JOAN MIRÒ E LA TERRA conferenza Zoom gratuita, martedì 19 gennaio ore 18,00. INTERVISTA A DAVIDE PAGNONCELLI
Far ri-nascere l’arte e gli artisti
Davide Pagnoncelli è uno
psicologo, psicoterapeuta con formazione in Teatroterapia e Arteterapia,
parallelamente all’attività clinica, ha un’esperienza di vent’anni in ambito
scolastico come responsabile di un originale Servizio Psicologico di sistema,
dalla Primaria alla Secondaria di primo e secondo grado.
Oltre a pubblicare, per
addetti ai lavori, ricerche in ambito psicopedagogico e sociale su varie
riviste scientifiche, la sua vasta esperienza lo ha portato a voler condividere
con altri il frutto del suo lavoro e lo ha fatto con un libro dal titolo “Figli
felici a scuola” e il sottotitolo, non meno significativo, “Come migliorare
l’esperienza scolastica dei propri figli con l’aiuto di un Allargacervelli”,
edito nell’aprile 2018.
Intervista a Davide Pagnoncelli
Cosa è l’arte per te?
Andiamo
al di là delle definizioni da vocabolario… Noi siamo quello che pensiamo
(testa, conoscenza, ragionamento, argomentazione), ma siamo anche quello che
sentiamo (pulsioni, emozioni, sentimenti, passioni, cuore). Dobbiamo dar da
mangiare e bere anche al sentire, dobbiamo nutrire il cuore, l’intelligenza
emotiva…
L’arte è cibo per l’intelligenza emotiva! L’atto artistico scopre
e crea un’altra prospettiva rispetto all’ordinarietà, cioè produce qualcosa di
stra-ordinario: la fa col sentire, con l’intuizione, con la risonanza… Non è la
razionalità che controlla le emozioni: le emozioni sono più potenti del sistema
cognitivo.
Ogni quadro, per esempio, racconta una storia, un pezzo della biografia dell’artista con cui entrare in connessione emotiva, con cui vibrare: così si diventa -o ridiventa- vividi, si rinasce. Ri-nasce la vividezza in noi, sia interiore che esteriore, attraverso la compartecipazione emotiva con le opere dell’artista!
Ho letto da varie parti degli accostamenti tra arte e sogno, che mi dici?
L’arte è
parente stretta del sogno, è sua gemella; un’opera d’arte è un sogno! L’arte è
una delle porte privilegiate per accedere all’inconscio. Ciò quasi sempre a
insaputa dell’artista… che nota e si accorge quando ha finito (se va bene) del
significato di quanto ha prodotto e che questo prodotto lo rappresenta meglio
rispetto a quanto aveva in mente all’inizio del progetto. L’anima parla
attraverso le immagini, l’inconscio è artistico,
è poetico… Perché noi sappiamo più
di quello che comprendiamo! E i sogni non avvengono solo di notte, ma anche di
giorno.
L’arte è sogno, non può essere ri-produzione della realtà, fotocopia di altro; forse meglio ancora, l’arte è scoperta degli aspetti invisibili dell’umano, dell’indicibile del cosmo. L’arte fa ri-nascere la realtà, far ri-vivere la realtà in modo nuovo e assolutamente originale. Ecco perché Picasso ha affermato: “l’artista non dipinge quello che vede, bensì quello che intravede”.
Che rapporto c’è tra arte e interiorità?
Non si colleziona una cosa, un quadro, una musica: non si collezionano oggetti; si collezionano emozioni, momenti e vissuti ricchi di emozioni e di sentimenti. Davanti a un’opera d’arte si risuona, certo non si ragiona e non si argomenta: si sente, si vibra; semmai si compartecipa il sentire.
L’arte può essere terapeutica?
Rispondo
con due considerazioni. La prima: certamente l’arte è terapeutica, l’arte ha
valore, ha valenza terapeutica, riabilitativa ed educativa. Munch affermò
acutamente: “Io dipingo perché per me è terapeutico!” L’arte si prende cura dei
vissuti personali.
La
bellezza ci appartiene, noi apparteniamo alla bellezza, noi siamo parte della
bellezza! La bellezza dell’arte salva il
mondo, lo rende più gradevole, più abitabile. Anche le tragedie, i drammi,
perfino le patologie vengono rielaborate, trasformate, transustanziate.
“L’ombra è il testimone della presenza della luce”, scrisse Platone. Ciò che
non si esprime può diventare veleno per l’anima, invece quando le emozioni prendono forma, le persone stanno bene!
La
seconda considerazione: se l’arte può essere terapeutica, altrettanto si può
dire che la terapia è arte (la psicoterapia, la psicoanalisi); arte e non solo
scienza. La terapia è intrinsecamente
artistica. Anzi, dal mio punto di vista e per la mia esperienza, la terapia
non può non avere valenze artistiche, non può non avere connessioni con l’arte,
come un flusso emotivo ricorrente, ri-generante.
Uno dei
fondatori della psicologia del profondo, Alfred Adler, ha puntualizzato: “La
coppia che si forma tra terapeuta e individuo in terapia è una coppia creativa,
alla ricerca del Sé creativo”. Il Sé
creativo fornisce mappe di significati, universi di senso per orientare
l’esistenza dell’individuo e realizzare uno stile di vita più funzionale nei
tre compiti vitali essenziali (lavoro/professione, amore, amicizie/relazioni
sociali di vario tipo).
