CONSULTORI LIGURIA
Alla cortese attenzione della Presidente della
CONSULTA PROVINCIALE FEMMINILE
OGGETTO: CONSULTORI E PUNTI NASCITA
Il diritto all'autodeterminazione delle donne non è mai stato così sotto attacco: dal proliferare di obiettori di coscienza per tutelare le proprie carriere, al depotenziamento dei consultori, a una pubblicistica (fogli, giornali, cartelloni...) anti-scelta sempre più violenti e disinformanti, alle proposte politiche mirate solo allo scopo di controllare i corpi delle donne.
Rigettiamo con sdegno i proponimenti di questo governo contenuti nelle “Norme per la tutela della salute della donna e del concepito”.
perché:
• viola la legge 194 (art 4) che prevede la libertà delle donne di accedere a un consultorio pubblico(1), o a una struttura socio-sanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia” per accedere all’IVG - E NON A TERZE PERSONE NON TITOLATE.
• viola il diritto alla privacy laddove è esplicitato che il colloquio va fatto “nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna” (Art 5)
Va sottolineato che porre in relazione il calo demografico con le IVG è falso; chiediamo invece che con i fondi del recovery plan si attuino tutte quelle politiche utili alla riduzione del divario di genere:
. nell'accesso al lavoro oggi profondamente discriminante verso le donne, costrette per lo più a impieghi sottopagati, precari, senza diritti, veri ostacoli alla scelta di una genitorialità consapevole.
Eliminare, poi, i Punti nascita sul territorio, non è un fatto che depone in favore della maternità.
Va ricordato con tristezza e dolore che data la difficoltà nella viabilità ligure, alcuni parti, ben cinque, hanno avuto luogo nelle autoambulanze e, purtroppo, un bambino è morto durante il trasporto...
I nemici delle donne sono quelli che le considerano incapaci di prendere decisioni consapevoli, proponendone una visione vittimistica, colpevolizzante e drammatica.
Le donne invece hanno dimostrato sempre più di essere o di voler essere padrone del proprio corpo e della propria sessualità, e a dimostrarlo sono anche i dati che vedono una discesa verticale delle IVG in tutta Italia. In Liguria sono passate da 4000 a 1800.
Le donne hanno mostrato di saper scegliere anche tra la IVG chirurgica e quella farmacologica. E il personale sanitario ligure ha saputo al meglio applicare la 194 tenendo conto dell’evoluzione scientifica e tecnologica. I percorsi per la IVG farmacologica hanno avuto un impatto positivo sulla salute delle donne e sull’organizzazione ospedaliera.
L'UDI considera fuorviante, manipolatorio e strumentale l'attacco alla libertà femminile.
Noi scegliamo di parlare di salute delle donne, di temi legati al mondo LGBTQ+ e alla genitorialità consapevole, chiedendo:
• che il servizio deve essere accessibile tutta la settimana la mattina e infrasettimanale anche al pomeriggio;
• l'assunzione di personale sanitario non obiettore, in modo che venga garantito il servizio come prescritto dalla legge 194, escludendo il ricorso a medici esterni, perché il servizio non deve essere saltuario ma strutturato, sicuro, gratuito e non giudicante;
• che venga prevista per il personale sanitario ospedaliero e consultoriale una formazione adeguata e rispettosa, per accompagnare le persone che vogliono ricorrere all’IVG e, dopo, aiutarle a trovare il metodo contraccettivo più adatto;
• che venga messo a bilancio regionale un finanziamento maggiore per tutte le realtà consultoriali liguri, che devono restare un tassello fondamentale per una corretta applicazione della legge 194, e di rivedere le recenti riforme che hanno degradato queste strutture al livello di ambulatori, facendo perdere di vista le finalità per cui sono stati istituiti;
• che venga prodotta annualmente dalla Regione Liguria una relazione sull'applicazione della legge 194, così come è stato fatto per i precedenti 40 anni;
• che anche nei percorsi formativi universitari di medicina le tematiche riguardo al controllo delle nascite, IVG, gravidanza e parto siano affrontate a 360° comprendendo le questioni di salute LGBTQ+ e tutte le tecnologie esistenti, al fine di ottenere una preparazione completa e rispettosa;
• di finanziare la distribuzione e l’accesso alla contraccezione per le persone più giovani e per persone con reddito sotto la soglia minima;
• di introdurre nelle scuole l'educazione all'affettività, alla sessualità e al rispetto delle differenze e delle relative capacità e livelli di apprendimento.
Denunciamo, per finire, lo scandalo della proliferazione di obiettori di coscienza che ha determinato lo svuotamento, se non l'annichilimento stesso del servizio, scaricando tutto il carico di lavoro sui non obiettori, per favorire le proprie carriere e precludendole a questi ultimi, per il sovraccarico d'interventi.
Si fa, pertanto, appello affinché le donne possano essere messe in condizione di conoscere l'orientamento (se siano o non obiettore/obiettrice di coscienza) dei medici a cui confidano informazioni sensibili sulla propria vita sessuale e personale. A tal fine si ribadisce la necessità che sia privilegiata l'assunzione di personale non obiettore per il servizio.
L'impegno dell'UDI mira a rendere reale la libertà di scelta, che non deve più essere considerata una chimera,
"la libertà non è star sopra un albero,
la libertà non è uno spazio libero,
LA LIBERTÀ è PARTECIPAZIONE."
(1) istituito ai sensi dell'articolo 2, lettera a), della legge 29 luglio 1975 numero 405
https://it.wikipedia.org/wiki/Unione_donne_in_Italia
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