Mare in fiamme è stato pubblicato poco più di tre anni fa. C'era il Covid, si viveva chiusi in casa, e tutto ciò che era inerente al romanzo ha dovuto viaggiare sul web: informazioni, letture, presentazioni. La cosa buona che ricordo di quel periodo è stata la grande solidarietà. E non parlo solo del romanzo. Sembrava che nel momento di grande difficoltà collettiva, da concetto teorico l'Uguaglianza fra esseri umani fosse diventata un tratto tangibile nei rapporti di ogni giorno (seppur a distanza). Fatte le solite innominabili eccezioni, la predisposizione naturale degli esseri umani a capirsi e ad aiutarsi sembrava molto più libera dai normali impedimenti della quotidianità.
Non possiamo nascondercelo: oggi di quella maniera nuova di essere in rapporto è rimasto solo il contenitore, ossia le tecniche di comunicazione via web. Il mondo in questi tre anni è cambiato a dismisura: nuove guerre che appaiono interminabili sono esplose alle porte di casa, il livello di odio verso chi proviene da culture diverse ha raggiunto picchi eccezionali e nuovi muri sono stati eretti sui "confini" a Sud e a Est nel risibile e gretto tentativo di fermare le masse di donne e uomini che fuggono proprio da quei conflitti che il cosiddetto modello “occidentale”, nelle sue successive forme, ha generato in almeno un millennio di Storia. Quello stesso modello che, a detta di molti, con i suoi tratti tipici di sfruttamento estremo e ineguale delle risorse, sarebbe il principale induttore delle nuove pandemie, Covid compreso.
L’Umanità è a un punto di svolta: se il Nord (o l’Ovest, se preferite) del mondo non inizierà a rispondere in modo diverso alla sempre più insistente pretesa di un equo confronto da parte delle culture "altre", se continueremo a reputarci quelli che hanno sempre qualcosa da insegnare, missionari di un pensiero unico sempre e comunque superiore assegnatoci dalla Storia, nessuna guerra, per quanto lunga, e nessun muro, per quanto alto, ci potranno salvare.
Ma in questi tre anni sono successe anche cose belle, spesso piccole, delle quali non parla quasi nessuno: il lavoro quotidiano di associazioni, ONG, realtà locali, case editrici, reti, persone, che portano ostinatamente avanti la loro visione sociale e culturale non fa notizia, come non ne ha fatto, ad esempio, l’assoluzione in appello di Mimmo Lucano, che proprio a quel modello si era opposto, con coraggio e ostinazione. Eppure queste realtà esistono. Esistiamo.
Sarà meglio che mi fermi, perché quello che volevo all’inizio di questa comunicazione era solo informarvi che tornerò a presentare Mare in fiamme a Macerata il prossimo 10 novembre, con un relatore d’eccezione, il Professor Uoldelul Chelati Dirar, che insegna Storia dell’Africa all’Università di Macerata. Sono onorato che a parlare del mio libro sarà un esperto di Africa e di colonialismo italiano, e sarò lieto di incontrare chi potrà e vorrà esserci. Un ringraziamento affettuoso, infine, va ai Proff. Giorgio Trentin e Cristiana Turini per avermi regalato questa opportunità.
A presto.
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