VOCI ERRANTI al SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO di TORINO
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Una favola che rende in immagini la disponibilità di un gruppo di attrici e di attori a declinare in passi e ritmo di tango la vita “inarrestabile”: la gioia, l’amarezza, il coraggio, l’accettazione, il rifiuto, i volumi della fragilità, il peso di ciò che non si può cambiare e la leggerezza che può affiorare negli istanti.
Il laboratorio teatrale alla REMS di Bra (REMS: Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) nasce nel 2015 dalla collaborazione fra la clinica San Michele di Bra, che ospita la Rems, e Voci Erranti. La direzione della struttura crede e investe in un’attività che ritiene utile ed educativa per l’utenza. Simone Morero, insieme alle educatrici della struttura Sara Ghigo e Federica Carrero, conduce il laboratorio che ha portato all’allestimento di quattro spettacoli, “Metamorfosi”, “Radio Rems”, presentato alla rassegna nazionale di teatro e carcere “Destini Incrociati” nel 2019, “A filo d’acqua” e “Mutango”.
BREVI ATTIMI DI UNO SPETTACOLO MAGNIFICO CHE SONO FELICE DI AVER VISTO (rrz)
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Questa è la storia vera della mia vita. Nel 1987 sono andata per la prima volta in India da sola. Per una serie di ragioni che spiego nella parte “Pagine del mio diario”, mi sono trovata, come detto, da sola, con una minima conoscenza di inglese (che non avevo studiato a scuola), immersa in luoghi, culture, tradizioni, usanze completamente diversi dai miei.
In quel viaggio, però, ho incontrato Zahoor a Leh, nel Ladakh. È stato come trovare il sole quando sei ricoperto dal ghiaccio, anche se è sempre complicato gestire una relazione con persone di altre culture. In queste pagine, dunque, racconto qualche momento delle mie esperienze ma anche quello che ho visto, imparato, capito. Non so nulla dell’India che vedono i turisti dei villaggi vacanze, conosco l’India della gente di tutti i giorni.
La via della luce è un lungo percorso particolareggiato da Lucknow a Delhi, fino a Srinagar la Venezia d’Oriente, e a Leh. Il protagonista scopre tradizioni antiche, mitologia e luoghi sacri. Avvicina persone di tutte le religioni che curano la propria anima, che rispettano le diversità e soprattutto impara a conoscere se stesso.
Makala Kalachacra è il mito che ha colpito di più la mia sensibilità, che di più ha parlato alla mia anima insieme al progetto di una reincarnazione che ristabilisca equilibrio e giustizia tra gli esseri umani.
Nel mio corso LEGGERE E SCRIVERE... PER DIVERTIMENTO che tengo a Quiliano (UNIQUI, notizie al link I CORSI PER TUTTI A QUILIANO (DUE SONO MIEI) (senzafine.info) , come ho già detto in un precedente post, abbiamo anche provato a giocare con i calligrammi. Ecco un altro esempio meraviglioso di chi, come TERESA OPPO, ha fatto sempre altro nella vita: H o invitato, poi, le signore che mi seguono a non avere paura e a provare a scrivere una poesia. C os'è una poesia? Un pensiero in cui si va a capo. Allora, abbiamo parlato un po' dell'enjambement e anche di Neruda. Ecco, dunque, una prova magnifica perchè dentro non c'è il freddo vuoto di tante persone ma c'è l'Amore, quello vero, quello delle persone semplici che ci provano sempre perché la vita è proprio questo: vivere. AL MIO PA P À Caro Babbo in vita sei stato un uomo molto laborioso ora che sei lassù ti vedo seduto vicino a un grande fiore con sopra le tue amiche api che con il loro battito d'ali t...
Lo spiritualista laico non aspira ad una perfezione formale e codificata... di Paolo D'Arpini Nisargadatta Maharaj, relativamente alla sua persona disse: "Ho lasciato che la mia natura umana si sviluppi, nel modo in cui il suo destino lo vuole, io rimango come sono.”. E questa era la sensazione vissuta di fronte a lui, si osservava un uomo che dal comportamento non differiva assolutamente da chiunque altro nell'esprimere ciò che era, senza remore o aggiustamenti. D'altronde cosa c'è da aggiustare? Cosa può oscurare la consapevolezza di sé una volta ottenuta quell'esperienza? Quella esperienza serve forse a cambiare se stessi? Forse semplicemente a ricordarci chi siamo veramente: pura consapevolezza. Ed una volta avuta quell'esperienza, quel satori, dovremmo lasciare che "la natura umana si sviluppi, nel modo in cui il suo destino lo vuole". D'altronde se è il destino a volerlo come potremmo opporci, possiamo solo arrovellarci e rifiutare...
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