SIAMO CRISTIANI

 

Gli accordi del governo che uccidono nel deserto.



Le foto di adulti e bambini morti di sete, di stenti e di caldo nel deserto tra Tunisia e Libia inquietano il sonno e la coscienza. Non possiamo restare indifferenti di fronte alla deportazione di migranti operata dalle forze armate tunisine in quel deserto e in quell’altro alle porte d’Algeria. Pensavano di lasciarli morire fuori dallo sguardo indiscreto del mondo lasciandoli senz’acqua e senza un tozzo di pane e invece oggi abbiamo consapevolezza che i denari di Europa e d’Italia sempre di più verranno impiegati per operazioni di questo tipo. Abbiamo appaltato le esecuzioni capitali verso chi si è macchiato dei reati di povertà o di guerra subìta o di minacce ai propri diritti. È impensabile che noi si resti inerti di fronte a governi che si comportano come chi arma la mano di un sicario. Non saprei con quali altre metafore descrivere questo orrore di morti anonime che oggi Nello Scavo dalle pagine di Avvenire riesce a strappare in qualche modo alla connivenza del silenzio colpevole e dell’anonimato acquietante. Davanti al deserto africano non ci sia anche il deserto della nostra umanità. Facciamo qualcosa. (Tonio Dell’Olio)

 

Gli accordi del governo che uccidono nel deserto. – RETE Ambientalista (rete-ambientalista.it)

 



Prima la mamma abbracciata alla figlia di sei anni, uccise dalla deportazione forzata nel deserto. E ieri un padre stretto al figlio. Stessa latitudine, stessa fine. Gli accordi Italia-Ue-Tunisia hanno un effetto visibile: dietro promesse di denaro e agevolazioni, Tunisi allontana migranti e profughi abbandonandoli nell’inferno arido. L’importante è che non provino a raggiungere le coste europee. Respinti e scartati, senza neanche una via d’uscita.

“È difficile distogliere lo sguardo da queste scene di genitori che muoiono accanto ai loro figli”, commentano dal collettivo di “Refugees Libya”. Parlano da Tripoli e sanno cosa vuol dire fare accordi tra stati sulla loro pelle. “Pochi giorni fa è toccato a Fati Dosso e Marie, oggi è toccato a un padre senza volto, a suo figlio e ad altri due compagni a cui è stata ingiustamente rubata la vita”, denunciano. Le immagini arrivano dalle Guardie di frontiera libiche della 19ª Unità, insieme al servizio medico di emergenza libico gestito dalla hotline 1412.

Quei migranti rannicchiati accanto all’ultima bottiglia di plastica, prima di entrare in Tunisia erano passati dalla Libia da dove le milizie hanno riorganizzato il flusso per ottemperare alle intese con Roma, fingendo di aver ridotto le partenze dalle proprie coste ma in realtà avendo spostato centinaia di persone in Tunisia. E ora sono le polizie libiche ad accusare tunisi di aver creato l’ennesima crisi umanitaria. Tuttavia pochi giorni fa la Commissione di esperti Onu sulla Libia hanno accusa nuovamente le autorità di Tripoli per le complicità dirette nel traffico di esseri umani, torture comprese.


Fati Dosso, 30 anni, era nata nella parte occidentale della Costa d'Avorio. Si chiama così la donna trovata senza vita accanto alla figlia. Suo marito, anch'egli 30enne, soprannominato Pato, è originario del Camerun e non è chiaro se Fati Dosso e Pato si siano incontrati in Libia dove hanno messo su famiglia e dato alla luce la piccola Marie, morta con la mamma. Attraverso le testimonianze di loro conoscenti in Libia è stato possibile apprendere che dopo diversi tentativi di attraversare il Mediterraneo negli anni scorsi, la famiglia si è arresa e si è diretta in Tunisia, dove aveva intenzione di stabilirsi.

Pato era insieme alla moglie e alla piccola Marie quando sono stati respinti sul confine tra Tunisia e Libia. Alcuni testimoni dicono che il padre si sarebbe allontanato alla ricerca di acqua per la moglie e la bambina esauste. Ma non è mai tornato indietro e non si sa che fine abbia fatto.

Le guardie di frontiera libiche "hanno scoperto 5 corpi non identificati di migranti illegali di origine africana durante un pattugliamento nell'area di Dahr al-Khass a Tawilat al-Ratba", lungo il confine con la Tunisia, si legge nel comunicato del ministero dell'Interno di Tripoli. I corpi "sono stati consegnati alle autorità", ha detto una fonte delle guardie di frontiera impegnata nella misione di intercettazione e soccorso nel deserto avviata dieci giorni fa. Si tratta di sub-sahariani espulsi dalle autorità tunisine che li hanno collocati, secondo la denuncia di Tripoli, in una zona disabitata nei pressi di Al Assah, a circa 150 km a sud-ovest di Tripoli. Abbandonati senza acqua, cibo o riparo a temperature che superano i 50 gradi, hanno camminato per chilometri, penetrando fino a 15 km all'interno del territorio libico. Un team dell’agenzia di stampa francese Afp è riuscito a fotografare e filmare diversi gruppi di giovani e alcune donne, seduti o sdraiati sulla sabbia, che cercavano di ripararsi sotto gli alberi.




 Nel deserto morti di stenti anche un padre con il bambino (avvenire.it)

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