RIGASSIFICATORE A VADO
Ubik scende in campo contro il rigassificatore: “Potenziali ed enormi rischi per salute, turismo, ambiente marino e agricoltura”
Lunga lettera del titolare Stefano Milano: "No a una nave con potenza calorica equiparabile a quella delle bombe atomiche a soli 3 chilometri dalle nostre case" . Erano già stati protagonisti della battaglia contro il carbone
Savona. “Scusate se come Ubik per una volta vi scriviamo non per proporvi eventi culturali. Il tema è importante, e riguarda tutti noi. Il governatore Toti e la giunta regionale hanno deciso per l’installazione di un rigassificatore davanti a Savona e Vado Ligure senza coinvolgere le istituzioni e la cittadinanza (peraltro disattendendo le norme che assegnano ai cittadini il diritto di essere consultati preventivamente per le scelte ambientali). Il Governatore ha coinvolto le istituzioni solo a decisioni già prese e soltanto per contrattare irrisorie compensazioni. Come se il rischio per la salute fosse in vendita e monetizzabile. Come in passato per il carbone. Inoltre, è stata omessa la reale distanza dalla costa di Savona: meno di 3 chilometri (in alcuni casi fino a 2 chilometri). Hanno detto che rimarrà per 17 anni, ma in realtà saranno 23 anni. In pratica viene usata la stessa logica perversa del passato: si sceglie il nostro territorio, oltre che per delle predisposizioni strutturali, anche perché ambientalmente ‘già compromesso’. Quella che dovrebbe essere un attenuante a nostra favore (ovvero di non sovraccaricare ulteriormente di nuovi danni o rischi sanitari e ambientali il nostro comprensorio) diventa un’aggravante”.
Inizia così la lettera indirizzata ai clienti della Libreria Ubik di Savona da parte del titolare Stefano Milano.
Il testo della lettera prosegue con un’analisi sistematica.
Cosa è un rigassificatore
“Una nave gasiera – scrivono dalla Ubik – mediamente è lunga come tre campi da calcio e alta come un palazzo di dodici piani. Ma non è una nave come le altre.
Ogni nave scaricherebbe ben 100 milioni di metri cubi di gas (100 milioni, una quantità impressionante), liquefatto a -160 gradi e quindi con una compressione e riduzione di volume di più di 600 volte. La nave gasiera attraccherebbe a fianco alla nave rigassificatrice, che dovrebbe scaricare il gas trasformandolo di nuovo in forma gassosa per poter poi essere immesso nella rete di distribuzione. La capacità annua di rigassificazione è di 5 miliardi di metri cubi“.
“Rischi per la cittadinanza”
“I passi compiuti in questi anni – sottolinea Milano – sono significativi sul piano della sicurezza delle navi grazie anche a tecnologie e materiali innovativi. L’indice di rischio si è quindi ridotto sensibilmente, ma il rischio potenziale sussiste ancora, e la potenza calorica (o l’energia sprigionabile) in caso di incidente rimane sostanzialmente inalterata. Spesso nei progetti in questione i rischi vengono catalogati come ‘trascurabili’, ma non viene mai riportata l’opzione zero rischi. Tra i diversi rischi (benchè remoti) di una gasiera, c’è quello che viene definito ‘l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche’: la fuoriuscita e evaporazione del gas a contatto con l’acqua, la formazione di una immensa nube composta da una miscela di metano e aria che potrebbe essere spinta dai venti verso la costa, successivamente esplodere e provocare un numero assai rilevante di vittime *. (*leggi la nota).
“Quando si rivolge ai nostri amministratori locali – proseguono dalla Ubik – il gestore del progetto SNAM parla di impianto estremamente sicuro. Però quando si rivolgeva agli azionisti forniva una versione ben diversa: nel Prospetto Informativo per la quotazione in Borsa di anni fa infatti dichiarava: ‘il rischio di risarcimento danni a persone è connaturato a impianti di rigassificazione’. ‘Non si possono escludere l’inquinamento’ e ‘obblighi di risarcimento causati da impianti di rigassificazione’. In aggiunta, nonostante le coperture finanziarie di tali colossi energetici, il documento (presumibilmente proprio per i rischi ad ampia scala di un eventuale incidente) riportava che ‘le attuali coperture assicurative potrebbero non essere sufficienti a far fronte a tutte le richieste di risarcimento danni’. In generale, da quando è nata questa tecnologia ci sono stati diversi incidenti: per valvole o guarnizioni difettose, errori umani, fulmini, tempeste in mare, collisioni, cedimenti strutturali dei serbatoi, incendi in sala macchine, ecc. Fortunatamente sono stati incidenti non gravi, ma il rischio del ‘peggior scenario energetico possibile’ resterebbe comunque latente e presente ogni giorno e per 23 anni nelle nostre vite. Dovremo convivere anche con un sistema di allarme per la popolazione (obbligatorio per legge) che si attiverebbe in caso di incidente.
