Vittoria nonviolenta e laica... una vittoria per tutti! di PAOLO D'ARPINI
Treia – In una precedente manifestazione sparuta contro la guerra eravamo tre gatti ma quest’anno, che ce ne sarebbe proprio bisogno di una grande manifestazione di massa, sono rimasto solo ed ho deciso di manifestare “in assenza”.
Per questa ragione quest’anno il 4 novembre non mi esporrò al ridicolo, per rispetto verso me stesso e perché non posso obbligare nessuno a scendere in piazza.
La situazione che stiamo vivendo, l’incertezza ed il timore di andare contro un sistema che stringe i cuori, non mi permette di fare di più. Posso solo scrivere questa lettera. L’orizzonte sociale è troppo tormentato e troppo deluso, anche se inconsciamente prende forma un’aspirazione orientata ad uscire dal ciclo della negatività che rischia di sommergerci.
Nel ricordare il 4 novembre, definito il giorno della “vittoria”, ho considerato l’ipocrisia di ogni guerra. Se non si interrompe il meccanismo diabolico, le belle dichiarazioni contenute nella nostra Costituzione saranno solo parole buttate al vento:
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” (Art. 11)
Lo possiamo osservare nelle scusanti fintamente “democratiche” che stanno spingendo il nostro attuale governo verso una rovinosa guerra mondiale. I sentori iniziarono dopo gli interventi armati contro l’Iraq, l’Afganistan, la Libia, la Siria, il Libano, ecc., ed ora continuano con le azioni di fiancheggiamento militare nel conflitto in Ucraina ed in Medio Oriente, con la scusa della difesa dei “valori” dell’Occidente. Ragioni chiamate “liberiste”, anche se sarebbe meglio chiamarle imperialiste. E noi italiani, tanto abbiamo speso e stiamo spendendo per queste guerre di aggressione, sponsorizzate dalla NATO, tanto che con il costo degli armamenti, avremmo potuto pareggiare il bilancio dello Stato… e questo va a scapito della assistenza sociale, del lavoro, della sanità, della cultura… insomma di tutto ciò che è necessario alla vita.
“Excusatio non petita, accusatio manifesta”
Le bugie hanno le gambe corte, si spera, e la verità sui retroscena delle varie guerre “democratiche” stanno sempre più venendo a galla. Il popolo, od almeno una parte di esso, si informa, non più sui giornali e sui piccoli schermi, che sono venduti al potere, ma su internet e per passaparola. Occorre essere molto discriminanti nell’esaminare le notizie che ci vengono propinate dalla informazione ufficiale e soprattutto occorre mantenere una posizione “laica” ed imparziale poiché in qualsiasi forma ideologica, economica o religiosa si nasconde un travisamento della Verità.
Ma per conoscere la Verità occorre sempre partire da noi stessi. Indagando sulla nostra verità interiore. Una volta un cercatore della verità chiese al saggio Nisargadatta: “C’è un modo di porre fine agli orrori della guerra e delle prevaricazioni?” Ed il saggio rispose: “Quando sempre più persone riusciranno a riconoscere la loro vera natura, la loro influenza, per quanto sottile, prevarrà e l’atmosfera emotiva del mondo si addolcirà. La gente segue i suoi capi, e quando tra questi ne appariranno alcuni con un grande cuore ed una grande mente, assolutamente indifferenti al loro tornaconto, il loro esempio sarà sufficiente ad impedire le brutalità ed i crimini dell’epoca attuale.…”.
Per questa ragione è così importante cercare di eliminare dalla nostra vita quotidiana ogni forma di violenza ed è per questa ragione che è importante prendere coscienza dell’unitarietà della vita e del come rapportarsi gli uni con gli altri, in perfetta armonia simbiotica, senza dover predare quel che non ci appartiene e che è bene comune di tutti i viventi.
La competizione, il conflitto, l’odio ed il terrore… è questa la mascherina che ancora oggi stiamo cercando di strappare, e certo: dovremmo essere più numerosi di quanti si sia, e poter e saper ragionare più in profondità di quanto si faccia.
Vorrei ora concludere questo intervento con le parole di un altro maestro della nonviolenza, Nelson Mandela, che scrisse: “La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti ogni oltre limite. E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più. Ci domandiamo “chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? ” In realtà, chi sei tu per NON esserlo? Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo. Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi così gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi… E quando ci liberiamo delle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri”.
Paolo D’Arpini
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