da AMNESTY INTERNATIONAL
Le autorità iraniane non sono riuscite ad accertare la responsabilità per almeno 72 decessi avvenuti in stato di detenzione dal gennaio 2010, nonostante i rapporti attendibili secondo cui essi sono stati causati da tortura o altri maltrattamenti o dall’utilizzo letale di armi da fuoco e gas lacrimogeno da parte di agenti.
Dei
46 decessi in stato di detenzione in cui sono state riportate torture
fisiche o altri maltrattamenti, almeno 36
sono avvenuti durante la fase delle indagini preliminari.
Di
questi 36, in base alle informazioni raccolte, sedici erano ventenni, dodici erano trentenni e tre avevano tra i 18 e i 20 anni
di età.
I
familiari delle persone decedute in custodia in circostanze sospette
vengono sistematicamente
sottoposti a varie forme di molestie e intimidazione da parte
degli agenti dell’intelligence e sicurezza.
Questo
è lo stesso trattamento a cui è sottoposto attualmente Ahmadreza Djalali, ingiustamente
arrestato e condannato a morte con l’accusa di spionaggio.
Sono quasi cinque anni che
Ahmadreza non vede sua
moglie Vida, i loro due figli e oramai versa in condizioni di salute pessime.
FIRMA L'APPELLO
IN EVIDENZA
TUTTI I LIBRI DI RENATA RUSCA ZARGAR
Commenti
Posta un commento