MOSCHEE a Savona


No a moschee in capannoni e garage, FdI divide il savonese: “Distinzioni aberranti”, “Tutelarci dall’integralismo islamico”

Da Albenga, dove è presente la più grande moschea ligure, a Savona, il monito dei sindaci: “Garantire il diritto a professare la propria religione”

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di NICOLA SEPPONE

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(nella foto la Moschea di Savona)


Provincia. 
La nostra è città dell’accoglienza, terra di migranti e di opportunità”. 

Correva l’anno 2013, era il 3 marzo per la precisione, e Rosy Guarnieri, l’allora sindaco di Albenga, inaugurava così la moschea più grande della Liguria. 750 metri quadri al piano terra di un capannone nella zona industriale ingauna. All’epoca la notizia fece abbastanza rumore, tanto da conquistare anche le pagine di alcuni quotidiani nazionali. Il motivo era abbastanza semplice:a tagliare il nastro del nuovo luogo di culto ingauno non fu un sindaco qualunque, ma una delle più importanti esponenti della Lega in provincia di SavonaNon a caso Guarnieri, soprannominata “la Zarina verde”, il giorno dell’inaugurazione lasciò ai giornalisti questo commento: “Per le mie idee, che rivendico con orgoglio, so bene essere stata dipinta come un’appartenente a un movimento razzista. Niente di più falso, lo abbiamo dimostrato con le parole e con i fatti”. Rosy Guarnieri scomparve prematuramente nel 2018 all’età di 66 anni, poco dopo essere stata eletta in Parlamento. 

In queste settimane, il tema della libertà religiosa è tornato prepotentemente alla ribalta. Dal partito della premier Giorgia Meloni, infatti, è arrivata una proposta di legge destinata a far discuterevietare la creazione di moschee nei capannoni e nei garage. Precisiamo subito un aspetto importante: il disegno di legge riguarda le norme urbanistiche e in particolare le religioni che non hanno stabilito una intesa con lo Stato. Nello specifico, se il Parlamento dovesse approvare il testo della proposta, le associazioni culturali che usano un immobile non potrebbero trasformare la destinazione d’uso per sfruttarla come luogo di culto. 

Tra le religioni maggiormente diffuse nel Bel Paese, l’Islam è l’unica che non ha ancora sottoscritto un’intesa con lo Stato Italiano. Va detto che il rischio di perdere i luoghi di culto riguarderebbe anche altre confessioni, come i testimoni di Geova e alcune chiese evangeliche. Il punto di riferimento, come sempre, è la Costituzione italiana. L’art. 8, infatti, dopo aver affermato che tutte le Confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge e che hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, purché non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano, stabilisce che i loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

 Ma qual è la ratio della proposta avanzata da Fratelli d’Italia? 

A spiegarla, in Commissione Ambiente alla Camera, è stato Tommaso Foti, capogruppo meloniano e prima firma del documento: “La proposta di legge – ha fatto sapere il parlamentare – , intende limitare l’applicazione della vigente disciplina tenuto conto della proliferazione nell’ultimo decennio di associazioni che, di fatto, hanno come funzione esclusiva o prevalente quella di gestire luoghi di culto per le comunità islamiche in immobili privi dei requisiti urbanistici, strutturali e di sicurezza, necessari per tale destinazione d’uso”.

In Commissione Ambiente alla Camera è stato subito scontro. Le opposizioni hanno espresso critiche di merito, ma anche di legittimità costituzionale. Se dovesse passare, la proposta di FdI potrebbe avere ripercussioni pratiche notevoli, soprattutto per gli enti locali. 

Come è stata accolta la proposta nel savonese? Qual è stata la reazione della comunità islamica locale al disegno di legge proposto da Fratelli d’Italia?


Ne abbiamo parlato con 
Zargar Zahoor, fondatore e presidente

del Centro Culturale Islamico Savonese e della Liguria: “Stiamo parlando della seconda comunità religiosa più diffusa in Italia – spiega -. Sono quasi due milioni di persone che abitano, lavorano e rispettano le leggi di questo Paese. Non credo che questa proposta possa andare avanti”.

Secondo Zahoor, inoltre, sarebbe lo Stato italiano a non voler siglare l’intesa con l’Islam: “Ho scritto più volte al governo, anche in passato,  per cercare di arrivare a questo risultato – aggiunge -, ma lo Stato italiano non vuole arrivare ad un’intesa con noi. Probabilmente si tratta di una decisione di carattere politico”.

Come detto, a distanza di oltre 20 anni Albenga continua ad ospitare la moschea più grande della nostra Regione. Si tratta di una delle 12 moschee ufficiali italiane, ovvero strutture costruite ad hoc. Al sindaco Riccardo Tomatis abbiamo chiesto un parere sulla proposta di legge di Fratelli d’Italia: “Per quanto riguarda la nostra città – precisa il primo cittadino – la moschea sorge in un immobile adibito specificatamente a luogo di culto, pertanto non vi sono situazioni che, in ogni caso, possano ricadere nella fattispecie della proposta in esame”.

Detto questo – ha aggiunto il sindaco di Albenga -, credo sia importante garantire il diritto a professare la propria religione, diritto sancito dalla nostra costituzione, a ciascun individuo”.

Da Albenga passiamo a Savona, dove il sindaco Marco Russo ha recentemente incontrato la comunità musulmana savonese in occasione della fine del Ramadan: “È una comunità viva e una componente importante della nostra città – ha detto il primo cittadino -, che si riunisce abitualmente in locali adibiti a questo scopo”.

Sulla proposta avanzata dal partito di governo, Russo non ha dubbi: “E’ giusto e doveroso creare le condizioni affinché i cittadini delle diverse fedi possano praticare la propria religione nel modo migliore possibile, perché questo arricchisce Savona – ha spiegato ai microfoni di IVG -.  E’ chiaro che tutto questo deve avvenire nella piena osservanza delle regole di sicurezza previste dal nostro ordinamento, ma distinguere in senso negativo una qualsiasi comunità è una cosa per noi aberrante”.

Nel 2015, durante l’amministrazione guidata dal sindaco Federico Berruti,  la città della Torretta aveva inaugurato una moschea in via Aglietto. Anche in quel caso, proprio come ad Albenga, i locali nei quali è stato allestito il luogo di preghiera erano stati messi a disposizione della comunità musulmana grazie ad una convenzione vera e propria (in quel caso siglata tra l’Arte ed il Comune di Savona).





Commenti

  1. Sono d'accordo con te: ogni culto religioso deve avere il luogo adatto dove riunirsi a pregare. Un luogo non inferiore a quello destinato alla Chiesa Cattolica, ai Templi ebraici..ecc. Penso sia un diritto di tutti. Spero che il Governo Italiano si attivi in questa direzione! Danila

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