Risolutive al proposito sono quindi le parole di Piero Angela: ‘Scenario assolutamente improbabile, ma non impossibile’. Toti quindi sostiene che il rischio è ‘trascurabile’, ma sa che non può dichiarare che ‘è impossibile'”.
“Inquinamento prodotto”
“Senza dimenticare – dichiara Milano – l’inquinamento che provoca una nave di queste dimensioni, sia per le cosiddette emissioni ‘fuggitive’ di gas (l’impianto libererebbe nell’aria ogni anno milioni di metri cubi di gas metano contribuendo in maniera significativa sia all’inquinamento che all’effetto serra), sia per l’inquinamento da combustione (una nave di questa tipologia brucia circa 100 tonnellate di carburante al giorno), e sia per le sostanze inquinanti rilasciate in mare: il ciclo prevede il prelievo di 18.000 metri cubi di acqua di mare ogni ora (l’equivalente di un grattacielo), che dovrà essere sterilizzata con pura candeggina (ipoclorito di sodio) e scaricata fredda, a -7°C rispetto a quando prelevata; questo processo può determinare impatti molto dannosi sugli organismi marini: il cloro attivo reagisce con la sostanza organica presente nell’acqua e forma composti organoclorurati (tossici, mutageni, non facilmente biodegradabili) che entrano nel ciclo alimentare”.
“Criticità del progetto”
“Ricordiamo – si legge ancora nella lettera – anche che nel progetto per il sito di Vado Ligure sussistono molte criticità anche a livello tecnico (**).
** -la Golar Thundra (con serbatoi a membrane) non è stata progettata per il trasferimento del gas off shore (a largo della costa);
-la VIS Valutazione di Impatto Sanitario non ha valutato adeguatamente la situazione sanitaria pregressa (studio CNR e altri) determinando pertanto una potenziale sottostima degli impatti (da sottolineare che la Giunta regionale, contravvenendo al principio di precauzione, non attende l’esito di primo grado del processo Tirreno Power previsto tra due mesi per l’accusa di disastro ambientale);
-sono stati esclusi dalla Conferenza dei Servizi diversi Comuni, in realtà competenti per rischio ambientale in base alla popolazione potenzialmente esposta agli effetti;
-l’impianto di regolazione a Valleggia sarà vicinissimo ai depositi della Sarpom, con ciò disattendendo il principio di precauzione e presumibilmente anche la normativa Seveso;
-la distanza di sicurezza di 3 km dalla terraferma è largamente insufficiente (in altri Comuni il rigassificatore è progettato a 22 km, ennesimo elemento che dimostra come il nostro territorio non sia adatto a questo progetto); ecc”.
“Zero posti di lavoro”
“Il governatore – precisa Milano -, non potendo far leva su nuovi posti di lavoro (di fatto inesistenti), ha fatto leva sul nostro ‘orgoglio’. E a chi ha manifestato comprensibili dubbi sui rischi di questo progetto, ha riservato parole sprezzanti, definendole persone che ‘si nascondono dietro mille dubbi, piccole e meschine paure, bizantinismi’. Il nostro NO al rigassificatore non nasce da paure “meschine” ma bensì legittime e documentate; e non ha nemmeno colore partitico: a capo della protesta che ha recentemente bloccato il progetto a Piombino c’è la fiera opposizione del Sindaco di centrodestra, lo stesso schieramento di Toti”.
“Danni reali e potenziali alla nostra economia”
“Oltre ai rischi incidente rilevante, non bisogna dimenticare i numerosi danni all’ambiente marino, (sostanze inquinanti, modifica della temperatura delle acque, ecc), al settore ittico, all’agricoltura, soprattutto al settore turistico, ricettivo, balneare, e indirettamente quindi anche al commercio, al terziario, ecc: come si comporteranno i turisti quando verranno a conoscenza della presenza di una nave con potenza calorica equiparabile a quella delle testate nucleari a soli 2 chilometri dagli alberghi e dalle spiagge? Intorno alla nave verranno inoltre create tre zone circolari di interdizione (con raggio di 2-5 miglia nautiche) dove saranno vietate totalmente o parzialmente la navigazione, la sosta, la pesca. Un enorme specchio di mare, pari a circa 300-400 chilometri quadrati, potrebbe venire sottratto alla libera fruizione dei cittadini”.
“Territorio già con sofferenze e rischi ambientali e sanitari, sia attuali che pregressi”
“Questa
è una provincia che ora, come in passato, è
stata compromessa per decenni da una industrializzazione
pesantissima (***).
