegamento queste buone prassi e incoraggiarne la diffusione da un Paese all’altro. Sarebbe molto utile se l’Ue potesse aiutare a promuovere questi scambi”.
Mapping Diversity , il nostro progetto sui nomi delle strade europee, è nato proprio per alimentare analisi e riflessioni sulle questioni di genere negli spazi pubblici in Europa, fornendo dati dettagliati e comparabili su vasta scala.
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