Prendersi cura, curarsi, guarire è vivere rappresentando qualcosa del mondo o rappresentandosi. Il matrimonio tra arte e terapia, utilizzando diversamente quanto scrisse Alessandro Manzoni, è un matrimonio che s’ha da fare!
Una curiosità: come si arriva alle produzioni artistiche?
L’arte
eterna è l’arte forte, direi talmente forte da diventare dirompente! L’arte è talora
frenesia, caos creativo, fatica, lacrime e sudore; l’arte è training, un percorso di consapevolezza. Al pari di un
percorso psicoanalitico, l’evoluzione artistica è un percorso esperienziale, un
training tosto.
D’altronde
se si vuol andare nel profondo oceano, nei profondi abissi della propria
interiorità, del proprio inconscio non si può pensare di arrivarci in poco
tempo. Se si vuol navigare su un laghetto, si può imparare a farlo in poco
tempo, ma se si desidera navigare nell’oceano, nell’immenso oceano, non si può
imparare a farlo in poco tempo. La mèta finale, però, la posta in palio ripagherà
della fatica; le scoperte gratificheranno in modo… oceanico. E, tra l’altro, il
messaggio che si lascerà alle prossime generazioni durerà, certo che potrà
durare.
Le opere
artistiche sono frutto di un training, di un percorso esplorativo appunto! L’arte
è come il vento che soffia sulle vele della propria barca: certe volte può
essere brezza leggera, soave, calda, calorosa, ristoratrice; altre volte può
essere bufera, soffio atroce, tempesta di emozioni, uragano di vissuti che
sconquassa e può -in parte- squarciare le vele.
Se la barca ha fatto un percorso approfondito, un training di resilienza si possono aprire -pur con qualche vela rotta e qualche falla- squarci inaspettati di un nuovo mondo, scorci di terre inesplorate in cui immergersi, orizzonti altri e sconfinati. Perché l’arte non ama i confini, perché l’arte tende all’infinito, appunto al non finito e al non recintabile: l’infinito se la ride degli steccati, lui vola alto, largo, lungo e… chissà fin dove. Chi può mettere i confini all’arte, alle sue forme espressive?
Si può imparare a realizzare opere artistiche?
Si può
imparare a estrarre quanto si ha dentro di sé, a sollecitare la parte creativa
della propria personalità. Però non si attuano corsi; io stesso non attuo corsi
o incontri solo informativi, bensì percorsi di esplorazione, viaggi di ricerca con
apertura prospettica.
Io li denomino “i percorsi artistici della rosa dei venti”: tra occidente e oriente (orizzontalità), tra Artide e Antartide (verticalità), tra cielo e terra (immanenza e trascendenza). Insomma particolarità e universalità, preistoria e storia, fisica e metafisica, carnalità e spiritualità, matericità e aeriformità... e chissà quanto altro ancora da scoprire...
Hai accennato prima allo stretto rapporto tra evoluzione dell’artista e produzione delle sue opere, hai qualche esempio o iniziativa realizzata o da realizzare?
Ho già
realizzato delle “recensioni specifiche” di opere artistiche collegate
strettamente al percorso dell’artista. Ho denominato questa nuova modalità: Art Artist Therapy (AATH). È un altro
modo di gustare e di rivivere la personalità, l’intelligenza emotiva e il
percorso creativo dell’artista connesso alle sue produzioni artistiche. Si
delinea, quindi, un percorso per scoprire il senso, la finalità, i sogni e i
desideri dell’artista, partendo dalle opere, dalle originali modalità di
espressione e di comunicazione.
Quando la
personalità dell’artista coniuga la propria intelligenza emotiva con sentimento
sociale, la sua arte diventa più connettiva (con nesso nuovo), diventa anche
più comprensibile da chi ne fruisce. L’opera diventa arte con finalità e
significati sociali, perché l’intelligenza è strutturalmente sociale. Noi siano
esseri costituzionalmente connettivi, intimamente sociali.
L’artista e le opere sono connesse intimamente tra loro, come due facce della stessa medaglia: attraverso questo binomio chi fruisce e fa esperienza delle opere d’arte, si immerge nelle ramificazioni profonde dell’artista con le proprie opere e ne esplora il mondo interiore, assolutamente unico. L’artista non è presentato con dati anagrafici e cronologia di opere realizzate, ma diventa maestro, stimolo ed esperienza di vita attraverso modalità espressive irripetibili.
Nelle prossime settimane è in programma la seguente iniziativa all’interno di un Corso di Formazione presso il Museo Civico di Vicenza organizzato dall’Associazione Amici dei Musei di Vicenza:
Tre incontri tra Storia dell’arte e Psicoanalisi a cura di Katia Brugnolo Artista, Docente e Coordinatrice presso l’Accademia di Belle Arti di Verona e a cura di Davide Pagnoncelli.
Primo incontro 19 gennaio 2021: Joan Mirò e la Terra. La natura motivo di felicità interiore, al centro della vita e dell'espressione artistica.
Secondo incontro 16 febbraio 2021: Salvador Dalì e il paesaggio dell'Ampurdan. Il paesaggio come identificazione inconscia, specchio dell'essere.
Terzo incontro 16 marzo 2021: René Magritte e la pittura come specchio dell'inconscio. La morte della madre, il raffreddamento dei colori e il congelamento della forma.
A causa delle limitazioni per il covid19 gli incontri non si
svolgeranno in presenza ma tramite la piattaforma Zoom. L’iscrizione sarà
gratuita.
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