EDITORIALE

 


SOMMARIO OTTOBRE

 

EDITORIALE

 

La redazione - Un’agenda dal basso

 pag. 3

CULTURE E RELIGIONI

 

E. Vavassori - Vangelo secondo Matteo (104)

 pag. 8

CASSANDRA

 

G. Codrignani - Pasolini sì che vedeva lontano

 pag. 5

PAGINE APERTE

 

L. Berzano - Si ama quanto è desiderabile

pag. 4

G. Bianchi - Quel che ricordo della II guerra mondiale

 pag. 7

R. Orizzonti - Di speranze deluse in carcere si muore

 pag. 10

P. Bavazzano - Giovani e anziani in Italia: Istat 2022

 pag. 12

L. Giario - La negazione del diritto alla casa

 pag. 14

D. Pelanda - L’utopia di un carcere “senza sbarre”

 pag. 17

G. Bianchi - I talenti

 pag. 20

L. Tussi - Intervista a Raffaele Crocco

 pag. 21

L. Borghi - Il segreto delle api

pag. 23

ELOGIO DELLA FOLLIA

pag. 24

 

EDITORIALE

A cura della redazione


Un’agenda dal basso



Data: 20 Settembre 2022
Autore: a cura della redazione



Quando verrà pubblicato questo articolo, saranno
note le risultanze delle elezioni e le
forze politiche vincenti staranno lavorando
alla formazione del governo. Il fatto di
non sapere chi potrà vincere ci incoraggia
a proporre un’agenda per il nuovo governo,
libera da pregiudizi e condizionamenti di varia natura
che ci consentono di provare a fare un esercizio di
verità, esponendo le cose che ci stanno a cuore e che vorremmo
fossero realizzate nel corso della legislatura. Potrà
sembrare un discorso vano aprire il libro dei sogni,
ma solo immaginando l’impossibile si può realizzare il
possibile. Confidiamo che questo tentativo aiuti il lettore
a liberare la mente dall’immaginario precostituito dall’esterno
per vedere i problemi concreti e dimenticati e
ideare soluzioni creative, tanto più necessarie quanto più
difficile risulta il contesto.
Prima di elencare per punti i nostri desiderata, non pare
inutile riaffermare la necessità che il nuovo governo sia
fortemente ancorato allo spirito della Costituzione, nata
dalla Resistenza e fondata sul lavoro, sulla parità non
formale dei cittadini nei confronti della legge, su un principio
antiautoritario. In virtù di quanto espresso, il governo
deve agire sulla base di questi principi favorendo
“la corresponsabilità dei cittadini che è espressione di
sensibilità e di cura reciproca - oltre che nei confronti
dei loro valori e beni comuni” (S. Thanapulos).
L’Unione europea
Il manifesto di Ventotene, redatto da Altiero Spinelli e Ernesto
Rossi, prevedeva un’Europa unita in uno Stato federale.
Ogni Stato europeo avrebbe conservato un’autonomia
politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari
popoli, delegando allo Stato federale solo quelle competenze
e poteri necessari per garantire l’unità politica della
Federazione. Un simile Stato federale avrebbe dovuto reggersi
su una Costituzione che garantisse tutti quei principi
di libertà e legalità irrinunciabili per uno Stato di diritto.
L’Europa però, con il tempo, ha visto aumentare considerevolmente
gli Stati membri, molti dei quali governati
da poteri che mortificano sempre più ogni forma di
democrazia e che difficilmente giurerebbero fedeltà ai
principi accolti da una simile Costituzione. Ma poiché
questi principi sono irrinunciabili, se si vuole veramente
dar vita ad una Federazione europea, la battaglia da combattere
sarà quella di dare vita ad una Europa a due velocità,
di cui una composta da quegli Stati di chiara impostazione
democratica. Auspichiamo che il nuovo parlamento
e il nuovo governo facciano di questa battaglia la
loro missione.
Natura e sostenibilità
La massima confuciana, secondo cui chi conosce quale
sia il bene e non fa nulla per raggiungerlo è un vile, descrive
perfettamente le élites contemporanee, compreso
l’attuale governo italiano dimissionario. Il 28 luglio è stato
il giorno in cui sono finite le risorse naturali per il 2022.
L’Italia è tra i paesi in cui il “giorno del sovrasfruttamento
della terra” arriva ancora prima della data globale:
il 15 maggio (un po’ meglio degli USA, il 13 marzo).
Il prossimo governo dovrà occuparsi della realizzazione
del PNRR che, sull’ambiente, mostra molte lacune conseguenti
alla ritrosia del ministro Cingolani a usare in
pieno le potenzialità delle energie rinnovabili.
Per non perseverare negli errori, crediamo occorra fare
una netta scelta di campo nonostante la guerra in atto:
non cedere alla facile tentazione di ripristinare l’uso del
carbone, abolire i sussidi pubblici pagati alle compagnie
petrolifere, limitare al massimo il consumo del gas in
modo tale da rendere superflui anche i gassificatori, dare
la massima priorità alle fonti rinnovabili e all’uso dell’idrogeno
