Riguardo il mio corso FEMMINISMO E FEMMINICIDIO
LETTERA APERTA
Inviata a:
<assessore.negro@comune.
Pregiatissimi tutti,
sono Renata Rusca Zargar e ho presentato a suo tempo il mio progetto di corso per l'Unisavona "Femminismo e femminicidio" che si tiene presso i locali della CGIL in via Boito.
Quando ho presentato il mio progetto, avevo chiesto di poter proiettare il mio materiale perché so che, non essendo un soggetto di massimo divertimento, se anche lo scritto (non solo le immagini) scorrono davanti agli occhi è più facile non cadere addormentati.
Alla prima lezione, in data 13 novembre, essendo io arrivata più di mezz'ora prima dell'orario (mia abitudine infernale di essere sempre in anticipo!), un uomo della CGIL (immagino un tecnico) si è adoperato per una buona mezz'ora per riuscire a collegare il mio computer all'impianto dello schermo. Ho ritenuto che infine il problema fosse stato risolto.
Alla seconda lezione, in data 27 novembre, pur essendo arrivata con tre quarti d'ora di anticipo, sono andata a guardare le palme sul lungomare per non ossessionare quelli che non usano arrivare troppo presto come me. Mi sono presentata poi con soli 20 minuti di anticipo.
Purtroppo è ricominciata la ricerca disperata di un contatto tra il mio computer e l'impianto. Alle 15, ritenendo di non voler passare la lezione nel tentativo di compiere un'impresa evidentemente impossibile, ho detto all'uomo (sempre lo stesso) e a una ragazza (intervenuta in suo aiuto insieme a un altro presunto tecnico) di andarsene che avrei letto io, suscitando le loro ire. Mi hanno pure fatto presente che il giorno prima "avevano collegato un altro computer e che era andato benissimo".
Un chiaro tentativo di far sentire due paria la mia persona e il mio computer.
Io tengo il corso sul femminicidio che riguarda non solo l'uccisione ma soprattutto lo schiacciamento, la prevaricazione, la denigrazione, il far sentire l'altra persona un disagio, un problema, una nullità.
Che è esattamente quello che è stato fatto con me ieri e, in conclusione di pomeriggio, mi è stato riferito pure che "non ti vogliono più".
Io penso che la dicitura corretta, che nessuno ha pronunciato, sarebbe stata che il mio computer (normalissimo computer HP funzionante perfettamente) non dialoga con l'impianto della CGIL (se penso che da insegnante sono stata pure iscritta alla CGIL mi viene da piangere!) e non che "non mi vogliono più". Sarebbe stato anche carino che questo uomo salutasse e mi rivolgesse la parola invece di non guardarmi mai neppure in faccia come se fossi un escremento. Come pure mi dispiace moltissimo per la ragazza che era con lui che invece mi ha guardata con viso severo (colpevole?).
In quanto ad Auser, ho già avuto problemi in passato, molti anni fa, quando ero iscritta e collaboravo attivamente. Una volta, avendo telefonato per un qualsiasi motivo in ufficio, il telefono non era stato poi riagganciato correttamente e ho potuto sentire chiaramente che una mia sedicente amica stava sparlando di me. Evidentemente, ho interrotto allora i rapporti con Auser. Pensavo, però, che quell'epoca fosse finita. Io per educazione familiare e per mia cultura, non uso parlare alle spalle ma dico le cose apertamente, anzi le scrivo e me ne assumo in pieno la responsabilità. Che è quello che ho insegnato alle mie figlie.
Nessun essere umano deve farsi maltrattare ma ancor di più una donna. Se poi è anziana, fisicamente e mentalmente debole, fino a quando può deve combattere per la sua dignità.
O no?
Distinti saluti
prof.ssa Renata Rusca Zargar
p.s. Evidentemente, non mi oppongo alla chiusura dei miei corsi data la perdita di un rapporto fiduciario che mi impedirà anche di presentare progetti per il prossimo anno. Mi dispiace moltissimo, credevo di poter essere ancora utile alla società.
pps. La destra vince sempre perché non tratta così le persone, a destra sorridono, non sono sempre arrabbiati, parlano, spiegano, non si chiudono tra di loro come un gruppo ristretto di eletti. Sono accoglienti.
LA DOTTORESSA GIACOBBE HA RISPOSTO OGGI ALLE MIE CONSIDERAZIONI.
MA NON HO IL SUO PERMESSO PER PUBBLICARE LA SUA RISPOSTA NONOSTANTE OVVIAMENTE MI DIA TORTO.
IO PENSO CHE IN QUESTA SOCIETA' NON SI POSSA DIRE "NON TI VOGLIONO PIU'" NEPPURE A UN CANE, MA SI POSSA DIRE INVECE A UN ESSERE UMANO AVENDO PURE RAGIONE.
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