***
su questo territorio ha operato per decenni e in pieno centro
abitato una grande
centrale a carbone, di
cui si voleva addirittura l’ampliamento (centrale che ha bruciato
5.000 tonnellate di carbone al giorno per 43 anni), ed è tuttora in
corso un processo per disastro ambientale e sanitario nel corso del
quale tra l’altro si è evidenziato lo studio del CNR Consiglio
Nazionale delle Ricerche (su 144.000 residenti) commissionato dalla
stessa Regione Liguria, dal quale -in linea peraltro con le evidenze
scientifiche rilevate dai consulenti della Procura- era emerso un
impressionante eccesso
di mortalità generale del +49% nelle
zone esposte ai fui della centrale (fino a +90%
di eccesso di mortalità “per malattie dell’apparato
respiratorio).
Dati gravissimi, più alti che a Taranto. Il territorio è tuttora
sottoposto a pesanti effetti inquinanti: una grande
centrale a turbogas (che
si voleva anch’essa raddoppiare), due
discariche di
cui una in ampliamento, la piattaforma
Maersk, il
pesante traffico
veicolare collegato
ad essa e ad altre attività, altre industrie
RIR (a
Rischio Incidente Rilevante), diversi siti da bonificare,
la costruzione
dei cassoni per
la diga foranea. Recentemente si sta portando a termine anche il
progetto dei depositi
GLN a
Bergeggi: 12 enormi serbatoi per un totale di 21.000 metri cubi di
Gas liquefatto (equivalente a 13 milioni di metri cubi di gas con
riduzione di volume di 600 volte) con successivo trasporto su
cisterne e presumibilmente anche treni, anche qui con rischio per la
collettività (vedi l’incidente di Viareggio). Si parla tuttora
per la nostra provincia delle ipotesi dei depositi
di bitume e
anche di un inceneritore (previsto
in Liguria dal Piano Rifiuti)”, spiegano.
“Non si vuole in questa sede discutere nel merito della necessità di questi interventi nella politica energetica nazionale (argomento peraltro discutibile: in questi ultimi mesi i depositi di stoccaggio nel nostro paese sono al massimo delle potenzialità e viene prospettata la fine del periodo ’emergenziale’, ma soprattutto da troppi anni ormai si torna a investire su fonti di energia fossile invece che sull’energia rinnovabile). Il punto fondamentale è che questo è un territorio che (come elencato sopra) con queste servitù ambientali ha pagato e sta tuttora pagando un prezzo altissimo. Il sito di Vado Ligure è infatti caratterizzato da un elevato stato di contaminazione delle matrici ambientali, con evidenti e riconosciute ripercussioni sullo stato di salute della popolazione residente (il Giudice GIP già nell’ordinanza del sequestro dei gruppi a carbone del 2014 parlava di “ingente danno alla salute provocato dal dimostrato aumento del ricoveri ospedalieri e del numero dei decessi”). Non è pertanto possibile escludere che la realizzazione dell’opera possa determinare un ulteriore aggravio delle condizioni ambientali e dello stato di salute del sito e della popolazione residente, già fortemente compromesse, in uno scenario di potenziale disastro ambientale. Il nostro territorio non può quindi sopportare nuove servitù di matrice ambientale, né accettare soluzioni di compensazioni (che non sono attuabili nel caso di rischi per la salute), ma ha bisogno -e ha il diritto- di essere risanato, per rilanciare la sua vocazione nel turismo e nel terziario. Trattare per eventuali modifiche (tracciati diversi della tubazioni su terra, distanza maggiore della nave dalla costa, maggiori compensazioni, ecc) non cambierebbe la sostanza delle criticità riportate sopra. L’unica opzione accettabile è quella del No al rigassificatore”.
“Siamo in tempo per impedirlo. Bisogna agire ora”
“In
altre città (Piombino in Toscana, Portovesme in Sardegna) i
cittadini e le amministrazioni si sono ribellati a questa
imposizione e hanno
bloccato questo progetto. Si può ancora impedirlo. Alcuni
di voi riterranno giusto che Savona ospiti un impianto così
invasivo e pericoloso. E’ legittimo, e fa parte della dialettica
su questioni così importanti. D’altronde ci sono persone che
legittimamente troverebbero giusto anche ospitare una centrale
nucleare (che peraltro ha un coefficiente di rischio incidenti più
basso).
Per quelli che invece ritengono che il nostro
territorio NON debba sobbarcarsi anche di questo rischio incombente
per oltre vent’anni, ora
è il momento di fare qualcosa. Informatevi, scrivete
agli amministratori regionali
e locali e ai media per far sentire la vostra voce, diffondete
e promuovete queste informazioni con i vostri conoscenti anche
sui social, se volete dare una mano attivamente scrivete alla
principale associazione che sostiene questa
battaglia: viverevado@libero.it Si è recentemente formato un
Coordinamento No al rigassificatore. Presto ci saranno convegni,
ricorsi, volantinaggi. Abbiamo
bisogno di voi“,
concludono dalla Libreria
Ubik.
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