verde. Auspichiamo che ci si impegni per raggiungere
entro il 2030 il 40 % di tali energie, per ottenere
il duplice obiettivo di contenere la CO2 e ridurre l’inquinamento
atmosferico. E ancora: dare impulso all’uso del
biogas proveniente da rifiuti organici, scarti agricoli, deiezioni
animali, ecc., con cui, in un anno, potremmo produrre
l’energia equivalente a tre centrali nucleari, e infine
sburocratizzare l’iter per ottenere i permessi di costruzione
di impianti che utilizzano fonti rinnovabili,
come il fotovoltaico, e incentivare le comunità energetiche.
Finanziare subito l'autoproduzione negli edifici pubblici
(scuole, ospedali, ecc.) e incoraggiare il settore privato
in questa direzione, al fine di ovviare anche alla carenza
delle fonti energetiche tradizionali.
Il carcere
Considerato da sempre un “mondo a parte”, percepiamo
il carcere come lontano e impenetrabile, e i suoi abitanti
sembrano appartenere ad un genere umano diverso. Non
bisogna costruire altre strutture carcerarie ma è necessaria
una conoscenza ed una sensibilizzazione sociale sull’argomento poiché, non dimentichiamolo, al suo interno
vivono uomini e donne in carne ed ossa che hanno sbagliato,
a cui dare la possibilità di redimersi, che meritano
un riscatto e il reinserimento sociale. Chiediamo alla politica
e a chi ci governerà di creare ed incrementare progetti
di reinserimento lavorativi e culturali tali da permettere a
queste persone, una volta scontata la pena, di potersi rimettere
“in carreggiata” per costruire il proprio futuro e i
propri sogni nella nostra società. Svuotando le carceri.
“Quattro suicidi negli ultimi quattro giorni, 58 dall’inizio
dell’anno. Le persone così diventano numeri. Un
dramma continuo, quello che riguarda le carceri italiane,
che non trova uguali negli ultimi anni. Un numero
elevatissimo di suicidi superiore a quello riscontrato nel
periodo di maggiore sovraffollamento, quando l’Italia
fu condannata dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo
per le condizioni inumane e degradanti delle sue galere.
Ogni suicidio, va ricordato, è un atto a sé, legato alla
disperazione di una persona. Tuttavia, quando i suicidi
sono così tanti (nel 2022 uno ogni meno di 5 giorni) e in
carcere ci si uccide 16 volte in più che nel mondo libero,
l’intero sistema penitenziario e quello politico non possono
non interrogarsi sulle cause di questo diffuso malessere”
(Associazione Antigone).
Lavorare in sicurezza
Riflettere sul lavoro non è facile: alla luce dei non pochi
morti sul lavoro (538 nel primo semestre di questo anno,
con aumento del 12 % rispetto al 2021), dobbiamo mettere
insieme la realtà con i suoi infortuni mortali e le
normative e i principi fondamentali del diritto al lavoro,
così come i padri costituenti l’hanno pensato e scritto
nella Costituzione agli articoli 1 (la Repubblica è fondata
sul lavoro), 4 (il diritto al lavoro), 35 (la tutela del
lavoro), 37 (gli stessi diritti a parità di lavoro).
È qui in gioco evidentemente il diritto del lavoratore a
tornare a casa la sera. Visto che vogliamo credere ed operare
sulla base del bel libro dei sogni, chiediamo al nuovo
parlamento e al nuovo governo di promuovere davvero le
condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro (art. 4).
I sogni non sono desideri distaccati dalla realtà, ma sono
piuttosto la base per realizzare il buon governo delle nostre
istituzioni, con onestà e solidarietà.
Dal riarmo all’educazione alla pace
La recente invasione dell’Ucraina da parte della Federazione
russa ha provocato in Italia e nei paesi europei la
corsa al riarmo, con il conseguente aumento delle spese
militari, con l’obiettivo di spesa del 2% del nostro Prodotto
interno lordo. Nel 2014 la spesa dell’Italia corrispondeva
solo all’1,1% del Pil. È in atto un forte incremento
degli investimenti e dei costi delle armi.
Importante e significativo è il confronto delle spese per
gli armamenti con quelle sostenute per la scuola e l’istruzione:
nel 2025 le previsioni di spesa per queste ultime
scenderanno al 3,5% del Pil, in calo rispetto al 4% del
2020 e al 3,6% del 2015. Analizzando lo scenario mondiale
dei conflitti, emerge la loro oggettiva capacità di
generare nuovi conflitti, con distruzioni e morti crescenti.
Auspichiamo che il nuovo Parlamento e il nuovo Governo
costruiscano percorsi concreti di educazione alla pace.
Non bisogna infatti temere le imprese difficili, dobbiamo
piuttosto aver fiducia in un futuro migliore. Per tutti.


http://www.tempidifraternita.it/public/editoriali/PHP20220920.htm


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